La difesa dei lavoratori e il sindacato di base

BergamoNell’ultimo periodo BgReport si è occupato spesso della “questione lavorativa”. Lo abbiamo fatto – parafrasando l’obbiettivo editoriale – dando voce a chi subisce la trasformazione dei rapporti di forza nel mondo del Lavoro.

Dando voce alle vertenze del territorio, raccogliamo la narrazione degli effetti che scelte imprenditoriali, volte alla massimizzazione del profitto, producono sulla vita dei lavoratori. Effetti che stravolgono le vite delle persone nonostante il datore di lavoro ottenga profitti maggiori anno dopo anno.

Ne sono esempio le lotte dei facchini di Trezzo e Capriate, contrari ai licenziamenti in un contesto di crescita della Azienda datrice di lavoro (gli LD market continuano ad aprire, l’ultimo ad Alzano Lombardo). Nel passato i lavoratori di gruppi imprenditoriali in ascesa venivano premiati (accordi aziendali, premi di produzione). Nel presente la cortina di appalti, e la altissima ricattabilità degli operatori della logistica portano a licenziamenti e alla sostituzione di tutta la forza lavoro. Spesso nei luoghi dove vi è maggiore ricattabilità e quindi conflittualità il sindacalismo di base prova a dare un supporto reale ai lavoratori.

In questo contesto, riceviamo dal sindacato di base CUB, una lettera che analizza gli effetti dell’Accordo del 10 Gennaio tra Confindustria e CGIL-CISL-UIL, e la difficoltà quotidiana nella pratica di difesa dei lavoratori nell’Università di Bergamo.

Come avviene questa quotidianità? L’accordo del 10 Gennaio sottoscritto da Confindustria – CGIL, CISL e UIL, cambia lo scenario peggiorandolo?

 

E’ “PERMESSO” FARE SINDACATO (DI BASE)?

Il prospetto del monte ore permessi sindacali fornita dall’Università di Bergamo ci offre lo spunto per analizzare i dati e fare le seguenti considerazioni.

Il gioco di parole sul fatto che sia “permesso” fare sindacato (di base) non è una semplice battuta.

Ci sono due pesi e due misure, c’è sindacato e sindacato, non si è tutti uguali e con le stesse prerogative e possibilità.

La nostra organizzazione (CUB-SUR) alle ultime elezioni RSU del 2012 ha preso 87 voti pari al 56,13% risultando dunque il primo sindacato.

Aggiungendo il dato associativo (gli iscritti) all’Università previsto per la rappresentatività il dato della nostra organizzazione è pari al 36,4%, ma ciò non ci dà il diritto di avere nessun permesso: abbiamo “diritto” solamente ai permessi come RSU da dividere in 6 per un totale di circa 17 ore all’anno per ogni RSU!!

La CISL che non si è presentata alle ultime elezioni ha comunque diritto a 24 ore di permesso in Università.

C’è un evidente doppio binario: non si misura la rappresentanza reale ma quella scritta a tavolino da CGIL-CISL-UIL con il governo che non permette ad altre organizzazioni che hanno consenso in un posto di lavoro e hanno rappresentanza reale di esprimersi.

La medesima cosa vale per le assemblee: la nostra organizzazione non può indirle in orario di lavoro ma solo come RSU a maggioranza.

Quando andiamo in contrattazione con l’amministrazione la CUB non ha diritto a portare nessun esterno mentre intervengono, oltre alle 3 RSU-CGIL, 2 esterni CGIL+1 RSA e 1 esterno CISL. Potrebbero intervenire e decidere della nostra vita lavorativa anche esterni UIL e delle altre organizzazioni considerate rappresentative che vedete nel prospetto.

E’ un sistema che non funziona e i suoi risultati poi sono evidenti: chi non ha rappresentanza reale può sedersi a tutti i tavoli e gli effetti sono i seguenti: o non conta nulla e dunque non serve o in quel posto di lavoro c’è poca attenzione e decide sulla pelle dei lavoratori senza reale rappresentanza. Noi siamo contro tutto ciò e non solo per convenienza in quanto non rivendichiamo come organizzazione il privilegio (non è un diritto) di sedere a tutti i tavoli anche dove non siamo rappresentativi. Rivendichiamo però una rappresentanza che tenga conto dei dati di un singolo posto di lavoro e dunque permessi, diritti di assemblea, di contrattazione e altro siano applicati a seconda di questo principio.

Si va invece sempre di più in un’altra direzione: infatti CGIL-CISL-UIL e affini hanno addirittura aumentato i loro privilegi accordandosi per garantirsi l’esistenza futura a scapito della democrazia.

L’accordo del 10 gennaio (per ora valido nell’industria, nei trasporti, nelle cooperative) non permetterà più ai sindacati di base di presentarsi nemmeno alle elezioni RSU.

Si sancisce di fatto l’oligopolio sindacale” per evitare qualsiasi forma di conflitto e di reale processo partecipativo. Infatti CGIL-CISL-UIL si garantiranno la loro struttura (stiamo parlando di migliaia di distaccati, di persone nei CDA dei fondi pensione, negli organismi bilaterali) a patto di non creare più conflitto per tutelare i lavoratori e dunque salta l’obiettivo per cui il sindacato è nato.

Per ora questo accordo anti-democratico non è applicato nel pubblico impiego ma pensiamo che verrà recepito anche in questo settore con la conseguenza che la nostra organizzazione non si potrà più presentare e i suoi rappresentanti (tutti lavoratori che svolgono l’attività senza distacchi e con i pochi diritti di RSU che si sono conquistati) saranno esclusi.

Nell’accordo del 10 gennaio ci sono altre “chicche” che a breve analizzeremo. Per ora ci premeva questa riflessione sul fare sindacato già oggi tra privilegi poco democratici per i sindacati confederali e pochi diritti sindacali anche per chi è realmente rappresentativo.

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