Bergamo – L’inchiesta che presentiamo di seguito fornisce evidenza delle trasformazioni intercorse negli ultimi due anni all’interno degli ambienti della destra radicale bergamasca. Gli elementi più significativi che ci pare di ravvisare sono essenzialmente due. Il primo riguarda il consolidamento di legami continuativi tra la galassia di gruppuscoli che compongono la destra radicale e gli ambienti della destra istituzionale. Questi legami trovano espressione nell’attività di una rete di associazioni culturali, cui l’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Bergamo ha garantito fino ad ora agibilità, patrocinio e attendibilità. Il secondo aspetto riguarda invece la natura e le finalità delle associazioni fiorite all’ombra di questa connivenza, che lascerebbero intravvedere i contorni di un’operazione di “mimetismo” alquanto preoccupante.
Come evidenziato dall’inchiesta, sotto la sigla “CAPOSALDO-Associazioni Unite Bergamasche” sarebbero raccolte diverse associazioni dalla denominazione “innocua” ma facenti capo nei fatti a esponenti delle diverse aree politiche della destra radicale, da Forza Nuova ai gruppuscoli del circuito nazi-skin, fino a componenti di ispirazione “antisistemica”. Al centro del discorso e dell’elaborazione di queste associazioni c’è naturalmente l’attuale crisi finanziaria, di cui però vengono fornite quasi sempre chiavi interpretative forvianti, “complottistiche” e manipolatorie. Ciò che emerge con evidenza da documenti e articoli diffusi nel web è che dietro queste interpretazioni si agitano quasi sempre le tensioni più classiche della destra neofascista. Ecco allora che il complotto giudaico massonico diventa “New World Order”, la simpatia per regimi autoritari come quello iraniano diventa antimperialismo, vecchie ricette autarchiche vengono propinate come alternative democratiche alla dittatura della finanza globale. Le teorie del complotto che rimbalzano da un capo all’altro del web forniscono in questo quadro un utile terreno di innesto, mentre associazioni d’apparente matrice “spontaneistica” celano appartenenze impresentabili tutt’altro che confuse. Scompaiono allora le simbologie, l’estetica, le sigle eloquenti, ma restano immutate le ambizioni. La destra radicale punta sulla confusione, sull’ambiguità degli schieramenti. E dentro ci mette un po’ di destra e un po’ di sinistra, richiami alla tradizione e velleità antisistemiche. Di fronte alla crisi profonda della rappresentanza, la destra radicale “si fa società civile”, si mimetizza, sfuma i confini politici e rifugge le categorizzazioni classiche, sulla scorta di associazioni, liste civiche e movimenti della cittadinanza che in ogni angolo del paese aspirano a rieditare il successo del Movimento 5 Stelle. L’impressione è che nella frammentata galassia della destra radicale, almeno su base locale, si sia diffusa la consapevolezza che chiare connotazioni politiche e appartenenze partitiche non siano coniugabili con quelle insorgenze largamente spontanee che hanno dato forma e concretezza, non solo in Italia, alla resistenza verso le politiche di austerity, dalle piazze “indignate” al movimento dei forconi. La consapevolezza è che per esserci occorra un abito “discreto”. Se l’ambiguità dei contenuti di questi settori della destra radicale si nutre delle inevitabili contraddizioni che la complessità di insorgenze di massa porta inevitabilmente con sè, questo abito discreto può aggirare sospetti e diffidenze. Al momento giusto, il fascino sempreverde dell’ordine e la leva della paura potrebbero, ancora una volta, essere gli ingredienti decisivi, e l’ascesa di Alba Dorata in Grecia conferma che l’ipotesi è ben lungi dall’essere una vacua prospettiva. Sarebbe però errato ritenere che la totalità delle persone che seguono i siti web individuati, o partecipano alle iniziative pubbliche segnalate e all’attività delle associazioni in questione, appartenga agli ambienti del neofascismo. Ma questa evidenza non riduce, bensì conferma, la pericolosità di questi ambienti. È necessario allora schiarire il campo senza ambiguità: dietro il nuovo che avanza c’è il vecchio di sempre. Anticapitalismo di facciata e distanza apparente dai palazzi del potere si avvantaggiano di buona voglia, e in maniera apparentemente contraddittoria, dell’attività di sponda di chi ha governato il paese negli ultimi vent’anni, ovvero di quelle compagini che ancora oggi sono il perno del sistema di potere in Lombardia. Un’evidenza talmente eloquente da rendere superfluo qualunque ulteriore commento.
