Bergamo- Lunedi 7 settembre ha avuto luogo un presidio fuori dal palazzo della Provincia, in cui i delegati sindacali della Semantic di Osio Sopra hanno incontrato i vertici istituzionali per provare a trovare una soluzione circa la drammatica situazione dei lavoratori dell’azienda. Giovedì scorso infatti i vertici aziendali hanno fatto sapere ai propri dipendenti che trasferiranno il 60/70% della produzione in Ungheria, lasciando senza lavoro più di 200 lavoratori, ma mettendo di fatto a rischio l’esistenza stessa dello storico stabilimento di Osio, in cui lavorano 300 persone. Dal giorno seguente è stato proclamato lo sciopero, e i lavoratori hanno continuato a scioperare fino a lunedi, durante il presidio di protesta al palazzo della Provincia. L’azienda, che fa parte di un gruppo multinazionale tedesco, ha fatto richiesta della cassa integrazione per emergenza covid-19 fino a fine anno, dopodichè potrà procedere direttamente con gli esuberi, visto che a fine anno finirà il blocco dei licenziamenti attivato a causa dell’emergenza sanitaria, che Confindustria già avrebbe voluto togliere mesi fa. Dalle testimonianze dei delegati sidacali risulta che il fatturato della Semantic si attesta intorno ai 39 milioni annui, e persino durante l’emergenza sanitaria la produzione è continuata, e non sono diminuiti gli ordinativi: la decisione di trasferire la produzione in Ungheria arriva per risparmiare sui costi di produzione, per alzare i margini di guadagno trasferendo la ditta in un paese dove la manodopera è più a buon mercato. Insomma, i vertici industriali Semantic, pur di implementare i propri già enormi guadagni, sono disposti a decretare la crisi economica per centinaia di famiglie. L’incontro avvenuto in Provincia lunedì si è concluso solo con alcune promesse: alcuni parlamentari e rappresentanti di partito hanno fatto sapere che presenteranno un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, mentre Confindustria, che rappresenta la Semantic, non si è nemmeno presentata al tavolo delle trattative. Anche questa settimana i lavoratori terranno assemblee nello stabilimento, al fine di ottenere un’inversione di rotta su una sorte che sembra ormai segnata. In un periodo di galoppante crisi economica, di difficoltà per moltissime famiglie, Confindustria e le aziende che rappresenta si dimostrano sempre meno disposte ad assecondare le richieste sindacali e dei lavoratori, sacrificando sull’altare del profitto le vite di centinaia di persone.