“Le piscine devono restare un bene comune”: a Bergamo assemblea pubblica contro la privatizzazione

Bergamo – Frequentatissime da persone di ogni età, dalle scolaresche alle famiglie, le piscine comunali Italcementi sono ormai da anni le uniche piscine pubbliche presenti nel cuore di Bergamo. Per chi risiede in città (e non solo), offrono corsi e servizi specifici per adulti e bambini. Appaiono dunque naturali lo stupore e le perplessità di alcune cittadine e cittadini davanti alla scelta dell’amministrazione comunale (sostenuta anche dall’opposizione), avvenuta ad aprile 2018, di voler coinvolgere un privato nella gestione di queste piscine. Le cause di questa scelta? La necessità di ristrutturarle. Ma vi sono alcuni dubbi sull’efficacia di questa decisione.   L’equilibrio del bilancio di Bergamo Infrastrutture S.p.a, infatti, pare poter essere assicurato fino al 2020, mentre non ci sono garanzie su come potrebbero andare le cose negli anni futuri. Nel 2003 la situazione debitoria della società verso le banche era pari a 68.000.000 euro, debito contratto per pagare un precedente mutuo e per l’acquisto di reti del gas e che ad oggi non è ancora stato estinto completamente.  Le perdite annue delle piscine Italcementi sono stimate a 760.000 euro, cifra in parte coperta da un contributo annuo del Comune di Bergamo di 150.000 euro per calmierare gli ingressi e di altri 190.000 per coprire i costi di manutenzione degli impianti.

Insomma, secondo il parere del sindaco Giorgio Gori il Comune non ha la possibilità economica di sostenere le spese di ristrutturazione delle piscine, pari a circa 12.000.000 euro. Per questo motivo ha espresso la volontà di introdurre un privato nel progetto, che prenderà effettivamente piede nel 2019, verso settembre.

A Bergamo la mano d’oro dei privati sta pian piano afferrando l’intera città, sia ricostruendo spazi dismessi (è il caso dell’Ex Ote), sia garantendosi appalti dei servizi comunali. Questa mossa non può che suscitare alcune domande: per chi vengono realizzate queste opere? A chi giova realmente la loro realizzazione? E’ davvero necessario l’intervento dei privati? Se un servizio è pubblico, e dunque fondamentale dovrebbe essere la possibilità di tutti e tutte di accedere alle strutture e ai servizi che le stesse offrono, è giusto che venga appaltato a privati? Infatti spesso lo scopo di queste imprese private non è quello di fare un dono alla città, quanto piuttosto avviare un’attività tramite la quale aumentare i propri introiti. Complice anche l’assente partecipazione degli abitanti della città a qualsivoglia processo decisionale riguardo il territorio e il suo cambiamento, si tratta di decisioni calate invece dall’alto dell’amministrazione comunale e dei privati, che non tengono conto degli effettivi bisogni di cittadine e cittadini.

Per quanto riguarda la privatizzazione delle piscine comunali, infatti, certo è che coloro che vi lavorano o che ne sono assidui frequentatori non sono stati interpellati, e le domande che sorgono spontanee da questa decisione non hanno ad oggi trovato risposta: ci si chiede quanto costerà effettivamente usufruire dei servizi offerti dalle piscine una volta che verranno privatizzate, e ci si interroga sulle responsabilità di un amministrazione comunale che si dovrebbe impegnare a garantire la fruibilità delle attività sportive a tutti e tutte. Pare invece che così facendo se ne stia  semplicemente lavando le mani, spianando la strada ai privati e, di conseguenza, a un loro ingente profitto.

Per questi motivi il gruppo di cittadini e cittadine “Bergamo Bene Comune” ha organizzato per venerdì 9 novembre un’assemblea pubblica, che sarà ospitata dalle 20:45 dalla Sala Galmozzi in via Tasso, a Bergamo, per informare gli abitanti dell’attuale situazione e discutere insieme di quelle che saranno le conseguenze della privatizzazione delle piscine comunali, oltre che per parlare del nuovo assetto che piano piano sta prendendo Bergamo: quello di una città non più inclusiva, ma sempre più in mano ai privati e al loro volere, e che, con diversi progetti in cantiere, sta diventando una città sempre meno a misura dei suoi abitanti, ma piuttosto a misura di consumatori e consumatrici, che devono spendere (e aver la possibilità di spendere) per viverla. Ospite della serata sarà Stefano Risso, dell’associazione Attac (Associazione per la tassazione delle transizioni finanziarie e l’aiuto ai cittadini) di Torino.

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