Bergamo – Tutto è iniziato con un tam tam via Whatsapp: a molti cittadini e cittadine pareva inaccettabile l’idea che il ministro dell’Interno passasse da Bergamo senza che potessero esprimere ciò che pensano della sua linea di governo. Così, cellulare alla mano, qualcuno ha iniziato una catena, proponendo un pic nic antirazzista in concomitanza con il comizio di Salvini alla Berghem Fest di Alzano Lombardo, domenica sera; il passaparola ha funzionato ed è stato rilanciato da Potere al popolo e da diverse realtà bergamasche. Il luogo scelto, accanto allo Skate park di Alzano, sarà dunque teatro di un momento di festa, con giocolieri e musica, ma soprattutto darà la possibilità alla cittadinanza bergamasca di esprimere il proprio dissenso verso le politiche apertamente razziste e discriminatorie del governo. Un evento, dunque, del tutto spontaneo e dal basso, ancora più significativo se si considera l’incapacità della politica istituzionale di esprimere un’opposizione forte a questo governo.
La nostra città non è comunque un caso isolato nel panorama italiano; infatti, pare proprio che il leader leghista non abbia il largo ed assoluto consenso che evoca su Facebook e che rimbalza su tutti i media: è bene allora ricordare che la Lega ha raccolto il 18% dei voti alle scorse elezioni, che avevano registrato un’affluenza del 73%. Secondo i dati del Sole24Ore, in tutto la Lega avrebbe collezionato 5.691.921 alla Camera e 5.317.803 al Senato.
Un’ulteriore conferma è rappresentata dai fatti di cronaca delle ultime settimane: dopo la grande partecipazione al presidio antirazzista di Catania, in solidarietà ai migranti presenti sulla nave Diciotti, anche la città di Milano nei giorni scorsi ha espresso chiaramente la propria posizione nei confronti delle politiche di Salvini ed Orban. Anche in questi casi, inoltre, le mobilitazioni erano partite da chiamate popolari, dal basso, amplificate poi da associazioni e sindacati.
MIGRAZIONI E GOVERNI ITALIANI: UN PO’ DI STORIA – Attivisti e cittadini che hanno preso parte a questo tipo di proteste hanno spesso osservato che le politiche leghiste sono in stretta continuità con i decreti varati dagli ultimi governi in materia di immigrazione. Guardando al passato, gli accordi con la Libia, stipulati nel 2008 sono stati rinnovati nel 2017 da Gentiloni: prevedono l’aiuto italiano al governo libico nell’impedire ai migranti di partire dal continente africano. In poche parole costringono i migranti alla permanenza in un territorio politicamente instabile, in piena guerra civile, in cui prolificano le carceri illegali, luoghi di torture ed estorsioni.
IL DECRETO MINNITI-ORLANDO – Uno degli ultimi provvedimenti approvati in Italia in tema di migrazioni invece è stato il decreto Minniti- Orlando: provvedimento controverso, riscrive diversi aspetti del sistema di accoglienza e delle procedure per ottenere l’asilo politico in Italia. Un esempio? Prevede un solo grado di giudizio e di fatto abolisce il secondo grado nei procedimenti sul riconoscimento della protezione internazionale in caso di rigetto della richiesta (anche se resta la possibilità di ricorrere in Cassazione). In poche parole, al secondo “no” da parte della commissione territoriale che prende in esame la richiesta di asilo, il richiedente “perde” il diritto all’accoglienza ed è costretto dalla legge a lasciare la struttura in cui vive. In caso di ricorso in Cassazione, la persona non ha diritto alla permanenza in Italia e gli organi di competenza non rinnovano i documenti che la garantiscono (come il permesso di soggiorno), nonostante la persona abbia ancora una procedura giudiziaria in corso nei tribunali del nostro paese.
IL CODICE PER LE ONG – C’è anche stato il codice delle ong: firmato da soltanto 3 delle organizzazioni che operano nel Mediterraneo, il codice stabilisce il divieto di trasbordo su altre navi dei migranti soccorsi, tranne in casi di emergenza. Significa che le navi delle ong che operano a ridosso della costa libica dovrebbero tornare indietro fino ai porti siciliani dopo ogni operazione di soccorso, riducendo molto il loro tempo di permanenza sotto costa e quindi, potenzialmente, mettendo a rischio le vite di molte persone. Come ha spiegato al Corriere della Sera, Gabriele Eminente, direttore di MSF: «Limitando i trasbordi si fa crescere il numero di viaggi, il che rende le missioni economicamente meno sostenibili soprattutto per le ong più piccole. E si rallentano le operazioni di soccorso, quando i minuti possono fare la differenza tra la vita e la morte».
GLI ACCORDI TRA ITALIA E LIBIA DEL 2017 – Amnesty International Italia inoltre ha ricordato recentemente che «un anno fa (nel 2017 ndr) il governo italiano, appoggiato da quelli europei, ha sottoscritto un equivoco accordo col governo della Libia a seguito del quale migliaia di persone sono finite intrappolate nella miseria, costrette a subire tortura, arresti arbitrari, estorsioni e condizioni di detenzione inimmaginabili nei centri diretti dalle autorità libiche». L’Italia avrebbe collaborato con le autorità militari e di controllo delle frontiere della Libia per «fermare le partenze dei migranti irregolari»: in altre parole impedire ai migranti, così come ai rifugiati, di raggiungere l’Europa.
Secondo Iverna McGowan, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee, da allora il governo italiano e l’Unione europea hanno fornito alla Guardia costiera libica imbarcazioni, formazione e ulteriore assistenza per pattugliare il mare e riportare indietro rifugiati e migranti in fuga disperata verso l’Europa. Nel 2017, circa 20.000 persone sono state intercettate in mare dalla Guardia costiera libica e trasferite nei famigerati centri di detenzione del paese.
Così, analizzando gli ultimi provvedimenti in materia di immigrazione, le posizioni del governo gialloverde appaiono soltanto più urlate, ma non segnanano una vera e propria discontinuità con le misure varate dai suoi predecessori. Anzi, il leader leghista ha rivendicato come proprio successo la diminuzione del 77% degli sbarchi sulle coste italiane nei primi sei mesi del 2018: ma in realtà questa non è che una conseguenza dei provvedimenti fatti in precedenza. Poca è la credibilità che tutti i partiti hanno in materia di antirazzismo e ciò non è sfuggito alle persone, che in misura sempre maggiore hanno deciso di muoversi spontaneamente ed in autonomia per rivendicare l’opposizione al razzismo istituzionale.