Bergamo – L’aveva detto e ha mantenuto la parola: durante l’ultima assemblea nazionale a Bologna il 5 e 6 Ottobre, la rete Non Una di Meno aveva infatti promesso uno “stato di agitazione permanente” contro il decreto legge Salvini su sicurezza e immigrazione, D.L. 113/2018 e contro il disegno di legge sull’affido condiviso, detto ddl Pillon dal nome del primo firmatario.
Quest’anno la manifestazione nazionale a Roma del 24 novembre verterà proprio sulla lotta a questi due provvedimenti: da un lato il decreto legge Salvini, entrato in vigore a settembre, elimina la protezione umanitaria e prevede invece una “protezione speciale” di un anno in caso di pericoli per il migrante che torni nel proprio paese, potenzia il sistema dei centri per il rimpatrio e mette fine al programma Sprar. Dall’altro il disegno di legge Pillon, ora in discussione alla Camera, che vuole riformare l’affido condiviso.
E del Pillon si parlerà molto il 10 novembre, giornata di mobilitazione in tante città italiane, tra cui anche Bergamo: in piazza oltre a Non Una di Meno i centri antiviolenza, le associazioni per la tutela di minori e associazioni degli avvocati di famiglia.
La proposta di legge Pillon vuole modificare le regole dell’affidamento condiviso, rendendo obbligatorio il percorso di mediazione a pagamento in caso di coppie con figli minorenni e introducendo la “bigenitorialità perfetta”, ovvero l’idea che i figli e le figlie debbano stare obbligatoriamente metà tempo col padre e con la madre, istituendo anche
un doppio domicilio per ogni minore coinvolto. Cosa succederà nei casi di vittime di violenza? “Sarebbe infatti improponibile pensare che le donne con figli debbano passare da un percorso di mediazione con il loro carnefice e che i figli siano obbligati a passare del tempo con un genitore abusante – spiegano le attiviste di Non Una di Meno – Viene difficile credere che tutto ciò venga fatto “per il bene di bambini e bambine”, come ribadito dal senatore Pillon“.
Il Ddll abolirebbe anche l’assegno di mantenimento introducendo il mantenimento diretto: ogni coniuge dovrà provvedere ai bisogni dei figli e delle figlie per tutto il tempo che passa con loro. Misura ritenuta profondamente ingiusta: “Il 48% delle donne in Italia non lavora. Quando invece le donne hanno un lavoro guadagnano meno degli uomini, come evidenziato dai dati Istat: non possono dunque provvedere nello stesso modo ai figli“.
L’obiettivo non dichiarato del ddl sembra essere quello di rendere sempre più difficoltoso il divorzio per le coppie con figli. Già adesso, le numerose richieste di separazione che avvengono per maltrattamenti hanno un iter lungo, doloroso e difficile: è difficile dimostrare la violenza, è difficile ottenere misure adatte alla donna e ai figli. “Ma con questo disegno di legge le donne perdono ancora terreno, vengono schiacciate sotto il peso di uno stato che in nome di un’idea astratta di famiglia limita le libertà femminili – concludono le attiviste di Non Una di Meno Bergamo – per questo il 10 novembre saremo in piazza Matteotti (davanti al Comune di Bergamo): faremo il primo passo della nostra battaglia contro il Ddl Pillon“.