Giovani e radicali: la follia di “Potere al Popolo”

Bergamo – Un’assemblea partecipata, con diverse realtà del nostro territorio ma anche di tanti curiosi, che di “Potere al Popolo” avevano solo sentito parlare: in tutto in duecento si sono presentati al primo incontro con gli attivisti del centro sociale napoletano Je so’ pazzo, per dar vita a “Potere al Popolo” anche a Bergamo e provincia. «Nessuno ci rappresenta e allora facciamolo noi» questa è la sfida lanciata a tante realtà politiche e sociali in tutta Italia, per dar vita a una lista popolare nazionale per le prossime elezioni.

«Siamo come voi: studenti, precari, disoccupati – si ascolta in un videomessaggio lanciato sul web dagli attivisti – abbiamo realizzato che a marzo si andrà a votare e stavolta non volevamo deprimerci, rassegnarci, andare al mare, votare il meno peggio. Ma se siamo la maggioranza di questo paese perché non candidarci in un progetto alternativo. E forse non siamo i soli pazzi a pensarlo. Per questo abbiamo deciso noi di convocare quest’appello».

Quel video era l’invito a partecipare alla prima assemblea, svoltasi il 18 novembre al Teatro Italia, a cui hanno preso parte 800 persone, arrivate da tutta Italia: movimenti, collettivi, comitati di lotta e sindacati di base, che si sono succeduti sul palco con quaranta interventi. Non è mancata la presenza di alcune forze politiche come Rifondazione comunista.

L’idea è quella di costruire una lista nazionale delle lotte e dei movimenti di tutta Italia, andando a riempire il vuoto della sinistra all’interno della rappresentanza politica. L’obiettivo non è piegare il piano della mobilitazione di piazza all’interno della logica elettorale, ma dare forza e visibilità alle istanze delle classi popolari.

Così dopo l’assemblea nazionale s’è deciso di lavorare sui territori e gli attivisti di Napoli sono arrivati anche a Bergamo: «Daremo voce a chi ha subìto le privatizzazioni, ai lavoratori, ai pensionati, ai precari, a chi è in emergenza abitativa, agli esclusi del sistema sanitario, agli studenti dell’alternanza scuola lavoro, a chi prova a dare vita a spazi pubblici sottraendoli alla mercificazione, alle tante vertenze territoriali che provano a strappare, metro per metro, il nostro territorio alla speculazione e all’inquinamento» spiega Giuliano, uno degli occupanti di Je so’ pazzo. E pochi giorni fa è stato pubblicato anche il programma elettorale: «Sono sette pagine: abbiamo deciso che dovevamo parlare chiaro ma soprattutto che dovevamo scrivere qualcosa che tutti leggessero e a cui tutti potessero aggiungere le proprie riflessioni» conclude Giuliano.

Alla prima assemblea a Bergamo il dibattito è stato intenso: due ore di interventi e riflessioni per comprendere chi sul nostro territorio “accetta la sfida”. E le realtà che hanno deciso di farlo non sono poche. Si va da Rifondazione comunista ai comitati delle case popolari di Malpensata, agli attivisti dei movimenti sociali cittadini, gli spazi occupati, le reti e le associazioni: quella “Bergamo sociale” che in questi anni ha lavorato fianco a fianco con coloro che hanno subìto sulla propria pelle le conseguenze della crisi economica, ma anche quelle realtà nate da poco tempo sul nostro territorio, che hanno cercato di unire vertenze e lotte portate avanti nel nostro territorio. Insomma per Bergamo la sfida è accettata.

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One Response

  1. mconica
    mconica at |

    Ragazzi, io vi voglio bene, ma prima di scrivere il titolo l’avete guardata la foto, con tutte quelle venerabili capocce pelate o canute e variamente trascoloranti dal grigio al bianco al pepesale? Che poi a me non mi frega niente dei ggggiovani – nel senso della medaglia generazionale da appuntarsi al petto. Ma appunto.

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