Bergamo- Sono giorni di lavoro ininterrotto quelli che sta affrontando il Comune di Bergamo per adeguarsi alla Delibera che l’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC) ha emesso il 9 settembre, e alla quale chiede un riscontro entro il termine perentorio di 45 giorni.
Un breve riassunto:
L’interessamento di ANAC alla vicenda del Parcheggio di Via della Fara risale al maggio del 2018, conseguentemente ad una segnalazione di due consiglieri pentastellati seguita da ulteriori segnalazioni di criticità da parte del Comitato No Parking Fara. Dopo un esame approfondito dei documenti, il 23 settembre 2019 l’Autorità AntiCorruzione ha emesso una prima Comunicazione di Risultanze Istruttorie (CRI) nella quale elencava una lunga serie di anomalie e mancanze chiedendo ulteriori chiarimenti sia al Comune sia alla società concessionaria Bergamo Parcheggi.
Dal testo della Delibera definitiva risulta che i chiarimenti non sono stati sufficienti a giustificare le motivazioni che hanno spinto il Comune di Bergamo nel 2016 al nuovo affidamento della prosecuzione dei lavori (quello che fu giustificato con le famigerate “penali stellari” che il Comune avrebbe dovuto pagare in caso di mancata concessione) alla Bergamo Parcheggi, concessionaria alla quale, secondo la Delibera, sono imputabili diverse condotte che avrebbero sconsigliato l’affidamento e, anzi, avrebbero autorizzato un’immediata decadenza dei diritti derivanti dalla Concessione.
Un breve elenco delle storture che ANAC porta alla luce nella storia di quest’opera il cui costo – viene sottolineato – è cresciuto dagli 8 milioni di euro originari agli oltre 18 attualmente ipotizzati, comprende:
– i tempi per la conclusione dei lavori, lievitati da 28 mesi a 448 (!) ad oggi, senza che i lavori di costruzione dell’edificio siano di fatto ancora iniziati: ANAC attribuisce a Bergamo Parcheggi la responsabilità dei ritardi connessi alla frana e alla sospensione dei lavori per le vicende penali occorse ai soci originari e il successivo ritardo provocato dalla necessità di individuare nuovi soggetti qualificati per l’esecuzione dei lavori dopo che la società aveva perso i requisiti di legge;
– l’illegittimità della variante del 2011, la cui necessità il Comune ascrive ad un adeguamento antisismico, ma secondo ANAC sembra “posta in essere al fine di riparare ad un errore progettuale/esecutivo della concessionaria, legittimante piuttosto una risoluzione contrattuale”. Inoltre “non è stato possibile individuare gli adeguamenti alla normativa antisismica citati dal Comune di Bergamo”;
– l’illegittimità degli aumenti sopravvenuti – sia in termini di intervento che tariffari – in quanto volti a compensare i maggiori costi connessi alle varianti adottate. Aumenti che, osserva ANAC, ricadono indebitamente sull’utenza dei parcheggi di Città alta quindi sui cittadini, residenti compresi, e non sulla concessionaria
– la perdita dei requisiti di qualificazione da parte del Concessionario. ANAC sottolinea che il concessionario “ha un preciso obbligo di mantenere i requisiti qualificazione necessari allo svolgimento delle lavorazioni per l’intera durata dell’esecuzione contrattuale” e che quindi “Bergamo Parcheggi s.p.a., quale società di progetto, ha assunto l’obbligo e il rischio di realizzare l’opera”. Di conseguenza, per ANAC la concessione poteva essere risolta, a prescindere da altre cause, già “una volta accertato che i suddetti soci operativi avevano perso i requisiti di qualificazione […] e tenuto conto che le opere non erano state collaudate”, cioè nel 2016. Ne conseguirebbe quindi anche l’illegittimità dell’affidamento con procedura ristretta, dei lavori da parte di Bergamo Parcheggi ad una nuova impresa, la Collini Lavori, non facente parte della società stessa. Curioso, infine, il fatto che ANAC non abbia potuto visionare il contratto del 2017 tra Bergamo Parcheggi s.p.a. e l’impresa costruttrice Collini, in quanto, “seppur più volte richiesto (anche da ultimo con nota del 28.5.2020) non è mai stato prodotto nella pur lunghissima istruttoria condotta nel presente procedimento”.
Il quesito al quale il Comune di Bergamo deve ora rispondere, e dal quale deriva l’impegno attuale degli uffici, è però legato ad un problema verificatosi successivamente all’invio delle osservazioni della CRI alle parti interessate. Nel frattempo infatti, a causa di disaccordo sugli extracosti di almeno 3,5 milioni tra l’Impresa costruttrice Collini e Bergamo Parcheggi, il contratto fra le due società è stato risolto e, mentre Bergamo Parcheggi si muoveva per affidare la costruzione dei lavori al terzo classificato della gara, il Comune di Bergamo, evidentemente scottato dall’attenzione dell’Anticorruzione, le chiedeva un parere in merito: scorrere la graduatoria dei possibili costruttori già esistente, o indire una nuova gara? La Delibera di ANAC risponde che lo scorrimento della graduatoria prospettato da Bergamo Parcheggi appare illegittimo, escludendo così l’opzione indicata dalla società concessionaria, ed offre due possibili soluzioni. La prima, quella nella quale si sta impegnando il Comune, prevede che “le parti potranno individuare una modalità di prosecuzione del rapporto alle medesime condizioni attuali e senza ulteriori modifiche contrarie all’assetto normativo, che comunque non consente di superare le criticità già evidenziate e connesse all’atto attuativo del 10/11/2016″. In caso contrario – ed è la seconda opzione -, se si risolvesse il rapporto tra Comune e Bergamo Parcheggi, l’opera potrebbe essere portata a termine come opera pubblica, anziché come Project Financing, o mediante nuovo affidamento.
In sostanza il Comune, avendo confermato “il persistente interesse pubblico alla prosecuzione dell’opera”, deve trovare qualcuno disponibile a costruire il parcheggio con l’attuale progetto e con i soldi rimasti in cassa. Che a detta dell’Impresa di costruzioni Collini non sarebbero sufficienti (da cui gli extracosti, al momento della risoluzione del contratto, di almeno 3,5 milioni di euro). Nemmeno con la promessa da parte del Comune di contribuire alle (non irrilevanti) spese per la copertura verde con passerella progettata da un architetto portoghese, che dovrebbe temperare l’impatto visivo e paesaggistico e venire incontro alle preoccupazioni della Soprintendenza e di Unesco.
Un progetto di parcheggio che era cominciato stato rilanciato nel 2016 come “a costo zero per i cittadini” e pronto per marzo 2019, e che sta diventando un incubo per l’Amministrazione Comunale. Con la spada di Damocle della Procura e della Corte dei Conti, alle quali la Delibera di ANAC fornisce interessanti spunti di indagine.
@foto dalla pagina Facebook del comitato NoParkingFara