Il logo dell’Assessorato Cultura e Spettacolo del Comune di Bergamo campeggia in alto a sinistra, appena sopra quello per la candidatura a capitale europea della Cultura 2019. In calce al manifesto dell’evento il patrocinio della Circoscrizione 1 sovrasta i nomi delle associazioni promotrici. La popolarità dell’ospite, in effetti, giustificherebbe l’attenzione istituzionale, se non fosse che poche altre amministrazioni avrebbero apposto la loro sponsorizzazione per un simile evento. L’ospite in questione è infatti Alain de Benoist, a Bergamo per presentare il suo ultimo libro lo scorso 16 novembre. Esatto, proprio quel de Benoist, riferimento teorico fondamentale dalla destra radicale europea e padre della “Nouvelle Droite“; l’ispiratore del cosiddetto “differenzialismo etnico”, nuova frontiera del pensiero razzista che, accantonando le classiche teorie della superiorità razziale, pone l’accento invece sulla preservazione delle diverse identità (e integrità) etniche, riproponendo però in questo modo tutti i vecchi miti e i retaggi dell’intolleranza xenofoba. De Benoist da decenni ricama una nuova veste per la destra radicale, ma i suoi ancoraggi restano ben saldi; egli è, non a caso, una delle firme più autorevoli di “Nation und Europa”, rivista fondata nel lontano 1951 dagli ufficiali SS Arthur Ehrhardt e Herbert Boehme. Un biglietto da visita più che eloquente.
Ma vi è molto più di un imbarazzante patrocinio. Le associazioni promotrici dell’incontro sono infatti tutte vicine alla Giunta del sindaco Tentorio. L’associazione “Vecchia Bergamo” è presieduta dal Consigliere provinciale PDL Maurizio Maggioni, il Movimento Culturale “Yurta” è dichiaratamente votato al sostegno di Berlusconi, il vice-presidente dell’associazione “Amici della Mura” è niente meno che il presidente del Consiglio comunale Guglielmo Redondi, della Lega Nord, mentre l’associazione “Alle Radici della Comunità” annovera tra i fondatori l’instancabile Enzo De Canio, presidente della Commissione Cultura al Comune e, da almeno due decenni, trait d’union sul versante culturale tra la destra istituzionale di AN e le diverse aree della galassia neofascista. De Canio è un intellettuale di riferimento “con tutti gli attributi”: vice-direttore responsabile della rivista “Carpe Diem”, il cui sito web è stato segnalato per i contenuti apertamente nazisti anche dall’Istituto per lo Studio dell’Antisemitismo e del Razzismo Contemporanei “Stephen Roth”, e, fin dal 1991, collaboratore della rivista “L’Uomo Libero”, la cui redazione fu coinvolta nel 1993 nell’inchiesta su Base Autonoma, ovvero il primo tentativo di comporre in un unico network la galassia di organizzazioni e gruppi della scena nazi-skin italiana.
Se il gruppo di associazioni organizzatrici appare vicino alla Giunta Tentorio, le altre realtà coinvolte a vario titolo nell’evento segnalerebbero il fiorire di una articolata rete associativa, una fase di riassetto della destra radicale bergamasca in cui sigle impresentabili e riconoscibili sarebbero state rimpiazzate da associazioni culturali, blog e portali di matrice “antisistemica”, gruppi spontanei espressione della società civile. Eppure, sotto i nuovi abiti sembrano agitarsi pulsioni antiche. Innanzitutto, a presentare l’incontro è Massimiliano Bonavoglia, animatore insieme a De Canio di “Alle Radici della Comunità”, ma anche responsabile locale dell’Ufficio Cultura di Forza Nuova e, curiosamente, volto pubblico dell’associazione “Giustizia Monetaria“, nonchè dell’associazione “Sviluppo Società Civile”. Curiosamente, perchè le sigle iniziano a diventare un po’ troppe per una persona soltanto. E, in effetti, almeno per l’ultima associazione menzionata, si tratterebbe di una struttura “di fronte” che Forza Nuova utilizza per necessità di mimetismo. Non è finita. Il sito web di informazione “Lo sai?” pubblicizzava l’evento annunciandone anche la diretta streaming a cura di “Caposaldo-Associazioni Unite Bergamasche“, una sorta di “cartello” a cui aderisce tra l’altro anche la stessa associazione “Sviluppo Società Civile” di Bonavoglia.
