Bergamo – In queste due interviste, Angelo Bendotti, presidente dell’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – ISREC Bergamo – presenta la ricostruzione storica della tanto discussa strage di Rovetta ed una analisi del ruolo del raduno di più o meno giovani nostalgici fascisti che ogni anno si ritrovano per commemorare 43 militi della Tagliamento fucilati dai partigiani il 28 aprile del 1945.
Nella prima intervista, Bendotti denuncia la totale mancanza di informazione relativa ai fatti di Rovetta e l’illegittimità con cui i nostalgici che vi partecipano commettano apologia di fascismo alla luce del sole. In particolare, critica il sindaco di Rovetta che non avrebbe mai realmente tentato di impedire il raduno.
Quest’anno, il 27 maggio, è prevista una marcia partigiana sui sentieri del monte Blum a Rovetta. L’iniziativa è stata indetta dal gruppo Ribelli della montagna, con lo scopo di portare agli occhi di tutti ciò che succede ogni anno a Rovetta e opporsi fermamente a qualunque manifestazione o revisionismo di stampo fascista.
Il secondo contributo di Bendotti ripercorre i giorni successivi alla caduta del fascismo nella bergamasca (dal 26 al 28 aprile del 1945) ed analizza precisamente il ruolo della legione Tagliamento, delle brigate partigiane ed in particolare della figura del famoso “Moicano”, ancora oggi oggetto di discussione.
Il “Moicano” Paolo Poduie era un agente italiano dei servizi segreti inglesi. Egli fu paracadutato nella bergamasca il 5 aprile 1945, ed ebbe il compito di addestrare i partigiani all’uso di esplosivi per bloccare le vie di fuga dei nazifascisti verso la Germania. Dopo la cattura dei circa cinquanta militi della Tagliamento, la decisione dell’esecuzione di questi militari fu preceduta da forti discussioni tra i partigiani stessi. Il “Moicano”, in quanto militare con il grado più alto presente nella zona, decise di fucilare i fascisti, lasciando liberi 3 ragazzi data la loro giovane età.
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