Pubblichiamo in anteprima una lettera aperta indirizzata alla cittadinanza da alcuni esponenti della società civile bergamasca. E’ notizia di poche ore fa l’imminente visita presso la Prefettura di Bergamo del Comitato Bergamasco Antifascista per chiedere che sia ritirata l’autorizzazione alla manifestazione di Casa Pound prevista per domani alle ore 21 presso il piazzale degli Alpini a Bergamo. Intanto rimane invariato l’appuntamento delle ore 19:30 di Venerdì, presso il piazzale della stazione FF.SS. di Bergamo, lanciato dal centro sociale Pacì Paciana per impedire la fiaccolata dei neofascisti.
Per aderire spedire una mail a: bgreport@autistici.org o aggiungere un commento con nome cognome e professione/ruolo ricoperto
Per venerdì 10 febbraio Casa Pound ha lanciato un presidio presso il piazzale degli Alpini di Bergamo. La portata regionale della chiamata lascia presupporre che l’organizzazione neofascista intenda operare una prova di forza nei confronti di una città che fino ad oggi ha sempre negato qualunque agibilità ad iniziative razziste, xenofobe e contrarie ai principi della convivenza civile.
Si tratta di un segnale preoccupante a cui la cittadinanza e le forze antifasciste devono opporsi con fermezza categorica.
Sono passati quasi due mesi dalla strage di Firenze. Quel giorno rimasero sull’asfalto tre persone, trafitte dai colpi mortali di una 357 Magnum. Si chiamavano Mor Diop, Samb Modou e Moustapha Dieng. Era venditori ambulanti e venivano dal Senegal. Erano stranieri. Erano diversi da noi per la
lingua che parlavano, per la cultura che portavano con se, per il colore della loro pelle. La loro storia però non era così diversa da quella di milioni di uomini e donne di tutto il Pianeta, che in epoche diverse hanno abbandonato le proprie origini spinti dalla necessità e dalla speranza. Storie caparbie, come quelle di emigranti italiani e italiane nelle Americhe; storie fatte di lavoro duro,
sacrifici, pregiudizi subiti, solitudine. Ma anche storie fatte di sogni, opportunità, successi. L’assassino di Mor, Samb e Mustapha si chiamava Gianluca Casseri. Egli parlava la nostra lingua, aveva lo stesso colore della nostra pelle, si appellava disperatamente a un’immagine stravolta della
nostra cultura. Casseri aveva paura, per questo ha sparato. Casseri era un folle. Già, perché le idee a cui si aggrappava erano folli. Perché la fobia verso le diversità è folle. Perché l’odio razziale è una follia sconfitta dalla storia. La strage di Firenze è una tremenda follia, ma non è frutto di una follia individuale. Casseri interpretava paure e sentimenti che covano nel bassoventre della nostra società.
E’ la paura dell’immigrato che si fa rabbia, che incanala il malcontento, che costruisce consenso. Paura e rabbia sono il prodotto di una follia lucida, orchestrata. Casseri era un militante dell’organizzazione neofascista Casa Pound. Era un folle, ma il suo pensiero era accreditato dalla comunità virtuale del web. La sua follia era ascoltata, e condivisa. Casseri, nella sua città, aveva preso parte all’occupazione di uno stabile insieme ad altri militanti di
Casa Pound, tentativo di riproporre anche in Toscana il modello dei cosiddetti centri sociali di destra. A fare da capostipite la casa madre di via Napoleone III a Roma, quella che l’Amministrazione comunale di Alemanno ha acquistato a novembre per 12 milioni di euro. Una cifra considerevole, che allude a qualcosa di più di semplici simpatie politiche. Un riconoscimento di piena cittadinanza a quelle idee che con il concetto di cittadinanza, quella vera, fanno a pugni.
Dopo i fatti di Firenze, non poche voci si sono levate per sottolineare, aldilà dell’esplicito richiamo ideale all’esperienza del fascismo, il carattere innovativo del progetto di Casa Pound, elogiando il tentativo di “normalizzazione democratica” della destra radicale a cui esso tenderebbe. Eppure, in
tema d’immigrazione, l’argomentare dei “fascisti del terzo millennio” non si discosta per nulla da quella retorica stantia del “aiutiamoli a casa loro” che ignora, o finge di ignorare, gli squilibri nella distribuzione delle risorse che il nostro modello economico ha prodotto e da cui le migrazioni dipendono. Il fascismo non è e non è mai stato un’ideologia, ma una pratica. Il fascismo è uno
strumento; la violenza, in tutte le sue forme, è strumento imprescindibile del fascismo.
