Bergamo – Il corteo spontaneo, partito dalla stazione, ha percorso viale Papa Giovanni XXIII fino all’altezza di piazza Vittorio Veneto, per poi forzare il cordone delle forze dell’ordine e assestarsi, non senza alcuni attimi di tensione e parapiglia, proprio di fronte all’ingresso del teatro Donizetti dove si teneva l’assemblea nazionale di Federmeccanica. In piazza ieri, insieme agli operai e alle operaie della SAME, della Fiber e persino della Piaggio di Pontedera, c’erano le sigle del sindacalismo di base e della sinistra “dissidente”, ma soprattutto le componenti autorganizzate del precariato e del mondo studentesco.
C’erano coloro che da mesi si battono contro gli attacchi ai diritti e alle tutele del lavoro e contro le ricette liberiste del governo Monti. Una protesta ancora più importante poichè mossa contestualmente allo sciopero generale del sindacalismo di base, a cui anche molte RSU FIOM della provincia hanno deciso di contribuire. L’arrivo dei vari ospiti d’onore, tra cui, oltre alle segreterie di CGIL, CISL e UIL e la ministra Fornero, anche i vertici di Federmeccanica e Confindustria, è stato accolto da fischi, cori, fumogenate e petardi a ritmo continuo. In fine, l’auto della Fornero è stata bloccata per alcuni istanti da un gruppo di persone munite di striscione, riuscite a penetrare nella zona rossa e presto bloccate da un nutrito numero di agenti di polizia. L’episodio chiude due giorni di mobilitazione aperti dall’irruzione di ieri negli uffici locali dell’INPS. Resta invece l’immagine di un malcontento crescente, che si esprime nella radicalità di pratiche e rivendicazioni e su cui le tradizionali istituzioni di rappresentanza faticano ad esercitare l’abituale ruolo di mediazione.
Sciopero generale. Questa è la rivendicazione che emerge dalla giornata di contestazione. Una parola d’ordine inequivocabile e un fermo atto d’accusa verso l’immobilismo dei sindacati confederali, le cui segreterie hanno oggi preso parte al meeting del mondo industriale. Landini, che al suo arrivo ha tentato di interloquire con la componente operaia della protesta, è stato subissato dai fischi e dagli insulti della stessa base FIOM. Le proteste di una piazza riluttante a qualsiasi mediazione sono state così indirizzate non solo verso la ministra Fornero e il mondo industriale, ma anche e soprattutto verso il sindacalismo confederale, CGIL in primis. La concertazione è sul banco degli imputati.
Quello che si è consumato a Bergamo è un momento di rottura in parte senza precedenti tra la base e i vertici della più grande organizzazione sindacale del paese, che ha coinciso però, almeno su scala locale, con una saldatura inedita tra una parte della base operaia della FIOM e quelle stesse soggettività che, nel mese di maggio, avevano animato la contestazione al presidente Monti in visita in città.