Bergamo: l’università “aperta” che chiude le porte a un convegno

Bergamo- “Gli elementi con cui è definita sul sito dell’Università di Bergamo la “mission” (apertura, libertà, pluralità, incontro) sono mancati sabato 29 giugno”: così inizia la lettera spedita da alcune lavoratrici e lavoratori dell’università degli studi di Bergamo, iscritti al sindacato di base CUB, al Rettore Remo Morzenti Pellegrini per manifestare il proprio dissenso contro una decisione controversa presa da Unibg.

Quel giorno, sabato 29 giugno, nella sede dell’università in via dei Caniana, era previsto un incontro dal titolo “Intersezioni | In Movimento”, l’ultimo di quattro appuntamenti di riflessione e confronto sui temi della città, del femminismo, del clima, delle grandi opere e delle migrazioni: l’idea era quella di “tessere i collegamenti [tra i temi affrontati precedentemente] per costruire un quadro della realtà e cercare di capire come stravolgerla”. Così spiegavano gli organizzatori, ovvero l’associazione Iris, che aveva regolarmente chiesto e ottenuto l’utilizzo dell’aula 3 nella sede dell’università in Via dei Caniana.

Quando il Rettore è venuto a sapere che fra i promotori c’erano anche il centro sociale Pacì Paciana, Kascina Autogestita Popolare e altre organizzazioni politicamente connotate, l’università ha deciso di annullare l’evento. Come mai? Così scrive l’università agli organizzatori: “L’evento, per il quale avevate inoltrato l’apposita modulistica prevede, come ente richiedente e organizzatore, l’Associazione Iris e gli argomenti segnalati nelle vostre mail sono ben altri rispetto a quanto pubblicizzato sui social in questi giorni e diffuso erga omnes”. (link foto).

La risposta dell’ufficio del Rettorato accusa i promotori di aver “mentito” riguardo organizzazione e tematiche dell’incontro. Ma la lettera scritta dai lavoratori pone al centro ben altre motivazioni che hanno portato alla chiusura della sede universitaria quel giorno. Prima di tutto viene raccontato come la decisione del Rettore abbia avuto delle ripercussioni sul loro stesso lavoro: “Si è intervenuti facendo operare i lavoratori per spostare in altre sedi tutte le attività previste sabato presso la sede di Caniana in quanto per problemi di sicurezza la sede sarebbe stata chiusa. Questo di fatto ha creato un disagio per i lavoratori e un disservizio per gli utenti”.

Ma non solo. Secondo la lettera la ragione principale per cui è stato annullato il convegno riguarda il timore che, visti i suoi organizzatori e promotori, potesse essere osteggiato da gruppi di estrema destra, senza avere basi concrete di questo pericolo: infatti il convegno si è poi tenuto in un’altra sala cittadina senza nessun problema.

“Si è paventato che questo convegno potesse essere osteggiato da gruppi di estrema destra senza avere basi concrete di questo pericolo. Tant’è che il convegno si è poi tenuto in un’altra sala cittadina senza nessun problema come i precedenti convegni. Si è dunque chiusa l’Università
seguendo una deriva securitaria, senza ragionamento. L’Università così non dimostra di essere aperta, plurale e libera. Anche perché se davvero ci fosse stato un reale pericolo e non è così, a nostro avviso con più forza andava concesso lo spazio proprio per rispettare quei valori” si legge nella lettera dei lavoratori.

Insomma, per i lavoratori del sindacato Cub la motivazione della chiusura sembra essere un’altra: piuttosto che permettere un legittimo incontro (con la presenza di docenti bergamaschi e di altri arrivati da diverse città d’Italia) si è preferito annullare tutto per una presunta e possibile contestazione da organizzazioni di estrema destra. Vietare la libertà di espressione nel nome del quieto vivere.

La lettera sottolinea anche questo aspetto: “Se l’Università aspira ad essere moderna, inclusiva, plurale e si richiama a valori democratici non basta scriverlo e poi quando si presenta l’occasione si cede il passo a gruppi di chiara matrice razzista e anti democratica. Valga l’esempio dell’Università di Roma dove Forza Nuova voleva impedire un convegno organizzato in cui avrebbe parlato Mimmo Lucano. L’Università di Roma non ha chiuso sedi, allertato lavoratori, il convegno si è svolto regolarmente. Peccato, un’occasione persa di essere un’istituzione forte, solida e aperta. Meglio una serrata, meglio girarsi dall’altra parte con indifferenza”.

La risposta del rettore, giunta a stretto giro, ha difeso il proprio operato, sottolineando di nuovo l’incongruenza tra gli organizzatori presentati formalmente nel modulo e quelli pubblicizzati sui social network e precisando che la chiusura della sede di via de Caniana era dovuta alla manifestazione sportiva Unirun (provvedimento, tuttavia, deciso il giorno prima della corsa, programmata invece già da diverso tempo).

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