Bergamo – Una giornata densa di iniziative, anche in provincia, e una partecipazione di piazza che testimonia quanto il lascito ideale della Resistenza continui a vivere attraverso le generazioni.
È questo il dato più significativo del 69° anniversario della Liberazione, una giornata segnata anche da novità che misurano il cambio di umore nel cosiddetto “popolo della sinistra”. Da un lato, l’imponente dispiegamento di bandiere partitiche, superiore agli anni passati, tradisce il tentativo di alcuni schieramenti di fare della giornata una vetrina in vista delle elezioni comunali. Dall’altro, il consistente spezzone che anche quest’anno ha disertato le celebrazioni di piazza Vittorio Veneto restituisce con immediatezza l’impressione di un modo altro di intendere il 25 aprile, che non smette di raccogliere nuovi consensi.
Oltre un migliaio di persone hanno scelto di abbandonare il comizio istituzionale per raggiungere in corteo la lapide dedicata a Ferruccio dell’Orto e ascoltare le parole partigiane di Angelica “Cocca” Casile. Non è mancato il riferimento alla continuità ideale delle lotte del presente e alle polemiche scatenatesi attorno ai recenti episodi di brutalità poliziesca; difficile non cogliere l’allusione alle cariche con cui la polizia ha posto fine il 12 aprile scorso alla manifestazione romana dei movimenti di lotta per la casa. L’intervento di un attivista del centro sociale Pacì Paciana ha poi dato voce alle mobilitazioni antifasciste intercorse nell’ultimo anno, dalle proteste contro la campagna omofoba delle “Sentinelle in piedi” al contrasto attivo del raduno fascista di Rovetta.
Proprio la necessità più che mai attuale di contrastare l’iniziativa razzista delle destre sul territorio è stata al centro della mobilitazione delle comunità migranti di Bolgare, la vera novità della giornata.
Il comune è al centro delle polemiche per l’introduzione da parte della Giunta leghista di una tassa di 500 euro per le famiglie migranti che inoltrano richiesta di idoneità abitativa. La delibera appare ancora più grave considerati i prevedibili effetti: uno sbarramento d’accesso alla residenza equivale a limitare l’accessibilità al sistema di welfare, ovvero l’abbandono da parte delle politiche sociali di alcune fasce della popolazione in funzione di una discriminante “etnica”. Quasi scontato allora che all’appello delle comunità migranti abbiano risposto i movimenti di lotta per la casa, sigle sindacali come CUB e COBAS, i facchini della logistica e decine di attivisti solidali.
La composizione del corteo restituisce quella convergenza delle lotte già emersa dalle giornate del 18 e del 19 ottobre a Roma: dalla casa al lavoro, dalle componenti migranti a quelle studentesche, dal sindacalismo di base all’attivismo auto-organizzato. L’esito è stato un corteo del 25 aprile composto per la stragrande maggioranza da migranti, che ha attraversato le vie di Bolgare affermando la continuità delle lotte del presente con l’esperienza della lotta partigiana.
A poco sono servite le intimidazioni che alcuni manifestanti hanno riferito sarebbero state indirizzate nel corso della settimana dalla Giunta a commercianti e associazioni migranti. Alcune centinaia di persone hanno dato vita al corteo più grande che il piccolo comune di Bolgare avesse mai visto. Uno striscione sorretto da alcuni giovani pachistani recitava: “W i partigiani, W il 25 aprile, ora e sempre Resistenza”. Un’immagine che, distante da elettoralistiche sfilate cerimoniali, dice molto sull’attualità della Resistenza e sui suoi protagonisti a venire.