Gli episodi di violenza in cui sono rimasti coinvolti i militanti di Casa Pound, alle volte indicati come aggressori altre come aggrediti, sono innumerevoli. Tra questi, la recentissima brutale aggressione di un gruppo di giovani del Partito Democratico, che ha condotto all’arresto del dirigente romano Alberto Palladino. L’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre ha recentemente fatto luce sulla struttura organizzativa di Casa Pound, attraverso la pubblicazione di conversazioni riservate sfuggite all’esclusivo utilizzo dei suoi dirigenti. Da queste emergerebbe il profilo di una struttura compartimentata, con alti livelli di segretezza e un servizio d’ordine selezionatissimo. Le analogie con le formazioni neofasciste degli anni settanta sono lampanti. Sulla scia della terribile strage di Firenze, in tutto il paese, si è levata la voce dei movimenti per chiedere la chiusura di Casa Pound. Il terreno giudiziario che questa strada pare indicare non esaurisce però la complessità del problema. La battaglia che si profila all’orizzonte è innanzitutto culturale; il cuore della questione investe direttamente l’anomalia che il caso italiano rappresenta nel contesto europeo. Il punto fermo risiede nella necessità di respingere razzismo e xenofobia senza
riserve, una volta per tutte, negando cittadinanza a quelle idee che minacciano la vita civile. Il fascismo è intollerabile, la storia l’ha già sconfitto. Agli uomini e alle donne del presente spetta il compito di custodire l’eredità della Resistenza. La democrazia è nelle nostre mani.
I primi Firmatari della lettera sono:
– Angelica “Cocca” Casile, partigiana
– Bruno Codenotti, partigiano
– Fiorangela Agustoni, Coordinamento Provinciale “Unione Sindacale di Base” di Bergamo
– Fausto Amorino, Consigliere comunale del Comune di Bergamo
– Riccardo Bellofiore, docente di Economia Politica, Università di Bergamo
– Angelo Bendotti, Presidente “Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea” di Bergamo
– Pietro Bailo, attore di Araucaìma Teater
– Walter ‘Bonnot’ Buonanno, compositore e arrangiatore
– Manlio Casali, artista, “Associazione Ambaradam”
– Ferdinando Piccinini, segretario generale CISL di Bergamo
– Luigi Bresciani, segretario generale CGIL di Bergamo
– Massimo Cortesi, Presidente A.R.C.I. di Bergamo
– Stefano ‘Kino’ Ferri, cantante e musicista, “ARCI Maite” di Bergamo
– Spartaco Grimaldi, Coordinamento Provinciale “Associazione Inquilini Assegnatari” di Bergamo
– Giacomo Invernizzi, Direttore del “Nuovo Albergo Popolare” di Bergamo
– Andrea Pendazzini, medico e vicepresidente dell’ “Ambulatorio OIKOS di medicina generale per migranti”
– Carlo Salvioni, Presidente “Comitato Bergamasco Antifascista”
– Angelo Signorelli, organizzatore culturale
– Roberto Trussardi, avvocato “Associazione Micromega Bergamo”
– Marco Cicerone, segretario generale UIL di Bergamo
– Pietro Vertova, ricercatore dell’Università degli Studi di Bergamo
– Barbara Pezzini, Filippo Pezzolati e Gian Gabriele Vertova, portavoci “Comitato Bergamasco per la Difesa della Costituzione”.
