Bergamo – È l’infrastruttura attorno a cui girano tantissimi interessi, milioni di euro, e a cui dobbiamo il volto nuovo, turistico e “smart” della nostra città: è l’ aeroporto Il Caravaggio di Bergamo – Orio al Serio. Nato nei campi tra Grassobbio e Orio al Serio nel 1937 come struttura militare, nel 1949 inizia il lungo iter voluto da una cordata di banche, gruppi commerciali ed enti locali che lo trasformerà in aeroporto civile: nel 1970 nasce SACBO (società per l’aeroporto civile di Bergamo – Orio al Serio) attuale gestore dell’ infrastruttura.
Nel 2018 SACBO guadagna un utile netto di 23 milioni di euro, la società – di cui è azionista anche il comune di Bergamo – è composta da istituti di credito e fondi di investimento che guadagnano ogni anno sempre di più grazie allo sviluppo incontrollato dell’aeroporto: nel 2019 si sono superati i 13 milioni di passeggeri. Il Caravaggio è il terzo aeroporto nazionale per numero di passeggeri, e uno dei più attivi in Europa per quanto riguarda il traffico aereo low cost. Ryanair, la compagnia irlandese famosa per i voli economici – e per le condizioni di lavoro cui sono sottoposti i suoi dipendenti – è la principale azienda che usufruisce dell’aeroporto, incassando 28 milioni ogni anno per restare nello scalo bergamasco.
Nei prossimi anni sono previsti importanti investimenti infrastrutturali proprio per far fronte alla continua espansione del Caravaggio: entro 4 anni sarà operativo il collegamento ferroviario con Milano Centrale, nel 2020 è previsto il raddoppio dei gate con l’ampliamento dell’ala est per le partenze extra Schengen, nel 2021 invece verrà ampliata l’ala ovest per i voli Schengen, verrà inoltre ampliata l’area nord per l’ingrandimento del parcheggio.
Ma fino a quanto è possibile l’espansione dell’aeroporto? I comitati cittadini che si stanno opponendo al continuo ampliamento fanno sapere che lo scalo è arrivato a crescere oltre il 100% dei limiti previsti dal piano di sviluppo autorizzato nel 2004 ( piano approvato in assenza della valutazione ambientale strategica VAS). Al giorno d’oggi sono già stati raggiunti i limiti previsti per il 2030 da un nuovo piano di sviluppo, anche questo approvato senza che si sia tenuto conto della VIA, la valutazione di impatto ambientale. Come è possibile che il terzo aeroporto nazionale, il cui ente gestore ha come azionista il comune di Bergamo, non abbia i requisiti legali? Che tutele ci sono per le migliaia di cittadini che ogni giorno sono costretti a subire un inquinamento acustico e ambientale devastante? Il cambio del piano delle rotte voluto dall’ amministrazione Gori che finirà la sua sperimentazione quest’anno non ha fatto altro che spostare l’inquinamento su altre zone della provincia e della città senza ridurre il numero di voli altamente sopra il limite consentito.
Ma oltre alle irregolarità e alla devastazione ambientale, avrà avuto risultati positivi per la città di Bergamo no? Invece nemmeno quello. Dei 13 milioni di passeggeri che transitano in un anno solo poco più di due milioni sono quelli che si fermano in città, e coloro che lo fanno si fermano pure per poco: la permanenza media tra strutture alberghiere ed extralberghiere è di 1,9 giorni. Infatti seppure il numero dei passeggeri sia in continuo aumento, quello delle permanenze notturne in città è sempre più in calo. Un altra conseguenza dell’incremento di viaggiatori dello scalo bergamasco è l’espansione fortissima del settore ricettivo extralberghiero: +110% in 4 anni
Questo praticamente significa che a Bergamo continuano a spuntare case vacanza e appartenenti in affitto tramite Air bnb e altre piattaforme, rendendo sempre più costoso e difficile l’accesso al mercato dell’affitto per gli abitanti. La città “smart” che questa amministrazione continua a voler costruire è in realtà un progetto volto ad attrarre il turismo mordi e fuggi, a dare a Bergamo gli strumenti per essere appetibile agli investimenti e concorrenziale con le altre città, a costruire un immaginario estetico e vuoto a scapito dei bergamaschi e delle bergamasche, che ormai si sentono sempre più estranei in un centro città sempre più piegato alle esigenze turistiche e agli interessi dei gestori dell’aeroporto cittadino.