Le ronde sui treni e il silenzio della politica

Bergamo – Sarà che i treni hanno sempre qualcosa di evocativo, soprattutto quando associati a delle divise nere, cosicché il raid (alias Passeggiata della sicurezza) del gruppo di Forza Nuova di Bergamo sui treni della linea Bergamo-Milano del 6 ottobre rappresenta qualcosa di gravissimo. Certamente disgusta vedere questi epigoni delle Camicie Nere, in idiota parata, riproporre lo squadrismo; fa rabbrividire il pensiero che dagli stessi binari su cui questi pagliacci si sono fieramente fatti fotografare, in felpa nera, pantaloni attillati e scarpe griffate, siano partiti, negli anni ’40, i treni per Mauthausen.

Impressiona che, al di là del loro delirio sicuritario e razzista, questi fascisti si siano permessi di farsi foto e stare a viso scoperto sapendo che sarebbero rimasti impuniti. Ed il punto è questo. Nessuno delle istituzioni, né TRENORD ha detto qualcosa. Non hanno detto nulla Gori e la sua giunta, non ha detto nulla Claudia Maria Terzi, assessora alle infrastrutture e trasporti della Regione, non ha detto nulla Matteo Rossi, presidente della Provincia, non hanno detto nulla gli amministratori di TRENORD.

Fatto salvo per le iniziative isolate dell’onorevole Fiano (Pd) che ha promosso un’interrogazione parlamentare e del consigliere regionale Carretta che ha depositato una mozione alla riunione dei capigruppo (non ancora discussa perché non ritenuta urgente), nessuna istituzione locale si è espressamente e pubblicamente pronunciata contro la ronda fascista. Questo è gravissimo. Sicuramente nessuno di questi rappresentanti del popolo ha neppure plaudito, neppure di soppiatto, a quanto accaduto.

Ma, tacere, se non equivale ad acconsentire, significa comunque accettare. In un momento in cui i due segretari dei partiti di Governo si riempono la bocca di slogan di mussoliniana memoria, “Me ne frego”, “Tiriamo dritto”, il lassismo di certe politici e di certe istituzioni aggrava ancora di più la drammaticità della presenza nell’agone politico di istanze autoritarie, razziste e antidemocratiche. È ormai storicamente acclarato come il fascismo dilagò anche grazie alla connivenza di una certa parte delle istituzioni, soprattutto a livello locale e regionale: forse non è scientificamente corretto riproporre continuamente analogie fra ciò che è accaduto e ciò che accade, forse non è corretto analizzare ciò che accade oggi con ciò che è accaduto ieri, ma vi è qualcosa di maledettamente simile fra questo tempo e la fine del secondo decennio del secolo scorso.

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