Bergamo – E’ della scorsa settimana la visita da parte di una troupe dell’Enel, scortata dai carabinieri, in via Monte Grigna 11, a Celadina, alle case occupate ormai più di due anni fa da diverse famiglie, studenti e lavoratori. Con il pretesto di svolgere un normale controllo, i tecnici hanno cercato di entrare nella palazzina, senza successo. La singolare presenza delle forze dell’ordine ha fatto scattare il campanello d’allarme tra gli occupanti: si è trattato forse di un avvertimento, di una minaccia di sgombero? Sebbene l’assessore all’Edilizia pubblica e privata Valesini abbia di fatto smentito di aver ordinato l’intervento dell’Enel e di aver già compiuto valutazioni su un eventuale sgombero delle case, la tensione in via Monte Grigna rimane palpabile, soprattutto a causa dell’ulteriore visita da parte delle forze dell’ordine avvenuta questa mattina.
Nella palazzina, infatti, vivono diverse famiglie con figli minorenni a carico, oltre a giovani studenti o lavoratori precari: praticamente tutti individui che per morosità incolpevole, ovvero a causa della crisi economica che ormai da tempo grava sulle loro spalle, non possono più permettersi di pagare un affitto e men che meno di accendere un mutuo. Nel frattempo, poichè il comune non concede la residenza agli occupanti, a questi non sono garantiti diritti e servizi fondamentali come quello all’istruzione e alla salute. Con un eventuale sgombero, le famiglie che attualmente vivono in via Monte Grigna si ritroverebbero per strada, senza la possibilità di avere di nuovo un tetto sopra la testa, dal momento che per legge non è possibile assegnare una casa a chi ne ha occupata una in precedenza.
Nonostante il bando di erogazione di contributi per morosità incolpevole aperto dal comune di Bergamo da gennaio del 2015, infatti, l’emergenza abitativa rimane, soprattutto in provincia. Checché ne dica l’amministrazione comunale, la Lombardia presenta uno dei livelli più elevati di sfratti d’Italia, e a Bergamo le province sono soggette a un costante impoverimento (i dati confermano più di 10.000 famiglie al di sotto della soglia di povertà assoluta, e l’emergenza sfratti conta un aumento delle esecuzioni forzate: da 540 si è passati a 605), senza che vengano dati aiuti concreti a coloro che si ritrovano improvvisamente sotto sfratto, se non in casi di estrema difficoltà. Certo, la città di Bergamo conta effettivamente un minor numero di sfratti, se messa a confronto con comuni più vasti, ma restano in attesa le oltre mille famiglie che avrebbero tutti i requisiti per ottenere una casa popolare ma che da anni sono in graduatoria senza che venga loro assegnata, e proseguono i pignoramenti ad opera di banche private che hanno di fatto tolto la casa a migliaia di famiglie impossibilitate a pagare delle rate della casa a causa della morosità incolpevole.
Valesini di recente ha dichiarato che “l’emergenza abitativa a Bergamo non è sentita, basti vedere le poche occupazioni presenti sul territorio, solo in via Monte Grigna e in viale Venezia”: ma è dunque di questo che si tratta? O il discorso dovrebbe invece essere quello di impegnarsi davvero a trovare una reale e concreta soluzione per le centinaia di famiglie sotto sfratto, che spesso non hanno alternativa se non quella di riqualificare e occupare immobili comunali che altrimenti resterebbero vuoti e inutilizzati? La considerazione dell’assessore appare se non altro fuori luogo, soprattutto dato il momento particolarmente teso che vede in questi giorni protagoniste le famiglie che vivono in via Monte Grigna.
Gli occupanti delle case a Celadina, dal canto loro, però non si sono lasciati intimorire dall’attuale situazione, e anzi ormai ogni giorno in strada si svolgono colazioni, proiezioni di film e momenti di condivisione e di socialità nel quartiere. Anche per fare delle richieste precise all’amministrazione comunale: “Vorremmo che le case popolari non venissero svendute o date in gestione a privati, ma che rimanessero della collettività. Vorremmo che il patrimonio residenziale pubblico venisse implementato attraverso la requisizione dello sfitto invenduto ed investimenti veri”, scrive infatti AsIA nel suo comunicato.