Bergamo – Venerdì sera, circa quattrocento persone, giovani e giovanissime in grande maggioranza, hanno raggiunto il piazzale della stazione ferroviaria di Bergamo rispondendo all’appello lanciato in settimana dal centro sociale Pacì Paciana. Dietro il grande striscione recante la sigla “Bergamo Antifascista”, un presidio determinato è mosso in direzione del piazzale degli Alpini per impedire la fiaccolata dell’associazione neofascista Casa Pound. L’ennesimo tentativo di rompere l’accerchiamento pressante delle forze dell’ordine ha quindi dato luogo, verso le 22, alla carica del reparto mobile, proprio quando le fiaccole dei neofascisti, meno di 50 in tutto, facevano la loro comparsa nel piazzale degli Alpini.
A fronte della partecipazione irrisoria alla manifestazione neofascista, durata solo pochi minuti, il dispiegamento di una dozzina di mezzi blindati e altrettante autovetture di polizia e carabinieri, la mobilitazione di centinaia di agenti e l’isolamento di una porzione del centro cittadino restituiscono l’immagine di un’operazione alquanto forzata. A maggior ragione considerata la presa di posizione di una larga parte della società civile, che nei giorni precedenti si era manifestata in comunicati, lettere aperte e dichiarazioni a mezzo stampa, per affermare preoccupazione e ferma contrarietà al fatto che un’associazione dichiaratamente fascista potesse acquisire agibilità politica sul territorio.
Proprio in questa presa di posizione “plebiscitaria” risiede il dato più significativo. La lettera aperta lanciata da BgReport ha raccolto in poche ore l’adesione di partigiani e partigiane, docenti e ricercatori, personalità della cultura, della politica e dell’associazionismo, dirigenti sindacali, cittadini e cittadine. Poi è stato il momento delle dichiarazioni istituzionali, dall’ANPI al Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione, fino al comunicato congiunto dei consiglieri comunali del centrosinistra. Da qui le pressioni del Comitato Bergamasco Antifascista sulla Prefettura. L’ampia composizione delle adesioni ha spinto così le componenti istituzionali a rincorrere l’imprevisto moto d’indignazione, sbattendo sotto i riflettori l’ambiguità di Lega Nord e PDL. Il silenzio del sindaco Tentorio ne testimonia l’imbarazzo.
L’oggetto del contendere non sembra però riguardare la tragedia storica dell’occupazione italiana della Jugoslavia; forse per questo il presidio antifascista di venerdì ha del tutto ignorato la questione (l’accusa della Lega Nord relativa ad un coro offensivo per le vittime delle foibe risulta priva di ogni fondamento). L’accento è stato posto invece sull’urgenza di sottrarre agibilità alle organizzazioni neofasciste, punta di un “iceberg” verso cui settori ampi della società iniziano forse a manifestare aperta insofferenza. La strage di cittadini senegalesi avvenuta a Firenze per mano di un militante di Casa Pound potrebbe avere allora molto a che vedere con la reazione di sdegno della città nei confronti dell’iniziativa dell’associazione neofascista. Insomma, il vaso è colmo.
Nell’ultimo decennio il revisionismo storico è divenuto per il neofascismo un pericoloso strumento di legittimazione e la lettura distorsiva della vicenda delle foibe ha aperto ad esso uno spazio di agibilità insperata. Inevitabile allora che il Giorno del Ricordo si tramuti in oggetto della discordia. A Milano, militanti di Forza Nuova hanno fatto irruzione nella mostra della Fondazione Memoria della Deportazione imbrattandone l’allestimento. A Monza, il centro sociale Boccaccio è stato fatto oggetto di grave intimidazione: croci celtiche e frasi infamanti all’indirizzo di partigiani e deportati vergate sullo stabile. A Roma, la sede di Sinistra Ecologia Libertà è stata data alle fiamme.
Il segnale che giunge da Bergamo pare quindi non trascurabile. Ancor più forte perché giunge da una provincia simbolo del radicamento territoriale leghista. La presa di posizione degli ultimi giorni da parte di ampi settori della società civile comunica la volontà di voltare pagina. Una constatazione da cui le inevitabili riletture dei fatti di venerdì non possono prescindere.
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