Bergamo – Nove mesi sono passati dal furioso e ingiustificabile pestaggio ai danni dei tifosi atalantini di ritorno da Firenze, lo scorso 27 febbraio, in occasione della semifinale di Coppa Italia. La notizia aveva sin da subito scandalizzato l’opinione pubblica per le violenze e gli abusi subìti dai tifosi bergamaschi.
Al ritorno dalla trasferta, tra lividi e ammaccature varie, gli ultras si sono subito attivati per raccontare cosa era successo quella notte sul cavalcavia, a pochi metri dal casello autostradale. E la verità era venuta subito a galla. La rete aveva dato una mano per ricostruire quella verità: le decine di testimonianze foto e video dimostravano l’inconsistenza della versione della Questura di Firenze e palesava l’inaudita violenza subìta, i cittadini entravano allo stadio, in occasione della successiva Atalanta-Fiorentina, uniti in corteo con gli ultras, dietro allo striscione “Ora basta!!!”, e dal mondo politico bergmasco si alzavano voci per chiedere verità e giustizia all’allora ministro degli Interni Matteo Salvini. Lui, incalzato dai giornalisti, si limitava ad assicurare che “si stavano facendo tutte le verifiche del caso”, in un vano tentativo di rassicurare gli ultras e i cittadini bergamaschi dopo un avvenimento talmente grave.
Solo due mesi prima l’ex Ministro degli Interni non esitava a farsi immortalare mentre stringeva la mano a Luca Lucci, ultras del Milan, pluricondannato per droga e altri reati. Ma, con i tifosi nerazzurri, malmenati dalle forze dell’ordine, Salvini è molto meno ammiccante, affermando che il suo ruolo non può interferire col lavoro della magistratura. Eppure è stato proprio il deputato della Lega Daniele Belotti a chiedere che venisse promossa un’indagine amministrativa interna sui fatti avvenuti quella notte a Firenze. Lo stesso deputato che, con gli avvocati Federico Riva e Marco Saita, l’otto marzo incontrava il Questore di Firenze Alberto Intini per fornirgli l’elenco delle incongruenze che mettevano in dubbio la ricostruzione della polizia, e che affermava che non erano previste, al momento, delle diffide per i numerosi atalantini identificati quella notte. Il giorno prima di incontrare i tre atalantini, il questore di Firenze veniva celermente promosso a Prefetto di Imperia. Un bel passo avanti per la sua carriera, indubbiamente.
Oggi, finalmente, si torna a parlare di quella notte. Per la serata del 27 febbraio a Firenze, tra i tifosi atalantini, sono ventotto le denunce scattate per istigazione a delinquere, travisamento e possesso di oggetti atti a offendere. Gli indagati saranno oggetto di Daspo. Il focus delle indagini parrebbe il tentativo di alcuni tifosi di entrare in un parco, per cercare i “rivali” viola che avrebbero fatto esplodere delle bombe carta. Difficile comprendere l’entità dell’accaduto, sebbene dalle ricostruzioni post partita nessuno, ai tempi, nemmeno giornali e Questura, abbia mai parlato di scontri e violenza, se non quella avvenuta sugli autobus ai danni degli atalantini. Eppure, a solo una settimana dall’attesa Brescia-Atalanta (per cui è stata vietata la trasferta agli ultras bergamaschi), piovono Daspo e denunce, mesi e mesi dopo gli accadimenti chiamati in causa.
E, invece, nulla trapela su come decine di bergamaschi siano potuti finire in ospedale per le percosse ricevute quella notte. Le richieste degli ultras dell’Atalanta di ottenere “verità e giustizia” riguardo i fatti di Firenze vengono così disilluse, rese vane dai verdetti della Questura delle due città che in questo modo cerca di tagliare le gambe al tifo organizzato bergamasco. E persino il sindaco di Bergamo Giorgio Gori si è voluto esporre sulla questione e, in una dichiarazione ufficiale, fa notare che “del resto, nessuno dei 28 denunciati si trovava su quei due pullman, a riprova che l’iniziativa della Questura si concentra su una parte dell’accaduto – l’immediato post partita – ma non ci aiuta a capire cosa sia successo dopo, e perché 30 tifosi atalantini sono finiti all’ospedale, anzi. Per questo non posso che auspicare un’indagine più estesa da parte di un soggetto terzo, la Procura della Repubblica, perché siano accertate tutte le responsabilità e non solo una parte di queste”. Evidentemente, la storia che ora sta spopolando sui giornali racconta solo una parte dell’accaduto in quell’occasione a Firenze, accusando gli ultras, ma evitando in alcun modo di far chiarezza riguardo il furioso pestaggio che gli stessi hanno subito. Gli avvocati Riva e Saita, appena dopo gli avvenimenti, avevano depositato un esposto alla procura di Bergamo, che era stato trasmesso per competenza a quella di Firenze, per far luce sulla faccenda delle violenze aidanni degli atalantini: eppure, a oggi, non si è ricevuta alcuna risposta al riguardo, e la giustizia pare vacillare nel momento in cui sono le divise a essere sotto accusa.