La riappropriazione dei sapori

Bergamo – Una forca piantata sul terreno del capitalismo, del soldo facile, della privazione dei gusti: questa è stata la “Terra e libertà/Critical wine”. Due giorni di dibattiti, incontri, degustazione di cibi e vini direttamente prodotti dai contadini e vignaioli, organizzati dal gruppo anarchico Underground il 29 e 30 Novembre.

“L’unico modo per arrivare alla sovversione del sociale è solo il ritorno alla terra – sosteneva Luigi Veronelli, di cui si è ricordato i 10 anni dalla scomparsa – non come atto di rinuncia, ma di riappropriazione”. L’enologo anarchico tracciava a partire dal vino un modo rivoluzionario di immaginare e disegnare la società, un circuito virtuoso tra qualità dell’ambiente, qualità della produzione e qualità delle relazioni sociali.

Terra e libertà/Critical wine è un’iniziativa che parte dalla materialità della terra per concepire e creare forme diverse di produzione e consumo, dove non vi sia sfruttamento né di persone, né di suolo. Direttamente con i produttori si è affrontato il rapporto fra saperi e sapori, fra la capacità di produrre buon cibo e socialità. Contro le logiche capitalistiche e consumistiche che omologano il gusto e rendono il convivio un fast food. L’obiettivo’ sovvertire le catene di distribuzione e di commercializzazione dei beni, ridurre la distanza alimentare, svelare le modalità di privazione del gusto che si sviluppano a livello globale, espropriando i produttori e i consumatori della propria capacità di scelta.

Sono intervenute realtà appartenenti a diversi settori della provincia bergamasca e nazionale: “Mercato e cittadinanza”, il GAS di Ponte San Pietro, il Centro Sociale “28 Maggio” di Brescia, i “Mercati dal Basso” laziali hanno raccontato come è possibile accorciare la filiera del consumo, permettere un raccordo diretto fra cittadino e agricoltore, evitare di appestare la terra con concimi chimici, sottrarsi dallo sfruttamento dei suoli e dall’agricoltura massima. Uno scambio in cui in ballo non c’è solo la pagnotta, ma una filosofia d’essere, di partecipazione nuova alla società, di socialità autentiche. Un mercato senza mercanti. Un approccio diverso alla terra.

Non è un caso che a ospitare la manifestazione sia stata la Cascina Ponchia: realtà strappata dalle logiche di cassa del Comune e resa viva e abitabile. Laddove, fino a poco più di un anno fa, c’era un fabbricato vuoto, buono solo per le mire di qualche palazzinaro, oggi c’è una realtà aperta, aggregante e che, con la sua presenza, salvaguarda un pezzo di storia contadina locale.

Print Friendly, PDF & Email

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.