Bergamo – Il gesto estremo è avvenuto giovedì 24 gennaio, quando un ragazzo di 23 anni ha atteso di restare da solo in cella e si è impiccato. Il giovane era stato detenuto per aver violato gli obblighi previsti dagli arresti domiciliari. Indagato per una rapina, il magistrato aveva scelto comunque di imporrgli la misura cautelare, nonostante fosse incensurato e avesse sempre professato la propria innocenza. Il giorno prima del suicidio, il detenuto aveva saputo in carcere di essere stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione. Era davvero necessario sottoporre agli arresti domiciliari un giovane incensurato in attesa di giudizio? Secondo i dati di Ristretti Orizzonti questo è l’ottavo suicidio che avviene nel carcere di Bergamo negli ultimi 10 anni.
Rimane la realtà di un paese che rispetto agli standard europei ricorre pochissimo alle misure alternative alla carcerazione e i dati del 2010 sono in tal senso esemplificativi : in Francia se i detenuti sono 59.856, i soggetti in esecuzione penale esterna sono 173.022; nel Regno Unito a fronte di 86.627 nelle carceri, in esecuzione esterna sono 237.087 persone; in Italia invece i 67.961 reclusi sono in netta maggioranza rispetto ai soli 18.435 soggetti che usufruiscono di pene alternative. Quello di giovedì è il quarto suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Nel 2012 i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 60. A gennaio la Corte suprema europea aveva accolto il ricorso di alcuni detenuti per la situazione di grave sovraffollamento in cui sono costretti. La Corte ha sanzionato l’Italia per violazione dell’articolo 3 della convenzione che proibisce ” la tortura o i trattamenti inumani o degradanti”.
Questa notizia è tremenda. Un paese civile non dovrebbe avere carceri. In quanti dovranno morire prima che si affronti seriamente l’argomento?
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