Negata la sala Galmozzi ai fascisti di Casa Pound

BERGAMO – Il copione è lo stesso del 2009: anche questa volta, grazie all’indignazione cittadina partita dalla famiglia Galmozzi e sostenuta da più parti, il comune di Bergamo ha spostato il comizio di Casapound dalla sala comunale Galmozzi.

O meglio, la giunta ha appena comunicato che domani approverà una mozione per destinare agli incontri dei partiti della campagna elettorale solo gli spazi della ex chiesa di San Sisto a Colognola, dell’ex Enel di via Mazzini e della sala civica in via Morali. Insomma, una mossa per relegare i partiti negli spazi periferici, che come riportato dallo stesso comunicato, ha l’obiettivo di limitare l’ambiguità del regolamento di concessione appena approvato: la modifica introdotta poco tempo fa prevedeva infatti (art. 10) che “nel rispetto dei principi di libertà, uguaglianza e tolleranza, non verranno concessi utilizzi per iniziative che incitino alla discriminazione o alla violenza in particolare per motivi razziali, etnici, di genere, nazionali o religiosi o che abbiano tra i loro fini l’apologia del fascismo o del nazismo”.

Davvero un controsenso, allora, la concessione a Casapound, che però in quanto partito presente nella competizione elettorale aveva il diritto di richiedere uno spazio pubblico. Con questa ulteriore delibera, però, la giunta vorrebbe limitare la possibilità ai partiti neofascisti di richiedere sale nel centro cittadino.

Non è la prima volta che l’organizzazione di estrema destra (diventata con il tempo un partito candidato alle elezioni del 4 marzo 2018) prova a fare un’iniziativa in quella sala: nel 2009, l’allora sindaco di Bergamo Franco Tentorio spostò l’evento organizzato da Casa Pound da quel luogo, proprio dopo una sollecitazione della famiglia Galmozzi. E subito dopo si scusò per quanto accaduto.

 

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