Treviglio – Sabato 10 novembre si è svolta una manifestazione contro l’insediamento di una discarica d’amianto nell’ex cava Vailata, situata tra i Comuni di Treviglio, Casirate e Calvenzano. Il presidio, voluto dal “Coordinamento contro la Discarica d’Amianto a Treviglio”, si è svolto nei pressi del comune e ha visto radunarsi decine di cittadini, residenti nelle zone limitrofe alla cava, associazioni ambientaliste, comitati spontanei, sindacati, partiti politici, liste civiche. La Regione Lombardia, il 30 luglio 2012, ha approvato l’iter per la realizzazione dell’opera, dopo che la “Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti” ha espresso un “giudizio positivo sulla compatibilità ambientale per il progetto di discarica di cemento-amianto, da realizzare nell’ex cava Vailata”. L’improvviso cambiamento d’opinione da parte dell’organo regionale, che fino ad allora aveva espresso parere contrario alla discarica, solleva dei dubbi riguardo alle reali motivazioni che lo giustificano. Il sito individuato a Treviglio prevede la formazione di una collina di 7 metri, a ridosso della linea della TAV, non distante dalla Bre.Be.Mi., e a circa 300 metri dal centro città. Le perplessità sorgono poiché le discariche di amianto devono infatti essere lontane dalla falde affioranti, dalle zone abitate, dalle zone agricole, dalle zone ambientali protette e necessitano un’analisi dei venti che rischiano di favorire la dispersione delle fibre di amianto.
Risulta chiaro che il sito individuato e le modalità di smaltimento scelte non hanno le caratteristiche idonee per una discarica di amianto. Qualora la discarica verrà realizzata si rischia di ripetere i casi di noncuranza ambientale già visti nella discarica di Cavenord di Cappella Cantone (Cr), nella discarica Profacta di Brescia e nella Ecoeternit di Montichiari, tutte e tre poste sotto sequestro dalla magistratura. Queste tre discariche, come quella in progetto a Treviglio, hanno in comune la caratteristica di essere ex cave. Le convenzioni tra comune e provincia stabiliscono che i cavatori, al termine dei lavori, debbano ripristinare i luoghi, riportando il terreno a livello originario e realizzando un’area verde. Una volta estratto il materiale edile, infrangendo le norme vigenti, si insinuano però gli interessi di privati, come nel caso della ex-cava di Cappella Cantone in cui Pierluca Locatelli tramite tangenti alla Regione Lombardia riuscì ad ottenere l’autorizzazione per la discarica d’amianto, appoggiando gli interessi delle banche che gli promisero forti finanziamenti a patto che si realizzasse l’opera.
La Giunta Formigoni, anziché responsabilizzarsi nei confronti della cattiva gestione di queste discariche, ha invece favorito e velocizzato i procedimenti per le autorizzazioni necessarie e contrastato i movimenti che vi si opponevano. Caso emblematico di questo malgoverno è la gestione dell’Arpa, trasformatosi da ente autonomo a struttura i cui dirigenti sono nominati direttamente dalla Giunta della Regione, rendendolo di fatto assoggettato al governo regionale. Dopo l’arresto del dirigente Arpa Giuseppe Rotondaro non si è assistito ad alcun ricambio nell’organigramma dell’istituto, e i controlli per gli impianti delle future discariche verranno gestiti dalle stesse persone che si sono occupate, malamente, della discarica di Cappella Cantone.
Fino ad oggi la Lombardia spedisce circa 200.000 tonnellate l’anno di amianto in Germania, con costi e procedure sempre più inattuabili. Esiste un altro processo di smaltimento, che dovrebbe però essere oggetto di una progettazione organica e di una vigilanza costante da parte dalle istituzioni: il trasporto sicuro dell’amianto in discarica e la realizzazione di forni per i trattamenti di inertizzazione. Regione e province, nonostante le numerose proposte, non sembrano però interessate a considerare in modo complessivo la situazione e a valutare tutte le alternative confrontandosi con le popolazioni locali interessate. Pare proprio sia più semplice accettare le proposte dei privati, per lo più cavatori che sperano di ottenere un doppio profitto dalle cave, evitando le spese per il ripristino ambientale e assicurandosi i consistenti profitti dello smaltimento.
Il comitato che lotta contro la realizzazione della discarica promette battaglia e si prepara ad altre iniziative finché su questa vicenda verrà posta la parola fine.