Nel giugno scorso l’associazione “Amici delle Mura” organizzava, sempre presso la sala comunale Galmozzi, un incontro dedicato alla proposta di una moneta locale. Questa, rimpiazzando la moneta unica europea, dovrebbe offrire una via d’uscita dall’attuale crisi del debito che, come recita il manifesto ufficiale, sarebbe stata «voluta dal Nuovo Ordine Mondiale». Va da sè che teorie “complottistiche” sul “New World Order” e proposte di abolizione dell’euro stridono con la veste istituzionale dell’incontro, patrocinato dagli assessorati alla Cultura di Comune e Provincia e posto sotto il “cappello” della candidatura di Bergamo a capitale europea della Cultura. Ancor più perchè tra i relatori, anche in quell’occasione, figurava Bonavoglia (come volto di Giustizia Monetaria), che alcuni mesi più tardi, presentava (in veste di semplice opinionista) la proposta della moneta locale «contro banche e usura» insieme al leader di Forza Nuova Roberto Fiore. L’incontro aveva luogo presso la sala circoscrizionale di San Sisto, che il comune assegnava al partito non senza polemiche. D’altronde gli ammiccamenti tra Tentorio e Forza Nuova sono stati ampiamente documentati, a cominciare dall’invito formale in occasione della visita del Presidente della Repubblica, negato invece ad altre forze politiche pure con rappresentanze istituzionali.
Tra le realtà organizzatrici dell’evento di giugno figurava la redazione locale del sito web “Lo Sai?”, anch’essa facente parte di “Associazioni Unite Bergamasche”. E non si tratterebbe dell’unica iniziativa organizzata da “Lo Sai?” insieme all’associazione “Amici delle Mura” e con il patrocinio del Comune di Bergamo. “Lo Sai?” potrebbe essere liquidato come un sito “complottista”, e in effetti gli indizzi non mancano: scie chimiche, esperimenti di controllo climatico, vaccini che avvelenano le popolazioni, “New World Order” e signoraggio bancario. Eppure uno sguardo approfondito rivela una singolare convergenza sulle questioni più care alla destra radicale. L’idea di un complotto mondiale ordito da sette segrete e massoneria, e manovrato da una cerchia ristretta di famiglie in buona parte di origine ebraica, fa eco alla più classica teoria nazista del complotto giudaico-massonico. E poi l’avversione manifesta per le coppie omosessuali, l’ostilità malcelata verso l’attivismo femminista, la negazione ricorrente del darwinismo. La redazione di “Lo Sai?” tenterà anche di vendere l’approssimazione di molte asserzioni come “voce fuori dal coro”, ma quanto si sostiente è quasi sempre coerente con lo sguardo tradizionalista e retrivo della peggiore destra confessionale. E non solo di quella confessionale.
“Lo Sai?” stigmatizza l’imperialismo statunitense; in chiave antiamericana solidarizza con Siria e Iran, e ovviamente avversa Israele e il sionismo. Una prospettiva in cui si riconoscono anche gli animatori di “anticapitalismo.it“, altro portale che aderisce ad “Associazioni Riunite Bergamasche”. Anche qui si parla di signoraggio e sovranità monetaria. Anche qui la collocazione politica appare confusa, ma non lo è. A cominciare da Paolo Bogni, che è anche responsabile di “Opposta Direzione”, rivista legata a Progetto Eurasia. A riguardo, basti dire che una delle figure più note di quest’ultima sigla è Claudio Mutti, esponente della destra filoislamica convertito con il nome di Omar Amin in onore all’ufficiale SS Johann von Leers. Mutti è un esperto in mimetismo, con un passato in Lotta di Popolo e svariate organizzazioni nazimaoiste, tutte accomunate dalla medesima ambiguità politica. Nel 1974, arrestato per sospetti legami con Ordine Nero, a Mutti furono sequestrati la tessera di un circolo di sinistra (circostanza che andrebbe ricondotta al piano di infiltrazione di gruppi filo-cinesi orchestato da Franco Freda) e un “pizzino” indirizzato da Freda ad un altro protagonista della strategia della tensione, nonchè agente del SID, niente meno che Guido Giannettini. Insomma, c’è solo da sperare che gli allievi non seguano le orme del maestro.
