Bergamo – Non si sarebbe poturo scegliere momento più opportuno per scendere in piazza per chiedere il blocco generalizzato degli sfratti. Proprio nel giorno in cui viene arrestato l’assessore alla casa della regione Lombardia Domenico Zambetti, eletto tra le file del PDL, accusato di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa per avere comprato 4000 preferenze direttamente dalla ‘ndrangheta . Ed ecco quindi che emerge l’abissale distanza che ormai separa i bisogni materiali di chi fatica a arrivare a fine mese e sostenere il prezzo dell’affitto, dagli interessi di chi dovrebbe occuparsi di un bene primario come quello della casa.
Quella degli sfratti è una vera e propria emergenza che ha visto emettere 1234 provvedimenti di sfratto, con una media di quasi 4 al giorno nella nostra provincia. I sindacati degli inquilini hanno convocato una manifestazione unitaria che si è svolta di fronte alla Prefettura con la presenza di famiglie in attesa dello sfratto. Le richieste sono la sospensione degli sfratti e la garanzia del passaggio da casa a casa per le persone in difficoltà. In prefettura la delegazione sindacale ha incontrato il Capo di Gabinetto Di Nuzzo secondo cui non esiste nessuna emergenza e questo è dimostrato dal fatto che raramente è dovuta intervenire la forza pubblica per far eseguire gli sfratti. Dopo l’incontro, il presidio si è trasformato in un corteo spontaneo che si è spostato verso il comune, affiggendo alcuni striscioni.
L’indifferenza delle istituzioni non sembra quindi vacillare nemmeno di fronte al fenomeno degli sfratti, che è solo la punta dell’iceberg e l’elemento più visibile e drammatico di un disagio molto più vasto. Le giovani generazioni sono infatti ostaggio di un mercato del lavoro precario che, non garantendo la continuità del reddito, nega loro sia la possibilità di accesso ad alloggi in affitto sul mercato immobiliare, sia l’accesso ai mutui che le banche non forniscono a chi non possiede redditi certi. La bolla immobiliare prodotta dalla continua costruzioni di nuovi immobili, che rimangono invenduti, è una delle forme che ha assunto la sete di profitti che ha fatto della casa un terreno di speculazione, invece di un settore economico che tenga conto dell’esigenze diffuse della popolazione. L’edilizia popolare è stata completamente congelata e parte del patrimonio pubblico è stato svenduto proprio quando fasce sociali sempre più ampie sono state colpite dalla crisi. L’amministrazione comunale di Bergamo, a dispetto della gravità della situazione, ha aspettato oltre due anni prima di indire una bando per l’assegnazione degli alloggi popolari, nonostante avesse l’obbligo di bandirne almeno uno all’anno. Brucia ancor di più di fronte a questa emegenza prendere atto che nella sola città di Bergamo gli alloggi sfitti superano ormai quota 5000.
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