Bergamo– Quanto è sicura Bergamo? Una domanda che scuote le coscienze dei cittadini e come uno spettro si aggira tra le aule di Palazzo Frizzoni, fino ad arrivare a quelle di Montecitorio. Da poche settimane, infatti, il comune ha recepito tutte le modifiche del decreto Minniti sulla sicurezza urbana. Fiero di ciò, il vice sindaco e assessore Sergio Gandi si è detto soddisfatto della scelta (rapida ed efficiente) della nostra amministrazione. Vista la rapidità con cui il decreto è stato approvato in parlamento (appena 44 giorni tra l’esame del testo da parte delle commissioni della Camera, il 28 febbraio, e l’approvazione in Senato il 12 aprile) e recepito da Palazzo Frizzoni, la sicurezza in Italia sembra essere al centro di una vera e propria crisi. E’ davvero così? Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda analizzando alcuni dati pubblicati dalla Questura di Bergamo in occasione della Festa della polizia, il 10 aprile 2017.
Partiamo dal dato generale: in linea con il quadro nazionale, dal 2013 a oggi i reati a Bergamo e provincia sono nettamente diminuiti passando da 50598 a 43404. Ma andiamo con ordine.
Tra i reati predatori, furti (da 27095 nel 2013 a 23546 nel 2016) e rapine (da 556 nel 2013 a 492 nel 2016) registrano un netto calo, mentre le truffe si attestano in aumento, a causa all’incremento di quelle informatiche: dalle 2420 del 2013 alle 3042 del 2016. Anche l’attività di prevenzione è piuttosto solerte: nel 2016 ben 11115 sono state le persone controllate dalle unità volanti, 10042 i veicoli che hanno portato a 3407 denunce. Ben 87 gli arresti e 612 gli indagati.
A fronte di questi dati, che mostrano controlli efficienti e capillari, oltre a un generale calo dei crimini in città, stridono le dichiarazioni del vicesindaco Gandi, all’indomani dell’approvazione del decreto: “Gli strumenti che oggi il Decreto Minniti di mette a disposizione non saranno risolutivi, ma rappresentano comunque elementi deterrenti per situazioni di degrado nelle nostre città, una possibilità in più per essere più efficaci sul territorio. Ma soprattutto ci consentono un’attività ancora più coordinata con chi davvero tutela l’Ordine pubblico nelle nostre città, ovvero Questura e Prefettura”.
Il famoso “degrado” non rientra in nessuna statistica (neppure quella della polizia di Stato) e sfugge alle definizioni giuridiche. Sono invece concrete e misurabili le conseguenze di questi nuovi provvedimenti (come i minidaspo), che limiteranno pesantemente la libertà delle persone, in nome di una lotta al degrado senza basi giuridiche né statistiche.