Cronache dalla quarantena: “le cose non devono solo passare, devono anche cambiare”

Continua la rubrica delle Cronache dalla quarantena: riceviamo e pubblichiamo qui la riflessione di un ragazzo riguardo la sua attuale situazione di neolaureto in cerca di un impiego, che fatica a uscire dal tunnel del lavoro nero.

“Bisogna portar pazienza, che ci vuoi fare” oppure “aspettiamo, prima o poi passerà” sono solo due delle frasi più sentite dire dall’inizio della quarantena. Nei momenti di crisi queste frasi risuonano come un mantra, ma la verità è che le cose non devono solo passare, devono anche cambiare.

Quotidianamente nella mia vita mi sento dire queste stesse frasi, riferite alla mia condizione lavorativa incerta e instabile da neolaureato e disoccupato.  Anch’io stesso me le ripeto all’ennesimo corriculum senza risposta, nel tentativo di non morire asfissiato dall’apatia e dall’inconcludenza.

Eppure, nel mondo perfetto che abbiamo in testa, l’ottenimento di una laurea dovrebbe essere il momento della vita che coincide con l’inizio di un nuovo ciclo, fatto di indipendenza e lancio nel mondo del lavoro qualificato e specializzato per il quale ci siamo formati.

In fondo nessuno passa anni a fare il pendolare pagando tasse universitarie a tempo perso.

Portato a termine il percorso accademico ti senti sicuro che finalmente è giunto il momento di dire addio ai lavoretti, a fare il barista in nero, consegnare hamburger per 6 euro l’ora, inizialmente pagato in voucher e metà in contanti, e poi solo in contanti, per avere a fine mese quello che ti basta per uscire a bere una birra con gli amici.

C’è qualcosa che non funziona quando scopri di non essere l’unico in questa situazione, perso nel mondo dei lavoretti in nero: pure per il centro dell’impiego risulta che a 26 anni non ho lavorato un giorno nonostante mi faccia il culo da sempre.

Quanto si può sopportare di vivere galleggiando? Non nuoti, ma allo stesso tempo non sprofondi.

E’ questa la sensazione che ti permea quando non riesci a trovare una dimensione lavorativa dignitosa, che ripaga i tuoi sforzi accademici e che permetta un’emancipazione economica per poter finalmente essere indipendente dai tuoi genitori.

Ed è cosi anche la quarantena, un galleggiare nell’attesa.

Quando tutto ripartirà ricominceremo a cercare di raggiungere la nostra meta, di conquistarci un futuro fatto di una vita dignitosa e un lavoro onesto che ci faccia sentire appagati.
Non perché siamo ingenui o schizzinosi, ma perché ognuno di noi se lo merita.

>Ma per il momento che ci vuoi fare, bisogna portar pazienza…”

 Foto: 2020 © Francesca Cepparrone

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