Frana in Val Serina: un anno di incredibile immobilismo. Chi paga?

Serina – Era il 2 dicembre 2013 quando duemila metri cubi di roccia e terra franavano dal versante a monte della Strada Provinciale 27 che collega la alta e la bassa Valle Serina, travolgendo il ponte che in quel tratto, proprio sotto l’abitato di Rosolo, oltrepassa il torrente Serina. Dopo mesi di attesa e non poche polemiche, il Comitato “Frana SP27” ha annunciato ieri per mezzo di un comunicato stampa che proprio in questi giorni qualcosa sembrerebbe finalmente essersi mosso. Finalmente, perché in poco meno di un anno praticamente nulla è stato fatto per ripristinare il tratto stradale che prima della frana garantiva il collegamento con i comuni di Oltre il Colle e Serina. Se ad oggi manca ancora il progetto definitivo che dovrebbe indirizzare l’intervento di recupero (quello preliminare è giunto solo ieri), la protesta eclatante dello scorso mese, con una giornata di mobilitazione e blocchi stradali partecipata da centinaia di residenti, sembrerebbe avere però colpito nel segno. Il Presidente della Provincia Matteo Rossi ha infatti siglato questa settimana un protocollo di intesa con i comuni interessati: un passo quasi scontato che giunge con un ritardo istituzionale difficilmente ignorabile.

È ormai da diversi mesi che le comunità dell’alta Valle Serina continuano ad incassare formali assunzioni di impegno da Regione, Provincia e amministrazioni locali; eppure, nonostante lo stanziamento di fondi regionali per un milione e 200mila euro e fondi provinciali per 550mila euro, l’unico intervento attuato dallo scorso inverno riguarda esclusivamente la potatura degli arbusti nell’area interessata dalla frana. Nell’arco di tempo interessato non sono mancate invece le rassicurazioni politiche. A cominciare dallo scorso aprile, quando il Presidente Roberto Maroni, per voce dell’Assessora regionale Claudia Terzi e solo a seguito delle pressioni del Comitato Frana SP27, assicurava la “massima priorità” al ripristino del collegamento stradale. In quell’occasione, durante una assemblea pubblica tenutasi a Serina, l’Assessora leghista annunciava anche l’imminente stanziamento dei fondi regionali, ipotizzando l’apertura del cantiere per inizio estate. Una ipotesi disattesa dai fatti: a giugno, in una situazione di totale immobilismo istituzionale, il Comitato Frana SP27, ormai sul piede di guerra, indirizzava al Sindaco di Serina Giovanni Fattori una petizione “di fuoco” firmata da oltre 2000 residenti.

Che le proteste del Comitato SP27 si siano concentrate sul Sindaco di Serina non è certo un caso. Fattori è infatti anche vice-presidente e Assessore al Turismo della Comunità Montana della Valle Brembana e dalla scorsa primavera ha assunto l’incarico di Responsabile Unico del Procedimento per il ripristino della viabilità sulla Strada Provinciale. Sarebbe però semplicistico scaricare sulle sue spalle ogni colpa; d’altra parte, dovrebbe insospettire che l’allora Presidente della Provincia, il leghista Ettore Pirovano, si sia smarcato da ogni responsabilità istituzionale proprio scaricando il fardello a Fattori. Perché la Provincia, che pure ha competenza sulla strada, prima dell’insediamento della nuova Giunta PD ha rinunciato a giocare il proprio ruolo di regia e coordinamento? Perché la Regione, dopo lo stanziamento dei fondi si è disinteressata alle sorti dell’intervento? Perché affidare i lavori al Sindaco di un piccolo comune? Tutte domande legittime, confermate dalle perplessità che la minoranza in Consiglio comunale esprimeva già a fine maggio circa la sostenibilità di progettazione, contabilità e direzione ad opera del solo Comune di Serina.

Un aspetto di questa vicenda sembra evidente, ovvero la colorazione politica degli attori istituzionali coinvolti. La Lega Nord appare infatti l’attore monopolista nella catastrofica gestione di questa emergenza: leghista è la Regione che ha reperito le risorse economiche, la Provincia che ha competenza sulla strada, la Comunità Montana, il Comune interessato e pure il Responsabile Unico del Procedimento. D’altra parte l’area in questione è il cuore della roccaforte del Carroccio, il cuore del Grande Nord. Ma è anche un ambito geografico in cui la Lega Nord perde consenso, e non a caso: nelle valli bergamasche la crisi economica morde a fondo e la crisi del lavoro è il primo problema. Gli effetti di un anno di immobilismo in questa vicenda si riflettono perciò su un quadro già compromesso: la strada bloccata ha dato il colpo di grazia ad una stagione turistica estiva già in crisi. Per non parlare delle aziende dell’alta Valle Serina, che da quel 2 dicembre hanno perso il collegamento con i fornitori. Per loro il costo dell’immobilismo istituzionale si misura in perdita di competitività; e perdere competitività significa bruciare posti di lavoro.

Che la Lega Nord, impegnata nella ristrutturazione del proprio movimento, abbia perso di vista il “proprio” territorio e il proprio elettorato? Non a caso questa vicenda si è consumata tra l’insediamento in Regione di Maroni e la fine della presidenza provinciale di Pirovano. Di mezzo una campagna elettorale, e una sconfitta locale per il Carroccio. E poi lo scaricabarile tra Pirovano e Fattori: evidenza di una scarsissima volontà di coordinamento, non istituzionale, bensì tra dirigenti locali dello stesso movimento. Il risultato non è certo un prototipo di “nuova politica”: opere pubbliche interminabili che non progrediscono mai e in cui bruciano enormi risorse collettive sono l’emblema di un modo di governare il territorio che in Italia ha tradizione e “illustri” esempi. Basta nominare l’autostrada tra Salerno e Reggio Calabria, per intendersi. Tutto questo però non ci parla di rinnovamento, bensì, ancora una volta, di spirito di conservazione di chi governa il territorio da vent’anni e intende continuare a farlo, e di conservazione di vecchie ma sempreverdi prassi (talvolta interessate) di cattiva amministrazione. Da una parte, dunque, la sopravvivenza di un certo modello di gestione del potere locale, dall’altra l’uscita da una crisi economica profonda che stritola le comunità della valle e cancella il lavoro. Inutile sottolineare come le due opzioni si escludano a vicenda.

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