Il comitato antirazzista 500 euro vince il ricorso contro il sindaco di Telgate

 

In seguito al ricorso del Comitato antirazzista 500 euro, il tribunale di Bergamo ha dichiarato illegittima, in quanto discriminatoria e razzista, l’iniziativa del sindaco leghista di Telgate Fabrizio Sala, che mediante la delibera 55 del 17 giugno 2014 aveva innalzato la tassa di certificazione idoneità alloggiativa da 100 a 350 euro; il provvedimento colpisce infatti solamente la popolazione di origine straniera, l’unica tenuta a presentare tale documentazione. il tribunale obbliga inoltre il comune di Telgate a restituire la somma di 250 euro a tutti i cittadini che, durante il periodo di efficacia della delibera, hanno versato l’importo aumentato della tassa. Il sindaco Sala, comunque, non è nuovo a iniziative di questo tenore: proprio a Bolgare era stata emanata a dicembre del 2014 un’ordinanza “antiebola”, a tutela della popolazione italiana, poi modificata dallo stesso sindaco a causa delle minacce di ricorso di alcune realtà del territorio.

Una vittoria importante per il comitato antirazzista, che era nato nel marzo dello scorso anno in seguito alle delibere dei comuni di Bolgare (inizialmente) e, successivamente, Telgate e Seriate riguardanti proprio l’aumento ingente della tassa di idoneità alloggiativa; fin dall’inizio il comitato aveva presentato ricorso e indetto manifestazioni di protesta: perfino in parlamento c’era stata un’interrogazione in proposito, da parte di SEL, per chiedere vincoli normativi più chiari contro la diffusione di tali pratiche. In ogni caso il comitato non si ferma: la delibera a Telgate, infatti, non è altro che uno solo degli strumenti utilizzati dal partito della Lega per alimentare una guerra tra poveri che punta a dividere i cittadini, e fa parte di una più ampia campagna politica che da sempre si prefigge questo scopo. Il comitato vuole dunque arrivare a toccare anche le altre giunte comunali in cui delibere di questo tipo vengono discusse e approvate.

Anche a Bolgare, per esempio, dove la tassa era aumentata da 150 a 500 euro, l’ordinanza era stata dichiarata illegittima già nel 2014, in quanto discriminatoria, dal Ministero dell’interno e da una sentenza del tribunale di Bergamo, che imponeva la cancellazione dell’aumento e la restituzione della differenza.

 

 

 

 

 

 

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