La notizia è di ieri (si veda L’Eco di Bergamo del 20 Dicembre 2020) ed è una di quelle notizie destinate a fare discutere. È l’Associazione ‘perilVillaggio’ la prima che, per ‘competenza territoriale’ (in quanto associazione di abitanti del quartiere Villaggio Sposi), ha preso la parola con un comunicato giunto ieri sera anche alla nostra redazione, innescando così un vivace passaparola. Il comunicato, da cui il presente articolo estrae le informazioni rilevanti con beneficio di integrazione e commento, esprime forte preoccupazione per il futuro delle aree destinate dal vigente PGT a Parco Ovest e gravate ora da un progetto edificatorio altamente impattante e pregiudicante integrità e continuità ecologiche del Parco Ovest stesso, nonché la sostenibilità ambientale dell’espansione urbana di Bergamo.
Il progetto da 24mila metri quadri (per la trasformazione di un’area complessiva di 133mila), di cui la Giunta Gori punta a rilasciare a giorni le autorizzazioni a costruire in favore del Gruppo Ferretti, minaccia infatti l’ultima spina naturalistica che attraversa la città e il documentato patrimonio di bio-diversità che essa custodisce. Il progetto edificatorio grava infatti l’area naturalistica adiacente la BAS di via Moroni 337 e compresa tra via Moroni e la ferrovia, che invece rappresenta corpo qualificante il Parco Ovest e un nodo strategico di raccordo de facto tra Parco dei Colli (quale prolungamento del corridoio agricolo e boschivo ‘leggero’ a nord del Villaggio Sposi fino al nuovo ospedale e il confine con Longuelo) e il Parco Agricolo-Ecologico.
In particolare, il progetto edificatorio prevede la realizzazione di una ‘media’ struttura commerciale con negozi (con il fondato sospetto che, dopo i vicini nuovi Famila, Esselunga e Ipercoop, insieme al nuovo Conad di via Carducci, già centro commerciale più grande del territorio comunale, si tratti dell’ennesima struttura a favore della grande distribuzione organizzata nel raggio di poco più di un chilometro). Se tale nuova struttura si vorrebbe in sostituzione dell’attuale BAS, il progetto prevede però anche la cementificazione non prevista delle prospicienti aree naturalistiche, da via Moroni alla ferrovia, con la realizzazione di un nuovo quartiere composto da tre grandi edificati residenziali (uno dei quali destinato a RSA, segmento del comparto immobiliare di particolare attrattività per gli investitori del settore). Infine, il progetto includerebbe la realizzazione di un hotel, l’ennesimo, ed il secondo che si vorrebbe in costruzione a ridosso del Villaggio Sposi, se si conta quello attualmente in fase di realizzazione nell’area ex agricola (anch’essa pure componente preziosa di questa più vasta area di raccordo tra Parco dei Colli e pianura agricola sopravvivente) retrostante la stazione ferroviaria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII.
Malgrado l’enfasi sull’intenzione di introdurre una rotatoria per facilitare lo scorrimento della mobilità automobilistica (rotatoria che, posta su via Moroni all’altezza della futura struttura commerciale pare piuttosto una più comune rotatoria che, come tante, facilita l’accessibilità dei parcheggi in ingresso a qualunque centro commerciale) e l’asserita compatibilità con quanto prescritto e promesso alla cittadinanza attraverso il vigente PGT, l’intervento concordato con il Gruppo Ferretti è una spada di Damocle sul progetto della Cintura Verde. L’ampliamento del Parco Ovest, infatti, come programmato dal Documento di Piano del vigente PGT, si cita testualmente, avrebbe dovuto coinvolgere l’intera area “tra la via S. Bernardino e la ferrovia, contestualmente all’intervento urbanistico dell’area ‘ex Gres’, attraverso la riqualificazione del comparto ‘ex BAS’ situato ad ovest della ferrovia, fino a collegarsi con la via Moroni, in modo da porre le basi per una connessione verde, parte integrante della idea di Cintura Verde, che si allungherà più ad ovest sino alle aree del nuovo ospedale e delle pendici dello sperone della Tenaglia”.
