Liberi da ogni gabbia

Da tempo non si tratta più soltanto dello smercio del vivo.

Sotto l’apriori della smerciabilità, il vivente in quanto vivente si è

trasformato in cosa, in equipaggiamento

Adorno

Bergamo – “Coinvolgervi” è l’invito lanciato dal Coordinamento Liber*Selvadec per la settimana fra il 16 e il 21 Marzo. Sette giorni di sensibilizzazione a livello nazionale. A Bergamo, la settimana si aprirà martedì con un presidio  informativo che si terrà ai cancelli della scuola “Cantoni” di Treviglio i cui studenti sono stati portati in gita all’allevamento e si concluderà con una rumorosa e creativa Critical mass che attraverserà le vie del centro cittadino sabato 21 Marzo. “Una giornata simbolica: l’inizio della primavera. Una giornata in cui spargere i semi di continue, necessarie, urgenti prese di coscienza sui discorsi e i linguaggi che sempre più spesso vengono utilizzati come un grande alibi per giustificare l’ingiustificabile”.

In un discorso del 1962 l’antropologo Levi-Strauss parlò per la prima volta di una linea di demarcazione, un “ciclo maledetto” messo in atto dall’uomo stesso per distinguersi dall’animale, il quale sarebbe servito a escludere gli uomini dagli uomini e a fondare un nuovo umanesimo riservato a gruppi sempre più elitari. Nel corso degli anni ritornò su tale questione, la domanda era sempre la stessa: un umanesimo così “saggiamente concepito” non può che nascere e dare vita ad un rapporto con gli altri viventi fatto di pura violenza e sfruttamento, di radicale messa a distanza e di reificazione dell’altro da sé?

Ragionare sulla “questione animale”, sulle pratiche di sfruttamento dell’animale significa pensare l’uomo stesso, le relazioni sociali e politiche. Non c’è tempo per palati avvezzi al pietismo, non si tratta di pensare gli animali con un “poverino, che pena mi fa”. Occorre invece prendere coscienza del meccanismo biopolitico che soggiace a tali pratiche, delle derive, degli abusi. Occorre mettere in questione lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sugli animali, sulla Terra.

Negli ultimi anni si è assistito all’apertura di nuovi allevamenti anche nella provincia bergamasca. Il paese di Misano, da solo, ne conta due sul proprio territorio. Una raggiera che si sta sviluppando intorno al “MI-FO” di Capralba, uno dei maggiori impianti di proprietà del signor Boccù, presidente AIAV (Associazione Italiana Allevamenti di Visone). Allevamenti garantiti e istituzionalizzati: il “benessere animale”, ossia l’essere allevati per essere gasati, è garantito con “conformità alle leggi sui diritti animali”. Allevamenti che rispondono alle logiche capitalistiche, andando ad ingrassare i settori delle pellicce e della moda.

La stessa logica che ha generato la crisi economica e poi ha tratto profitto dal fallimento e dalla precarizzazione, oggi vede nel settore dell’allevamento una nuova frontiera di guadagno. Un’opportunità, si trova scritto nel sito della AIAV, per giovani e donne, “un settore che lega la tradizione con la modernità”. Anche in questo settore la “globalizzazione” – scrive il Coordinamento – non è più letta come un problema, ma come un’occasione redditizia di soddisfare le richieste di un mercato sempre più vorace. Si stringe, anche in questo comparto del “Made in Italy”, un insidioso sodalizio tra “tradizione”, “economia globale” e “ecompatibilità”.

Nel solco della “tradizione” si progettano e consolidano sistemi di massificazione, controllo e segregazione: la tecnologia assoggetta i corpi. L’animale non ha altro statuto che quello inerte che sta fra la macchina e la materia prima bruta o, per meglio dire, non sono altro che strumenti di produzione della loro stessa carne. Si tratta di rendere docile ogni vivente, di renderlo oggetto plasmabile, incapace di reagire alle forze che lo dominano.

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