Primo Maggio, Covid-19 e i lavoratori

 

Bergamo – Ieri, 1 Maggio 2021, è stata la festa dei lavoratori, e anche quest’anno le celebrazioni e il tradizionale corteo che parte dalla stazione per arrivare in piazza Vittorio Veneto a Bergamo non sono avvenute a causa del Covid 19.

Per quanto riguarda i posti di lavoro, nel 2021 sono sicuramente calati, in particolare grazie ai mancati rinnovi dei contratti a termine; ma nonostante ciò la situazione rimane apparentemente sotto controllo grazie al blocco dei licenziamenti varata a livello nazionale. Oltre a previsioni nefaste dopo lo sblocco dei licenziamenti, ad oggi non ci sono ancora progetti e riforme atte a colmare il futuro fenomeno. Risultano per ora più preoccupanti i dati INAIL riferiti alle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 tra gennaio 2020 e 31 marzo 2021.

Si evince dai dati della tabella sottostante che le denunce di infortunio da Covid-19 in Lombardia sono 43.088, ovvero il 26% delle denunce dichiarate in Italia, di cui 175 con esito mortale, quasi il 40% di quelle totali nel Paese. In particolare sulle denunce totali, Bergamo si posiziona al quarto posto, a pari merito con la provincia di Monza e Brianza, dopo Milano, Brescia, Varese. La provincia di Bergamo, con 48 morti, ha il triste primato di infortuni con esito mortale in tutta la Regione: più del 27% dei morti in tutta la Lombardia da inizio pandemia.
Interessante anche il dato di incidenza per classi d’età e genere, per cui la fascia più colpita va dai 35 ai 64 anni e in particolare nella provincia orobica il totale degli infortuni riguarda per oltre il 70% le donne.

Purtroppo rimane un trend in crescita rispetto alle rilevazioni precedenti eseguite dall’INAIL e come riportato dalle analisi si rileva che le professioni più colpite a livello regionale sono:

• tra i tecnici della salute il 78,0% sono infermieri, il 5,5% fisioterapisti e il 4,1% assistenti sanitari;

• tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, il 98,6% sono operatori socio sanitari;

• tra le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati, l’88,7% sono operatori socio assistenziali;

• tra i medici, la metà è rappresentata da generici, internisti, cardiologi, anestesisti-rianimatori, chirurghi e radiologi;

• tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, il 54,8% sono ausiliari ospedalieri, il 33,6% ausiliari sanitari-portantini e il 6,0% inservienti in case di riposo;

• tra gli impiegati, l’80% sono amministrativi e il 15% addetti alle segreterie;

• tra il personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli, il 60% si ripartisce tra addetti alle pulizie di interni e in ospedali-ambulatori.

Mentre per quanto riguarda le attività economiche, quelle più colpite in Regione sono:

• la gestione Industria e servizi registra il 98,5% delle denunce, seguono la gestione per Conto dello Stato (1,4%) e l’Agricoltura (0,1%), un caso nella Navigazione;

• il 74,7% delle denunce codificate per attività economica (Ateco) riguarda i settori della “Sanità e assistenza sociale” (73,2%: ospedali, case di cura e di riposo, ecc.) e degli organi preposti alla sanità, come le Asl, dell’ ”Amministrazione pubblica” (1,5%); le professionalità più colpite sono infermieri, medici, operatori socio sanitari e operatori socio assistenziali;

• il settore “Attività manifatturiere” registra il 7,0% delle denunce codificate;

• il settore “Noleggio e servizi alle imprese” registra il 4,7% delle denunce codificate, con la metà proveniente dall’attività di “Ricerca, selezione, fornitura di personale” con anche lavoratori interinali “prestati” a svariate attività e professionalità; tra i più colpiti operatori sanitari, addetti alle pulizie e impiegati;

• nelle “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (2,7%), sono presenti addetti alle pulizie e alla ristorazione in capo ad aziende impegnate nelle attività gestionali;

• il settore “Altre attività di servizi” (2,5%) coinvolge, ancora una volta, personale sanitario-sociale, in particolare di organizzazioni religiose e onlus;

• il settore “Attività dei servizi di alloggio e ristorazione” incide per il 2,1% delle denunce;

• nei “Trasporti e magazzinaggio” (1,7%) coinvolti conducenti (anche ferroviari) e addetti ai servizi postali e di corriere.

Emerge in maniera evidente che i soprannominati “eroi“ ed “eroine”, ovvero coloro i quali lavorano nella sanità, hanno pagato un prezzo altissimo insieme ai lavoratori e alle lavoratrici del comparto produttivo. D’altronde nulla di nuovo, se si ripensa alle dichiarazioni di Confindustria e alla gestione pandemica regionale e nazionale della prima ondata.

Oggi più che mai i diritti dei lavoratori sul posto di lavoro rimangano qualcosa di imprescindibile. Purtroppo la prospettiva non è delle migliori, in quanto la crisi economica a livello nazionale sta avendo un impatto importante, soprattutto fra le fasce più fragili della popolazione, e per quanto riguarda il periodo post-sblocco dei licenziamenti ad oggi non ci sono sicurezze.

Per maggiori dettagli questo è il link dei dati INAIL.

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