Bergamo – Non è semplice quantificare gli alloggi comunali vuoti. I numeri li hanno dati tutti: sindacati, assessori, sindaco… Ma la quantità esatta rimane un enigma irrisolto. C’è però una certezza su cui non ci si può sbagliare: al numero di alloggi inagibili vanno sommati 12 alloggi comunali, nuovi di zecca. Ovviamente vuoti.
Il condominio, con i 12 appartamenti a canone sociale, rappresenta una parte degli oneri di urbanizzazione che la Broseta Due s.r.l. (di proprietà dell’Immobiliare Percassi) ha sostenuto per l’intervento nell’area dell’ex Cesalpinia, dove è stato realizzato il supermercato Il gigante. L’intervento sull’area è stato suddiviso in due lotti, ma il secondo che prevedeva la realizzazione di un parco urbano non è ancora iniziato.
La giunta Tentorio a oggi non ha provveduto a recuperare nemmeno uno degli alloggi popolari in disuso. Ma non solo: nemmeno gli appartamenti nuovi e a norma riescono a essere consegnati alle famiglie che ne avrebbero diritto, e che da anni attendono in graduatoria.
L’amministrazione comunale ha infatti deciso che la città, di questi 12 appartamenti, non ha bisogno, anzi si possono vendere. Sarebbe logico pensare che vadano almeno al miglior offerente, ma anche qui ci si sbaglia. Gli appartamenti andranno venduti alla stessa Broseta Due s.r.l., ad un prezzo concordato e fissato inizialmente a 1.650.000 euro. L’assessore Tommaso D’Aloia si è impegnato a utilizzare metà dei proventi della vendita per ristutturare gli alloggi comunali.
Oltre alle perplessità in merito alla stima del valore degli appartamenti, nuovi e in pieno centro città, i dubbi sul senso di tale operazione sono molti. In un momento di grave emergenza abitativa è sensato alienare 12 alloggi che sarebbero immediatamente disponibili per tamponarla? Come è possibile che la vendita di un patrimonio pubblico di questa entità avvenga senza che ci sia almeno un bando, che consentirebbe di vendere al miglior offerente? La trattativa diretta con l’operatore controllato da Percassi si sarebbe potuta giustificare con l’esigenza di procedere rapidamente, ma essendo passati ormai due anni, la motivazione non regge. E poi, perché solo la metà del ricavato andrebbe utilizzata per la ristrutturazione degli alloggi comunali?
Che qualcosa non torni è evidente, Tentorio si era speso in prima persona per sponsorizzare un’operazione di svendita che appariva già conclusa e che, a due anni di distanza, si è rivelata l’ennesimo nulla di fatto in tema di politiche abitative.