Bergamo – Venerdì scorso, dietro lo striscione WELCOME REFUGEES, circa duemila persone hanno sfilato per chiedere un’accoglienza degna e lo smantellamento dei luoghi di detenzione per migranti. La manifestazione a piedi scalzi è riuscita a raccogliere una partecipazione che raramente si è vista in città.
Duemila persone hanno gridato che è inammissibile che un essere umano qualsiasi possa porre la propria vita in pericolo per poter sperare di sopravvivere, per valicare una frontiera, per sognare un futuro migliore. Quattro le richieste della manifestazione: corridoi umanitari, accoglienza degna e rispettosa, chiusura dei centri di detenzione e concentrazione di migranti e creazione di un sistema di asilo che superi il regolamento di Dublino.
La piazza era piena, anche in contrasto con la tendenza dei media mainstream che riportano ed amplificano qualsiasi episodio di intolleranza, ignorando le centinaia di episodi di solidarietà quotidiana verso i profughi, da chi porta loro capi di abbigliamento, fino a chi si rende disponibile gratuitamente per tenere dei corsi di italiano. Duemila persone che hanno e stanno facendo parlare di loro, testimoniando che la solidarietà è attuale e viva.
Questi numeri acquistano ancora maggiore rilevanza se confrontati con quelli della manifestazione leghista sotto la prefettura di due settimane fa: solo una trentina i militanti della Lega presenti durante le trentasei ore di presidio per protestare contro le politiche di accoglienza dei profughi. La capacità di mobilitazione di chi chiede che venga impedito ai profughi di arrivare in Italia è quindi largamente inferiore a quello di chi manifesta per una politica di accoglienza. Il partito di Salvini non ha una base reale su cui muoversi, eppure per qualche strano motivo è stato designato come contraltare principale nel dibattito sull’immigrazione.
La manifestazione di venerdì, però, si è sottratta a queste logiche e ha guardato oltre le uniche due strade percorribili che la politica istituzionale ci fornisce: respingimenti dei migranti e accoglienza solo per chi proviene da paesi teatri di conflitti armati, da un lato la xenofobia razzista di Salvini, dall’altro l’atteggiamento neocolonialista di chi, come la Merkel, si sente in diritto di stabilire chi può essere accolto, dove e a quali condizioni. In entrambi i casi la libertà di circolazione viene negata. Le persone non possono più muoversi liberamente da un paese all’altro, ma gli spostamenti possono essere oggetto di un potere discrezionale: muoversi non è più un diritto, quindi, ma una concessione, in nome della quale il potere decide che oggi puoi essere un fuorilegge clandestino e domani diventare un migrante regolare, e magari un giorno ti verrà concessa addirittura la cittadinanza. Per questo la Merkel si muove come una moderna mercante di schiavi, e al mercato ha scelto chi portare a casa: i siriani.
Le richieste della manifestazione, invece, respingevano queste dinamiche: chiudere i luoghi di detenzione per i migranti significa affermare che nessuno può essere recluso per aver attraversato i confini, con l’obiettivo di scappare da una guerra o conquistarsi un futuro migliore. Nel Mediterraneo sono annegate oltre ventiduemila persone, obbligate dalla legge europea a rischiare la vita con un viaggio in barca molto più caro di qualsiasi biglietto aereo: se speri in un’esistenza migliore, se vuoi sottrarti ai mercati di lavoro che il tuo paese di nascita ti riserva devi pagare un prezzo molto alto, che a volte prevede la vita stessa.
Al contrario, sono molti i vantaggi per gli imprenditori che scelgono di togliere lavoro in Italia per andarsene proprio nei paesi da dove i migranti scappano, quasi sempre dove la manodopera costa meno, mentre per un lavoratore il prezzo per muoversi sarà molto alto. Due velocità di movimento che si contrappongono: da una parte una ricchezza finanziaria, con piena agibilità di radicamento, che quasi mai si tramuta in opportunità per la comunità; dall’altra un’accozzaglia di persone da gestire, monitorare e spartire. Non contano le esigenze degli uomini e delle donne che migrano, conta il ruolo che questi possono avere in funzione dei governi e dell’economia occidentale.
Un’ultima nota: non si può registrare senza stupore la presenza al corteo di esponenti del PD, che evidentemente dimenticano le dichiarazioni nazionali del premier Renzi, a sostegno della politica europea di centri di identificazione e rimpatri, totalmente in contrasto con gli obiettivi della manifestazione. Allo stesso modo, stona la presenza di organizzazioni che sul territorio bergamasco hanno fatto dell’accoglienza un business e non certo un’opera caritatevole, le stesse organizzazioni responsabili di un’accoglienza indegna, contro cui si sono ribellati gli stessi profughi. Ma forse qualcuno pensava che bastasse levarsi le scarpe per non essere identificati.