All’appello aderiscono anche:
– Eugenia Valtulina, responsabile biblioteca “Di Vittorio”
– Lisa Gregis, cittadina italiana
– Marco Bonomi, avvocato
– Nuvola Perico, commerciante antifascista
– Matteo Rossi, consigliere provinciale PD
– Sem Galimberti, pubblicista e docente
– Gabriella Cremaschi, insegnante
– Roberto Bertoli, pensionato
– Vittorio e Severino Perico, partigiani
– Paolo Garattini, studente universitario
– Marco Baggioli, impiegato
– Massimo Perola, studente universitario
– Barbara Agazzi
– Marianna Maffeis, studentessa di medicina
– Daniela Lanfranchi
– Valeria Milesi, insegnante
– Valentina Porta, libraia
– Andrea Cremaschi
– Enos Perico
– Massimiliano Romano, educatore
– Mauro Baronchelli, impiegato comunale
– Luca Maccaroni, cittadino bergamasco
– Francesca Mangiarotti, studentessa
– Marzia Mangiarotti, insegnante
– Nicola Fumagalli, impiegato
– Giorgio Magri
– Neftali Basoalto, coordinatore provinciale Federazione Giovanile comunisti italiani Bergamo
– Davide Rocchetti, studente
– Enea Guarinoni, Radio Popolare
– Luciano Ongaro, Sinistra Ecologia e Libertà
– Maurizio Piciocchi, coordinatore Libertà e Giustizia Bergamo
– Lucio Bazzana
– Marcella Ferrante
– Andrea Giudici, coordinatore provinciale Giovani Comunisti
– Francesco Macario, segretario provinciale Rifondazione Comunista
– Cristian Romano, artista
– Fabio Spaterna, giornalista e responsabile comunicazione UISP Bergamo
– Chiara Fornoni, portavoce del Movimento Studentesco
– Rochy Geneletti, segretario sez P-CARC BG
– Michele Cremaschi, attore e presidente della Associazione Retroscena
– Bruno Balicco, primario di rianimazione del policlinico San Marco di Zingonia
– Antonio Matta, studente
– Fabio Cochis di Unione Inquilini
– Ampy Delos Reyes, associazione italo-filippina sodalis e sportello immigrazione CUB
– Fausto Mosca, coordinatore provinciale CUB
– Fabrizio Consonni, Livio Bonzi, Solutore Schiavi, Unità Popolare Valbrembana
– Adil Beddari, coordinatore sportello immigrazione USB
– Nadia Mentasti, comunicatrice pubblica
Aderisco con convinzione e militanza alla lettera alla città, anche a nome della Biblioteca “Di Vittorio” della Cgil di Bergamo di cui sono responsabile. Ai partigiani e alle partigiane è toccata la lotta, a noi è stato passato il testimone della difesa della democrazia e della Costituzione antifascista.
Ora e sempre Resistenza!
docente di Economia Politica, all’Università di Bergamo
ADERISCO ALLA PETIZIONE
Vorrei esprimere la mia adesione.
Marco Bonomi – avvocato
Sottoscrivo la lettera aperta e concordo pienamente con l’appello. Basta con le deroghe alla costituzione repubblicana nata dalla lotta partigiana al fascismo.
Sem Galimberti
pubblicista e docente
PARTIGIANI
sono con voi
Sottoscrivo e sarò al presidio
E’ un dovere di civiltà, opporsi ai disvalori predicati e criminalmente praticati da Casa Pound. Spero che all’appello non manchino le istituzioni democratiche, tutte.
Aderisco.
Valentina Porta- libraia
Sottoscrivo
Per non dimenticare……..
Aderisco.
Mauro Baronchelli
Impiegato comunale
Cittadino bergamasco.
ADERISCO
Aderiamo
Francesca e Marzia Mangiarotti, studentessa e insegnante
Abbattiamo la casa degli orrori, nessuno spazio a Casa Pound.
Nicola Fumagalli
impiegato
Aderisco e condivido pienamente l’appello.
Come diceva Pertini: http://www.youtube.com/watch?v=TP_2w2oencM
Davide Rocchetti, studente
Aderisco
Enea Guarinoni Radio Popolare
Aderisco
Andrea Giudici Coordinatore Provinciale Giovani Comunisti Bergamo
Aderisco
Francesco Macario segretario provinciale Partito della Rifondazione Comunista
Nessuno spazio a Casa Pound!!!
Cristian Romano
3D Artist
la storia li ha già sconfitti; lottare per il socialismo per farli scomparire insieme al sistema del capitale. Nessuna agibilità per i fascisti
sottoscrivo
Sottoscrivo
Aderisco pienamente! Non deve essere concesso nessuno spazio ai fascisti.
Antonio Matta, studente
aderisco all’appello per la mobilitazione antifascista.
Fabio Cochis (UNIONE INQUILINI)
ADERISCO (AMPY DELOS REYES – ASSOCIAZIONE ITALO-FILIPPINA SODALIS E SPORTELLO IMMIGRAZIONE CUB BERGAMO
aderisco con entusiasmo
fausto mosca coordinatore provinciale CONFEDERAZIONE UNITARIA DI BASE (CUB) Bergamo
Fabrizio Consonni, Livio Bonzi, Solutore Schiavi – Unità Popolare Valbrembana (BG)
ferdi giavarini, educatore
aderisco.
[…] Lettera aperta alla città: fermiamo Casa Pound […]
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