Il Gleno visto da dentro: in carcere la visita dell’associazione Antigone

BergamoGiovedì 13 luglio le porte del Gleno si sono aperte agli operatori di Antigone, associazione che da anni si occupa dei diritti delle persone detenute. Ciò che emerge dal racconto della visita evidenzia molte ombre e qualche luce sulla casa circondariale di Bergamo.

Innanzitutto, anche la nostra città si caratterizza per il sovraffollamento (546 detenuti per 320 posti), analogamente a quanto registrato in altre città lombarde, fatta esclusione per Milano. Tali condizioni, più volte denunciate, hanno pesanti ricadute sulla vita dei detenuti, come testimoniano i numerosi casi di autolesionismo . Inoltre, le condizioni strutturali delle sezioni più vecchie lasciano molto a desiderare: muffa, umidità ed infiltrazioni, anche se viene sottolineato che l’area ambulatoriale è ben attrezzata e ristrutturata di recente.

Per quanto riguarda le caratteristiche della popolazione carceraria, infine, anche il rapporto di Antigone conferma quanto emergeva dal documento fornito dal Ministero della Giustizia un mese fa: il numero dei detenuti, già troppo elevato per le capacità del Gleno, è in costante aumento, nonostante il calo dei reati. Inoltre, l’associazione rileva che la maggior parte è di nazionalità straniera e senza riferimenti esterni che lascino sperare in un futuro reinserimento sul territorio; l’alta percentuale di migranti, poi, è da imputare non a una generica “maggiore propensione alla delinquenza”, bensì ai maggiori controlli di cui sono oggetto le persone straniere. Se a questo dato si aggiunge il numero molto alto di tossicodipendenti e chi viene sottoposto a terapia metadonica (177 solo questi ultimi), emerge con chiarezza che il carcere a Bergamo (e non solo) colpisce le fasce più marginali della popolazione, spesso per reati minori, senza essere in grado di fornire poi effettive possibilità di inserirsi nella società. Non dimentichiamo l’alto tasso di recidiva: nel 70% dei casi, infatti, chi ha trascorso la pena in carcere ci ritorna, a fronte del 30% tra coloro che hanno potuto usufruire di misure alternative, tali da consentire un percorso educativo.

(Foto di Associazione Antigone)

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