Bergamo – Oggi pomeriggio davanti alla sede della Regione Lombardia in via XX settembre, si sono tenuti un presidio e un’assemblea pubblica con lo scopo di informare la cittadinanza circa la nuova legge regionale sull’abitare.
La giornata, organizzata dal comitato di lotta per la casa e il sindacato AsIA, ha posto al centro della discussione la legge approvata dalla giunta a dicembre e in attesa di discussione e approvazione in consiglio regionale.Una manifestazione che si è svolta anche in altre città: i comitati che si battono per il diritto all’abitare di Milano e Brescia si sono mobilitati, occupando le sedi della regione e creando momenti di scompiglio.
Come spiegato dai manifestanti, la legge «stravolge la funzione sociale dell’edilizia pubblica, la subordina ancora di più alle logiche di mercato e ai meccanismi di privatizzazione, causando una frammentazione delle fasce più deboli della popolazione. La casa viene concepita come un servizio piuttosto che come un diritto per tutti!»
Ma cosa prevede concretamente questa legge dal titolo “Disciplina regionale dei servizi abitativi”?
La prima novità del testo è l’abolizione definitiva dell’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), per articolare il sistema in Servizi Abitativi Pubblici (ASP) e Servizi Abitativi Sociali (SAS): i primi sono i cosiddetti alloggi popolari, mentre i secondi si rivolgono a coloro che non rientrano nei parametri per accedere alle graduatorie, ma al col tempo non riescono a sostenere un affitto di mercato.
Un’altra accelerazione è stata data all’ingresso nella gestione di privati, come imprese edilizie, cooperative ed enti del terzo settore. A questi ultimi spetterà anche il compito di procedere alle assegnazioni, mentre i bandi rimarranno di competenza del comune. Tutto ciò è previsto grazie un sistema di accreditamento mediante concorso, che verrà definito successivamente dalla giunta.
A fronte di 3.000 assegnazioni l’anno contro le 51.000 richieste di sfratto e le 6.600 eseguite, la nuova “Disciplina regionale dei servizi abitativi” prevede la possibilità di svendere il 15% del patrimonio. Un provvedimento che stona palesemente contro i numeri dell’emergenza abitativa (forniti dal Ministero degli Interni).
Viene inoltre abolita la graduatoria in deroga: eliminando le assegnazioni per emergenza si demanda il problema a cooperative o privati, situazione che spesso si traduce nello smembramento del nucleo familiare.
Un altro punto contestato dai comitati consiste nell’introduzione di un ampio sistema di controlli per contrastare le occupazioni abusive. Infatti, si rende possibile l’adozione di sistemi come il portierato e il custode, mentre spazi vuoti possono essere utilizzati come presidi di sicurezza gestiti dalle forze dell’ordine. A tutto ciò si aggiunge un finanziamento di 3.650.000 euro per l’installazione di sistemi di videosorveglianza. Insomma, a fronte di mancata manutenzione e di abbandono degli edifici si preferisce investire nella “sicurezza” invece che nella risistemazione e nella riassegnazione.
Questi i punti salienti e principali della nuova legge. Qui il link di riferimento per leggere interamente il testo.
Si tratta dunque di una legge che poco ha a che fare con le vere istanze e problematiche del diritto all’abitare in Lombardia: un sistema di gestione dell’emergenza che non viene neanche più ritenuta tale, che privilegia privati e investimenti in politiche securitarie. Si contrastano tutti i fenomeni di autorganizzazione e di solidarietà, che negli ultimi anni hanno aiutato e dato dignità a famiglie più volte abbandonate dalle istituzioni stesse.
Come promesso dai comitati, questo sarà solo l’inizio di una campagna che attraverserà tutta la Lombardia e che andrà ad opporsi a questa nuova legge regionale.