Bergamo– Il nuovo regolamento regionale per l’accesso alle case popolari, approvato il 21 Giugno a Milano, scontenta tutte le realtà che sul territorio si occupano di emergenza abitativa: numerose le critiche dai principali sindacati, preoccupati per le limitazioni all’accesso alle graduatorie. Anche a Bergamo Unione Inquilini ha organizzato ieri un presidio di protesta davanti a Palazzo Frizzoni, per sollecitare un intervento dei Comuni che chieda alla Regione Lombardia una modifica profonda sia del Regolamento per gli accessi, sia della Legge 16/2016, ritenuta fortemente peggiorativa.
Innanzitutto, la riforma prevede un accesso limitato alle graduatorie: anziani (max 30%); famiglie monoparentali (max 20%); disabili (max 15%); famiglie di nuova formazione (max 20%); forze di polizia (max 10%); altre categorie di rilevanza sociale (max 5%) solo se deciso dai Comuni. Questa norma esclude di fatto diverse situazioni che non rientrano nell’elenco: una famiglia di 2 adulti con uno o più minori, indipendentemente dalla situazione alloggiativa in cui si trova (ad es. sfratto, sovraffollamento, ec..), non appartenendo ad alcuna delle categorie previste non potrà neppure fare domanda.
Inoltre, è prevista una graduatoria per ogni singolo alloggio, il che significa che ogni cittadino potrà presentare la domanda per cinque alloggi disponibili e la sua domanda varrà solo per l’alloggio nella cui graduatoria si trova nella posizione migliore o, a parità di punteggio, la piattaforma informatica considera unicamente la domanda in funzione dell’ordine di preferenza espressa dal richiedente. Le singole graduatorie, quindi, non saranno organizzate in base al criterio dell’effettivo bisogno, ma sarà decisiva la categoria in cui si è inseriti.
Anche l’introduzione del limite del 20% di assegnazioni per le famiglie indigenti lascia spazio a diverse critiche: gli alloggi popolari dovrebbero infatti essere utilizzati proprio per le fasce più deboli della popolazione, che non possono permettersi una casa a prezzo di mercato.
A ciò si aggiunge l’importanza attribuita al criterio della permanenza continuativa in Lombardia, che arriverà a pesare fino al 50% del punteggio, introducendo un grave strumento di esclusione che non considera le reali necessità delle persone, lombarde o meno. Scompare infine lo strumento della riserva per emergenza abitativa, che permetteva di agire tempestivamente in caso di sfratto.
I sindacati degli Inquilini promettono battaglia sul testo, annunciando la propria presenza in Consiglio Regionale in occasione di ogni discussione del testo e organizzando diverse iniziative nelle principali città lombarde, per chiedere l’avvio di un tavolo tecnico di monitoraggio degli effetti di questa legge.