Nel quadro che si delinea i cattivi maestri sembrano essere però più di uno. Tra i curatori di “anticapitalismo.it” figura Ennio Poloni, già dirigente del Fronte Sociale Nazionale. Fino a qualche tempo fa, a rappresentare il partito sul territorio insieme a Poloni c’era Alfredo Graniti: coinvolto in passato nelle indagini sulla strage di Bologna e arrestato nell’aprile del 1981 con Massimo Carminati (militante dei NAR vicino alla Banda della Magliana) a seguito di un conflitto a fuoco. Nel 2005, Poloni si candidava alle elezioni regionali con Alternativa Sociale, ottenendo scarsi risultati. Eppure il suo nome figurava tra gli 8 segnalati nelle indicazioni di voto di Gabriele Adinolfi: intellettuale d’area, tra i fondatori di Terza Posizione, condannato nel 1987 dalla Prima Sezione Penale della Cassazione per associazione sovversiva e banda armata. Pochi mesi prima delle elezioni, ovvero a fine 2004, Adinolfi era ospite presso il pub “La Galera” di Ciserano, luogo di ritrovo di “Skinheads Berghèm“, gruppo nazi-skin a cui va attribuita la sequela di aggressioni, accoltellamenti e attacchi incendiari susseguitisi nelle province di Bergamo e Milano fino all’estate del 2005. Per alcuni dei protagonisti di quella stagione squadrista si aprirono le porte del carcere; tra loro Enrico Labanca, oggi curatore di “anticapitalismo.it” insieme a Bogni e Poloni.
Vi è un’istantanea risalente alla primavera del 2004 che chiude il cerchio. Si tratta di un gazebo di propaganda collocato in via XX settembre, ed è la prima uscita pubblica della campagna elettorale bergamasca di Alternativa Sociale. A protezione del gazebo un gruppo di nazi-skins con bastoni e tirapugni, tra loro anche Enrico Labanca. Dietro i nazi-skins di “Skinheads Berghèm” i dirigenti di Forza Nuova, ma anche Poloni e Graniti, che nella lista locale rappresentavano il Fronte Sociale Nazionale. A fianco dei nazi-skins, con eskimo e occhiali da sole, Paolo Albani, che alcuni mesi più tardi sarebbe stato relatore dell’incontro con Adinolfi presso “La Galera” e che attualmente figura come responsabile dell’associazione “AltroStile“. Quest’ultima è anch’essa appartenente al cartello delle “Associazioni Unite Bergamasche”, ma in ordine di tempo è decisamente la più anziana tra le realtà coinvolte e da tempo dispone di una sede in quel di Grassobbio. Grassobbio, dove ha sede la redazione locale di “Lo Sai?”. Grassobbio, dove ha sede il cartello delle “Associazioni Unite Bergamasche”. Tutte le strade portano a Grassobbio, insomma. E tutte le strade di Grassobbio sembrano condurre all’Assessorato Cultura e Spettacolo del Comune di Bergamo, dove De Canio veste l’abito elegante del gran cerimoniere.
Malgrado i collegamenti e le referenze delle figure che animano il progetto delle “Associazioni Unite Bergamasche” siano facilmente riscontrabili, l’attivismo delle realtà coinvolte, a cui “Lo Sai?” garantisce una puntuale cassa di risonanza, è parso fino ad ora piuttosto sottovalutato, probabilmente proprio in relazione alla collocazione ambigua delle stesse. Non sorprende allora che la quinta e la sesta edizione del “Convegno sul denaro-debito”, organizzato da “Giustizia Monetaria”, siano state ospitate dal circolo culturale “Caffè Letterario”, che pure è storicamente e notoriamente orientato a sinistra. Ed è senz’altro sfuggito che l’edizione precedente del convegno, svolta presso la Casa del Giovane nel marzo 2010, fosse stata presieduta dall’europarlamentare leghista Mario Borghezio. Ma le associazioni aderenti al cartello di Grassobbio non si sono limitate agli incontri culturali. È a questo ambiente che andrebbero ricondotte infatti le contestazioni degli ultimi mesi a Mario Monti, lo scorso 26 maggio (dove la protesta di un gruppetto di giovani di “Associazioni Unite Bergamasche” si confondeva nella più ampia giornata di mobilitazione contro il governo tecnico e le politiche di austerity), e più di recente a Matteo Renzi e Romano Prodi, tutti quanti accusati di essere massoni e aderenti del New World Order.
