“Licenziati perché abbiamo alzato la voce”: lavoratori in prefettura

BERGAMO –  È partito dal tribunale di Bergamo ed è arrivato in prefettura il corteo indetto dal sindacato Slai Cobas Sc. Le ragioni riguardano undici licenziamenti presso il polo di Brignano, il cui appalto è in mano a Kamila Srl, azienda leader nel settore della logistica.

Gli undici lavoratori, tra cui quattro delegati dello Slai Cobas per il sindacato di classe, sono stati licenziati con lettere di contestazioni su mancanze disciplinari, per la loro regolare attività sindacale nell’azienda. La motivazione addotta è stata boicottaggio e sabotaggio e le “prove” di queste azioni sarebbero nei messaggi fatti dai lavoratori su WhatsApp. Per queste ragioni il sindacato ha deciso di scendere in piazza, ritenendo le ragioni dei licenziamenti del tutto illegittimi. A fianco dello Slai Cobas Sc erano presenti delegazioni di USB e Si Cobas.

Il corteo è terminato davanti alla prefettura di Bergamo, dove i lavoratori si aspettavano di essere ricevuti, come già formalmente richiesto, dalla prefetta, che aveva verbalizzato alcuni parti della vertenza mesi fa, i cui accordi non sono però mai stati rispettati dall’azienda. Da tempo infatti è stato richiesto un intervento della prefettura in qualità di garante dell’intesa per il rispetto di quanto sottoscritto al tavolo in via Tasso, motivo in più per non lasciare a Bergamo la vertenza Kamila ancora aperta.

Non è la prima volta che i lavoratori della logistica scendono in piazza in città: già il 3 marzo scorso Slai Cobas sc aveva sfilato per le vie di Bergamo. Anche quella volta le ragioni della protesta riguardavano le condizioni di lavoro dei dipendenti delle cooperative in appalto di Kamila Srl e Auchan. La catena di appalti e subappalti permette ai marchi della grande distribuzione di nascondere le proprie responsabilità, fingendo di non “sapere” nulla sul come si lavora.

Durante la manifestazione di oggi gli organizzatori hanno anche voluto ricordare Cesare Battaglia, l’operaio di 49 anni morto a Bonate Sotto sul posto di lavoro. L’uomo, dipendente dell’azienda Rbc, operante nel settore dell’edilizia, stava manovrando un muletto con cui doveva salire su una rampa per raggiungere il cassone di un camion e scaricare alcuni bancali di materiale. Per cause ancora da accertare, avrebbe perso il controllo dello stesso, cadendo dalla rampa e restando schiacciato. “Siamo vicini alla sua famiglia e ai suoi figli. Il lavoro è un diritto di tutti ma non si può morire così, non si può morire di lavoro” ricordano dal microfono.

 

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