Bergamo– Il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione alle associazioni ambientaliste, che si sono battute per per fermare i numerosi tentativi di moltiplicare le cave estrattive sul territorio bergamasco. Sono stati bloccati, in quanto non autorizzati all’interno del Piano cave della provincia di Bergamo, i seguenti Ambiti Territoriali Estrattivi: ATEo24 nel Comune di Pianico, ATEo20 nel Comune di Carobbio degli Angeli, ATEg42 nel Comune di Torre Pallavicina ATEg36 nel Comune di Boltiere, ATEg40 nel Comune di Antegnate, ATEc21 nel Comune di Ardesio e Rg20 Comune di Onore. La pianificazione territoriale in tema di cave e’ fino a ora mancata mentre nuovi insediamenti per l’estrazione da parte delle imprese dei cavatori sono stati foraggiati da numerose amministrazioni comunali a maggioranza Lega e Pdl della nostra provincia. L’ultimo ricorso al TAR questa volta e’ stato presentato dalla Società’ Fumagalli Edilizia industrializzata S.p.A., dopo che è stata esclusa dal piano cave.
La sentenza di risposta del TAR della sezione di Brescia del 3 maggio ha dichiarato definitivamente decaduto il Piano cave della provincia di Bergamo del 2008 annullando la delibera della giunta lombarda che nel febbraio 2011 aveva riapprovato e confermato il piano, di fatto «resuscitandolo» da una serie di sentenze che già ne avevano sancito la fine. Dal rapporto cave 2011 realizzato da Legambiente si rileva che la Regione Lombardia è’ al primo posto in Italia per numero di cave dismesse o abbandonate con 2.888 unita da aggiungersi alle 558 ad oggi ancora attive. La produzione annua è pari a 16.000.000 metri cubi di sabbia, 388.000 di pietra ornamentale, 3.876.000 di torba e 302.000 di calcare. Per un volume di entrate derivanti dai canoni per l’estrazione pari a 7.040.000 €. In terra orobica i il bottino ò cospicuo e le cicatrici lasciate ne sono una vivida testimonianza. La nostra provincia sta diventando un gruviera.
Nella bassa bergamasca vi e’ una miniera a cielo aperto ogni 5 km, a cui si sono aggiunte anche le cosiddette “cave a prestito” volute al di fuori del Piano al fine di realizzare la TAV Verona-Milano.I siti estrattivi a prestito sono stati insediati a Mozzanica e Fornovo, nonostante la ferma opposizione dei sindaci. Due milioni di metri cubi di ghiaia spalmati su 20 ettari di terreno agricolo per fornire materiale da costruzione alla Cepav2 per la costruzione della TAV. Danni irreparabili al sistema irriguo e idrogeologico della zona.
Un’altra ferita aperta è l’ex cava Cuter di Zanica abusiva dal 1976: 6.800 mq di melme acide e rifiuti di ogni genere: ghiaia, concimi, pneumatici, nafta, catrame e reflui industriali.5,4 milioni di euro per il recupero ambientale à la somma disponibile in Regione per la bonifica dell’area, proclama l’assessore formigoniano all’Ambiente, reti ed energia Marcello Raimondi.
La Regione Lombardia sta discutendo in Commissione il varo di una nuova legge, ma dalle prime avvisaglie pare che l’indirizzo sia quello di conferire al Consiglio regionale la facolta’ di dettare le linee di indirizzo, accentrando invece il potere autorizzativo alla Giunta.Viene demandato il controllo ai singoli comuni, privi dei mezzi economici e tecnici per effettuare questo delicato compito.L’attenzione sul tema è molto alta alla luce degli episodi di corruzione che hanno coinvolto la Giunta regionale, vedi il caso Locatelli. Un dato inoltre non va sottovalutato: una volta dismesse l’80% delle cave viene trasformato in discariche.