Cappella Cantone (CR) – “E’ la parola “fine” sulla discarica“, ci dice Mariella Megna del Comitato locale Cittadini contro l’amianto. Il cartello affisso sul cancello dell’ex-cava è inequivocabile: “Area sotto sequestro”. E ora di amianto i cittadini di questo paesino immerso nelle nebbie della bassa cremonese non sentiranno parlare mai più.
Ci parla di una lotta vinta, Mariella. Contro tutti. Contro imprenditori alla Pierluca Locatelli, che faceva sotterrare rifiuti nocivi e al cromo esavalente sotto l’asfalto della Bre.Be.Mi. Contro politici indagati per corruzione come il vicepresidente della Regione Lombardia Franco Nicoli Cristiani, contro funzionari come il dirigente dell’Arpa Giuseppe Rotondaro. Contro gli interessi delle banche, che a Locatelli promettevano un cospicuo finanziamento a patto che si facesse la discarica.
L’assessore Belotti gioca in questa vicenda un ruolo di primissimo piano. Suo l’assessorato che ha rilasciato l’autorizzazione per la discarica. Sua la delega regionale ai rifiuti. E’ lui che si è speso per rassicurare i sindaci dei comuni limitrofi, preoccupati per le nocività della discarica. Sempre Belotti si è esposto più di altri per vincere le resistenze che venivano dal territorio. Resistenze che venivano soprattutto da un comitato locale di cittadini troppo combattivi. E molto “scomodi”. Così l’estate scorsa, proprio mentre la “cricca” tesseva la ragnatela di tangenti e di pressioni per il rilascio dell’autorizzazione sospetta sull’ex-cava di Cappella Cantone, Belotti denunciava per diffamazione i membri del Comitato. Cosa aveva detto il Comitato di così insopportabile da provocare una querela da parte di Belotti?
“Tolleranza zero” … per chi parla di mafia?
In tempi ancora “non sospetti”, il Comitato aveva sollevato alcune criticità sulla ditta Locatelli. L’azienda di Grumello del Monte aveva appena acquisito il controllo della Cavenord, la società che aveva chiesto l’autorizzazione per la discarica. Il Comitato si era spinto fino a ricordare, in un dossier, che la Perego General Contractor srl, in subappalto dalla Locatelli per i lavori alla statale dello Stelvio, era finita nelle mani della n’drangheta. Il boss calabrese Strangio la usava come vera e propria cassaforte, fino al fallimento ed all’arresto del proprietario e dell’amministratore nel luglio 2010. Erano tempi “non sospetti”, si diceva. Ma già sul blog del comitato si raccontavano alcuni episodi finiti in questi giorni su tutti i giornali. Come quello del manager della Locatelli, che così spiegava ai fratelli Paparo come eludere la legge antimafia sui subappalti sui cantieri TAV in Lombardia: «Sui camion schiaffaci due adesivi della Locatelli, così le ferrovie non dicono niente».
Sospetti decisamente fondati. Lo stesso Belotti ha dichiarato di recente che “c’è e ci sarà sempre la tolleranza zero verso coloro che, o per guadagni facili, o perchè legati alla criminalità organizzata, trafficano in modo illecito i rifiuti”. Perché allora Belotti non ha risposto su un piano politico – come dovrebbe, vista la carica politica che ricopre – a chi sollevava certe perplessità già da mesi? Perche l’assessore del Carroccio ha deciso invece di querelare persone che nulla avevano detto di diffamante nei suoi confronti? Perché non fare tesoro delle informazioni (premonitrici, diremmo ora) che i cittadini contro l’amianto avevano con tanta caparbia prodotto? La “tolleranza zero” c’è stata sì, ma proprio verso chi denunciava le infiltrazioni mafiose, non certo verso i Pierluca Locatelli e compagni. Che obiettivo aveva la querela di Belotti?
L’interesse di Belotti nelle discariche di amianto. Quei convegni “pseudo-scientifici” della Regione …
Nel blog di Cittadini contro l’Amianto si fa riferimento ad un opuscolo informativo sull’amianto curato dall’associazione Gaia. Nel depliant si afferma, senza alcun riscontro tecnico-scientifico, che il migliore metodo per lo smaltimento dell’amianto è la discarica e che sugli impianti di trattamento ci sarebbero “alcuni dubbi”. Nel maggio scorso la Direzione Territorio ed Urbanistica, cui fa capo Belotti, organizza un convegno a Milano. Si parla di gestione, accettabilità sul territorio e impatto ambientale di una discarica di amianto, senza i comitati e le associazioni che si occupano di amianto. Presenti solo quelle non contrarie alle discariche, quali la solita associazione Gaia, e Legambiente. Tra gli invitati speciali anche Ecodeco (Gruppo A2A) che aveva varato tra l’altro il progetto di Cava Manara. “Uno stoccaggio di oltre 900 mila metri cubi di rifiuti inerti e di eternit” si legge sul blog del Comitato, “di cui una parte nel Parco del Ticino, vicinissimi ai centri abitati in una zona che si chiama Siccomario (come il mare), cioè con acque evidentemente affioranti”. E anche nell’ex-cava di Cappella Cantone, che avrebbe dovuto ospitare la discarica, la falda acquifera è troppo “alta”, come si dice in gergo. Qui una volta c’era un lago. E con l’amianto di tutta la Regione stoccato nell’ex-cava gli abitanti di Cappella Cantone avrebbero ospitato anche molto veleno.
Prometteva controlli severi e rigorose verifiche, l’assessore Belotti. Gli stessi controlli con i quali ora giura – dichiarandosi “pugnalato alle spalle” – sottoporrà l’iter di autorizzazione della discarica. Ma finora i suoi controlli sembrano essere stati piuttosto inefficaci.
Per approfondimenti: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com/