Bergamo – Città Alta blindata e un ingente dispiegamento delle forze dell’ordine non hanno impedito le contestazioni contro Renzi, in visita a Bergamo per lanciare la campagna referendaria #bastaunsì.
Dopo aver incontrato Alberto Bombassei, patron della Brembo, in una Piazza Vecchia completamente presidiata dalla polizia, il premier ha parlato nel Teatro Sociale durante un incontro che sarebbe dovuto essere aperto alla cittadinanza; evidentemente non graditi, però, sono stati i manifestanti che hanno portato in piazza critiche e malcontento nei confronti delle riforme come Jobsact, Buona Scuola e Sblocca Italia.
Numerosi i punti di città alta preclusi alla popolazione e ai manifestanti, molti dei quali non sono riusciti a raggiungere il presidio perché bloccati dalle forze dell’ordine nelle vie secondarie.
Il concentramento della mobilitazione era previsto in Piazza Vecchia: la questura ha negato l’autorizzazione e stamane chi ha passeggiato per le vie di Città Alta ha visto lì il gazebo del Pd bergamasco, in prima linea per promuovere il referendum sul ddl Boschi.
I manifestanti si sono comunque trovati in mattinata per le vie del centro storico: diversi sono stati fermati e anche ad alcuni passanti è stato impedito di arrivare davanti al Teatro Sociale. Durante la mattinata la tensione è andata crescendo: i manifestanti sono stati bloccati a pochi metri dall’entrata del teatro. Numerosi sono stati i tentativi di far indietreggiare il presidio, che ha però resistito compatto senza sciogliersi.
Alla fine, dopo una serie di tensioni, è scattata la carica e alcuni attivisti sono rimasti feriti.
Il corteo però ha continuato a sfilare per le vie di Città Alta, seguito da una schiera di forze dell’ordine in antisommossa, che più volte hanno cercato di deviarne il percorso: anche in questi momenti le tensioni non sono mancate. La manifestazione è poi arrivata in Fara, dove ai manifestanti è stato impedito di scendere verso città bassa per circa un’ora. “Sia la riforma costituzionale che i fatti di stamane dimostrano, per l’ennesima volta, che il governo Renzi non lascia spazi di dissenso: devono essere pochi a decidere e quelle decisioni non possono essere né messe in discussione né contestate” concludono gli attivisti.