Il progetto sembra però compromettere in maniera irreparabile tale irrinunciabile ‘corridoio ecologico’ (nozione, questa, pure impegnata con valenza strategica anche nella Relazione Preliminare del nuovo PGT) ad una residuale e fortemente frammentata linea verde destinata a pista ciclabile da via Moroni, che del Parco Ovest doveva essere linea di attraversamento e non sostituzione minimale, e che in nessun modo garantirebbe nella bozza di progetto la tutela della bio-diversità e del valore ecologico del Parco Ovest e delle sue connessioni, ancora oggi unico ambito sopravvivente di attraversamento per animali selvatici e uccelli anche rari e protetti, nonché arbusti a crescita spontanea ormai rarità nel territorio comunale ad altissima densità di edificato, oltre a ben cinque aziende agricole che ancora insistono sull’area del Villaggio Sposi. Il Parco Ovest e le aree ad esso connesse sono insomma un bene comune di valore naturalistico, la cui frammentazione, riduzione e perdita sarebbe irreparabile. Senza nulla dire circa l’assenza di misure di protezione in favore dell’habitat di specie tutelate che pure sarebbero materia comportante vincoli legislativi non aggirabili.
Se la questione ambientale assume oggi, sotto la minaccia e i vincoli imposti dal cambiamento climatico e sollecitanti un ripensamento non più rinviabile del rapporto tra ambiente antropizzato e natura (che pure la Relazione Preliminare del nuovo PGT identifica retoricamente come priorità strategica della Giunta Gori), vi è poi una altrettanto decisiva questione di natura sociale. Essa riguarda l’utilizzo di una parte degli oneri (in forma di standard aggiuntivi) richiesti al Gruppo Ferretti nell’ambito dell’intervento sulle aree del Parco Ovest da destinarsi alla ristrutturazione dell’edificio di via Tasso dell’ex Principe di Napoli, per cui, insieme a rinnovati spazi comunali, è prevista l’apertura di luoghi della ristorazione privata. Si tratta in buona sostanza di ingaggiare un intervento in un quartiere della periferia, a detrimento della qualità della vita di abitanti e cittadinanza tutta e a sacrificio di aree dall’incalcolabile valore naturalistico, per finanziare l’operazione di rilancio del centro cittadino (e del suo distretto del commercio) promossa dalla Giunta Gori negli ultimi anni (a cominciare dal recupero dell’ex centro diurno).
Il progetto di cementificazione di una porzione irrinunciabile del Parco Ovest (e di raccordo dello stesso con la restante e già costantemente limata Cintura Verde) solleva dunque interrogativi pesanti sull’idea di città e sull’attenzione ai temi della sostenibilità sociale e ambientale che si riflettono nell’azione della Giunta Gori, che non sembra all’altezza della sfida posta all’umanità dai cambiamenti climatici in atto. L’impressione è che l’urgenza della ripartenza post-pandemica e il forte impeto pro-crescita che la sollecita facciano piazza pulita del dibattito pubblico attivato nel corso dell’anno passato dai nuovi movimenti ambientalisti a trazione giovanile (che pure era parso mobilitare l’idillio di un ampissimo consenso, specie nelle fila del centro-sinistra). Perché ciò non accada, occorre innanzitutto che si passi dalle dichiarazioni di intenti ai coraggiosi cambiamenti di rotta da parte della classe dirigente locale: l’utilizzo di inglesismi come ‘smart city’ (come è stata definita la componente residenziale della progettata cementificazione del Parco Ovest) e le promesse di nuovi parchi limitati in sostituzione del verde non antropizzato, così come il ricorso agli attraversamenti ciclo-pedonali come ‘rattoppo’ a interventi edificatori altamente impattanti, ormai non bastano più.