A fine luglio 2009, l’opposizione in Consiglio comunale disertava polemicamente la votazione per l’assegnazione delle commissioni consigliari. In quell’occasione, la Consigliera Maria Carla Marchesi leggeva una dichiarazione congiunta di tutte le minoranze in cui si affermava: «Esprimiamo il nostro profondo disagio e deciso dissenso alla proposta di affidare a Enzo De Canio il ruolo di equilibrio e garanzia quale Presidente della quarta Commissione consigliare per la sua nota e mai smentita vicinanza ai movimenti di estrema destra. Una scelta che appare ancora più contraddittoria se si pensa al progetto da noi sostenuto per la candidatura di Bergamo quale capitale della cultura europea nel 2019 in un’Europa che condivide gli indiscussi valori di democrazia e antifascismo». Che De Canio abbia dimostrato attenzione per la candidatura di Bergamo è indiscutibile: sul manifesto di ogni iniziativa, insieme al patrocinio del Comune, campeggia immancabile il logo di Bergamo capitale della Cultura. Pur non conoscendo i termini attraverso cui saranno valute la candidature, c’è da temere che la promiscuità della Giunta con gli ambienti della destra radicale non costituirà un elemento premiante per Bergamo. Che poi questi ambienti confondano le proprie orme dietro teorie complottistiche e velleità antisistemiche non cambia la sostanza: in qualunque altro paese europeo certi rapporti incestuosi restano inconcepibili.
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Scusate, posso venire nella vostra sede e parlare con voi? Mi piacerebbe rispondere alle vostre domande, se ne avete, e porverne qualcuna anch’io, dopo aver chiarito, se vi interessa saperlo, che non sono “di Forza Nuova”, non sono fascista nè neofascista, non sono razzista e non sono xenofobo, questo l’ho detto anche parlando di denaro-debito e truffa del debito pubblico mentre avevo Roberto Fiore a fianco, di fronte a un paio di centinaia di militanti forzanovisti presso quell’incontro che citate nell’inchiesta. Sarebbe anzi interessante per me incontrare l’autore dell’articolo. Potete pubblicare o meno questo mio commento, scrivo qui perchè non trovo l’indirizzo mail di questo sito. Grazie.
Nel commento lei afferma: «non sono “di Forza Nuova”, non sono fascista nè neofascista, non sono razzista e non sono xenofobo». Dobbiamo innanzitutto farle osservare che nell’articolo in nessun momento si afferma che lei sia fascista, neofascista, razzista o xenofobo. Viceversa, vi si legge: «Sarebbe errato ritenere che la totalità delle persone che seguono i siti web individuati, o partecipano alle iniziative pubbliche segnalate e all’attività delle associazioni in questione, appartenga agli ambienti del neofascismo». La smarcamento da quella serie di appellativi è per tanto evidentemente una sua necessità, di cui prendiamo atto. Per quanto riguarda invece la sua appartenenza a Forza Nuova il discorso è ben diverso. In data 31 marzo 2009, il blog ufficiale della Federazione Provinciale di Forza Nuova di Ragusa pubblicava una lettera recante la sua firma, in cui si replicava ad una serie di osservazioni critiche mosse a Forza Nuova dalla delegata alle Pari Opportunità del PD Paola Tognon. In calce alla sua firma, come riportato dal nostro articolo, vi era apposta la qualifica «responsabile ufficio cultura Forza Nuova Bergamo ASSC (Associazione Sviluppo Società Civile)». In data 6 dicembre, contestualmente al sopraggiungere delle rimostranze da lei indirizzate alla redazione di BgReport, la sua qualifica veniva rimossa dal blog di Forza Nuova Ragusa, dove inizialmente restava solo il suo nome e cognome e ora sono stati tolti anche quelli. Malgrado l’ottimo tempismo, l’operazione risulta piuttosto maldestra. Su Google resta comunque traccia della vecchia dicitura. Inoltre, con incauto riferimento alla cancellazione della dicitura stessa, l’amministratore del blog forzanovista aggiunge all’articolo il seguente commento: «Massimiliano fammi sapere se così per te va bene! Puoi tranquillamente scrivere qui! Tanto poi Cancello!». A ulteriore conferma della sua provenienza politica, leggendo la sua lettera, ad occhio attento non sfugge una frase rivelatrice. Polemizzando con la dirigente del PD e con riferimento ad uno spot del sistema sanitario inglese dove si informa circa la possibilità di ricorrere alla “pillola del giorno dopo” nel totale anonimato, lei afferma: «Cara signora Tognon, se questo è il modello inglese che dovremmo imitare, mi dissocio e, con orgoglio, milito in Forza Nuova». Ora, che lei attualmente non militi più in Forza Nuova è circostanza plausibile; che vi abbia militato con orgoglio è una circostanza che apprendiamo direttamente da una sua dichiarazione. Che lei abbia interrotto i rapporti con quegli ambienti invece è fuori di discussione: la sua adesione ad iniziative legate all’attività di Forza Nuova, e più in generale della destra radicale, sono un’evidenza inconfutabile.
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