Pareva strano che a Bergamo non saltassero fuori i soliti strepiti degli antiabortisti… La Ru486, pillola abortiva, può ora entrare negli ospedali italiani: dopo le scomposte dichiarazioni dei neo-governatori del nord Cota e Zaia, per i quali le scatole del nuovo farmaco possono restare a marcire nei magazzini, ora anche qui ricomincia la battaglia di chi, da sempre, cerca in tutti i modi di osteggiare l’applicazione della legge 194.
E’ di alcuni giorni fa la lettera scritta da Luigi Frigerio, primario di Ginecologia agli Ospedali riuniti e uomo di provata fede ciellina, lettera inviata al dott. Lucchina, direttore generale dell’assessorato regionale alla sanità. Dopo i molti tentativi di fermare l’utilizzo della pillola, vien proprio da dire che ora si passa direttamente ad arrampicarsi sui vetri!
Nella lettera, scritta in qualità di presidente della “Società lombarda di ginecologia” – che raccoglie, per altro, una parte minoritaria dei ginecologi che esercitano nella nostra regione -, Frigerio elenca i problemi logistico-economici che l’uso del nuovo farmaco potrebbe causare agli ospedali e quelli di salute a cui potrebbero andare incontro le donne che ne faranno uso.
Dalla mancanza di posti letto, dunque, alle nausee che potrebbero seguire l’assunzione della pillola.
Sulla poca volontà di destinare risorse e strutture per praticare interruzioni di gravidanza all’interno del reparto che Frigerio dirige ci sono pochi dubbi, visto che negli ultimi anni quasi tutti i ginecologi presenti sono diventati obiettori di coscienza e che per abortire bisogna affidarsi a volontari esterni (oppure cambiare ospedale). Che il primario non abbia una gran voglia di mettere letti a disposizione delle donne che scelgono di abortire s’era quindi già capito.
Ma che adesso cominci anche a preoccuparsi in modo tanto partecipato dei possibili malesseri che potrebbero verificarsi dopo aver preso la pillola… ma si è informato, il dottor Frigerio, di quanto avviene in Francia o Inghilterra, dove usano ordinariamente la Ru486 e dove le conseguenze negative a cui lui fa riferimento sono pressoché inesistenti?
E avrà semplicemente provato a ragionare sul fatto che, in ogni caso, ingoiare una pillola è senza ombra di dubbio meno invasivo e rischioso di un’operazione chirurgica fatta in anestesia totale (tubo aspirante che dalla vagina risale fino all’utero)?
“Qui non si può abortire”, farebbe prima a mettere un cartello con scritto così, il primario, all’ingresso del suo reparto. Solo ecografie per mammine felici.
Perché a decidere sul corpo delle donne ci pensano loro, quelli di “Comunione e liberazione”.