Bergamo– È stata motivo di scontro tra Regione e governo: per lei hanno litigato prima Renzi e Maroni e poi il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e l’assessore regionale alla mobilità Alessandro Sorte. Stiamo parlando della Pedemontana, una nuova autostrada che attraverserà la Lombardia, ma che, nella sua breve storia, di nuovo ha ben poco. Uno spettacolo fatto di devastazione e saccheggio del territorio e di spese folli: copione che a Bergamo abbiamo già visto con Brebemi e non solo. Perché quando si tratta di grandi opere inutili in Italia abbiamo la memoria corta, soprattutto quella storica.
IL PASSATO – Ecco perché dobbiamo però fare un passo indietro. Il 10 luglio 1976, nello stabilimento dell’Icmesa del comune di Meda (oggi provincia di Monza e Brianza), il sistema di controllo di un reattore chimico destinato alla produzione di triclorofenolo (un componente di diversi diserbanti) andò in avaria e la temperatura salì oltre i limiti previsti. La reazione chimica comportò una massiccia formazione di diossina, che divenne nube tossica. Arrivò da Meda fino a Seveso, Cesano Maderno e Desio: 240 persone vennero colpite da dermatiti, frutta e verdura morirono a causa dell’alto potere diserbante della sostanza, mentre migliaia di animali contaminati furono abbattuti. La popolazione venne però informata della gravità dell’evento solamente otto giorni dopo. Nell’area più inquinata (Zona A), il terreno fu depositato in vasche. Fu apportato un nuovo terreno proveniente da zone non inquinate ed effettuato un rimboschimento, che ha dato origine al Parco Naturale Bosco delle Querce.
IL PRESENTE – Ora proprio quella diossina potrebbe tornare in superficie. Tutto grazie a Pedemontana Lombarda. L’autostrada che dovrebbe collegare Varese a Bergamo (e gli aeroporti di Malpensa e Orio al Serio), per ora è stata realizzata solo in parte ma alcune realtà ambientali di pregio già non esistono più, come il bosco della Moronera di Lomazzo o quello di Battù di Lazzate, tagliato in quattro parti da un enorme svincolo.
Se i lavori andranno avanti la diossina del disastro di Seveso potrebbe riaffiorare da alcuni strati profondi del terreno. A dirlo non solo soltanto le rilevazioni fatte dall’Arpa ma le stesse analisi della società che sta portando avanti la costruzione della grande opera, Autostrada Pedemontana Lombarda Spa.
POCO TRAFFICO – Già queste ragioni di insostenibilità ambientale dovrebbero già fermare la costruzione dell’opera. Ma le intenzioni non sembrano queste. Per ora la futura A36 è stata realizzata solo nelle tratte A e B1: parte da Cassano Magnano (in provincia di Varese) e si ferma prima di Lentate sul Seveso (provincia di Monza e Brianza). Mancano le tratte B2, C e D: con queste da Lentate l’autostrada supererebbe l’Adda e arriverebbe fino a Osio Sotto passando per Cesano Maderno, Desio, Macherio e Arcore.
“All’oggi volumi di traffico sono molto bassi rispetto a quelli ipotizzati: solo il 30% – spiega Alberto Colombo del coordinamento di associazioni e realtà ambientaliste Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile – Ogni chilometro finora costruito è costato circa 30 milioni di euro: una spesa folle rispetto alla sua utilità”. Anche se non è neppure a metà costruzione, Pedemontana si è già rivelata l’ennesima grande opera inutile.
SPESE FOLLI – I finanziamenti sono in gran parte pubblici, ma reperiti tramite progetti di project financing , proprio come la maggior parte delle grandi opere in Italia. Lo stesso è successo per Brebemi, autostrada del lusso (i cui costi oscillano intorno ai 2,4 miliardi di euro) con un volume di traffico talmente basso da poter giocare a calcio sulle sue corsie.
Quel flop e quelle spese folli sembrano essere il futuro anche di Pedemontana: “Noi auspichiamo che si fermino dove sono arrivati perché sulla nostra tratta, la B2, c’è la diossina – continua Alberto Colombo – Quando la troveranno si porrà il problema del che fare e probabilmente sarà necessaria una bonifica, che richiederà ulteriori ingenti finanziamenti e verrà rimandata”.
FUTURE DEVASTAZIONI – Dopo aver divorato ettari di terreno in Brianza, il progetto di Pedemontana prevede che l’abbuffata continui in provincia di Bergamo. Nei soli sei chilometri dell’autostrada che attraverseranno la zona dell’Isola ci sono a rischio 70 ettari di terreno, che diventeranno 100 considerando compensazioni, cantieri e cave. Di questi 8 sono occupati da boschi che verranno abbattuti. In tutto verrà consumato circa un milione di metri quadri di suolo, praticamente 150 campi da calcio, senza calcolare i danni alla biodiversità di flora e fauna.
Inoltre l’autostrada dovrebbe passare sopra l’Adda con un ponte seguìto da un viadotto: un solo chilometro di strada per cui sono previsti 100 milioni di euro che andrà a sventrare le aree più suggestive del Parco dell’Adda e del Bosco dell’Itala, una delle pochissime aree versi fossili della Lombardia.
Non fa bene all’ambiente, perché sventra i territori e riporta in superficie la diossina. Non fa bene al traffico ed è poco frequentata. Non fa bene all’economia, visto che i soldi per la costruzione sono in gran parte pubblici e stanno svuotando le casse della regione Lombardia. A chi giova la Pedemontana? Probabilmente ad Autostrada Pedemontana Lombarda Spa , controllata all’80% da Milano Serravalle Spa, e al restante 20% da Intesa San Paolo e Ubi Banca. Non bisogna inoltre dimenticare che nell’azionariato di Ubi figurano praticamente tutti gli imprenditori che contano in bergamasca: Gnutti, Bombassei, Foppa Pederetti, Locatelli…
…Che altri motivi servono per pensare allo stop dei lavori?