Perchè non ricapiti mai più

Bergamo – ieri notte sono apparsi diversi manifesti in città, accompagnati dalla scritta MAI PIÙ. I manifesti sono opera della street artist Juliet, che ha voluto omaggiare Bergamo con la sua opera, per ricordare il dolore e la sofferenza del periodo più buio dell’emergenza sanitaria. Un messaggio chiaro che ha lo scopo di porre l’attenzione sulla gestione dell’emergenza Covid19. Infatti, da quando è terminato il lockdown, il mantra mainstream è stato quello di chiudere in fretta il capitolo delle responsabilità e del controllo sull’epidemia.

La narrazione vigente pone l’emergenza come terminata e pone l’attenzione sulla ripartenza economica e sulle pratiche quotidiane da condurre per far si che il virus non riprenda piede. Ma le domande che sorgono spontanee dai cittadini riguardano il passato, il presente e il futuro sembrano non accettare in toto questo tipo di narrazione: come mai è stata gestita in questo modo l’emergenza? Quali sono le prospettive economiche, lavorative, sociali e sanitarie attuali e future? E qualora malauguratamente si ripresenti un’altra ondata, le istituzioni sono pronte ad affrontarla?

Infatti comitati, associazioni e diverse realtà dopo il lockdown hanno organizzato varie iniziative in città per far si che tutto quello che è successo non venga dimenticato: si sono svolti presidi in centro città e sono state presentate in procura le denunce del comitato NOI DENUNCEREMO giunto ad interpellare la commissione e la corte europea perché potrebbero esserci gli estremi per “crimini contro l’umanità”. Lunedi sera invece è andata in scena questa ultima performance artistica e comunicativa.

Sono ancora tante le responsabilità giuridiche e politiche che vanno riconosciute e che riguardano il mondo sanitario ma anche quello economico e sociale: dalla mancata zona rossa, alla riapertura dell’Ospedale di Alzano, all’ordinanza regionale che permise di ricoverare pazienti Covid nelle RSA; dal ruolo di Confindustria alla troppa lentezza riguardo l’erogazione della cassa integrazione fino alle più recenti inchieste riguardante la fornitura dei camici da parte del cognato di Fontana a Regione Lombardia.

Se le responsabilità giuridiche sono in via di sviluppo, le responsabilità politiche sono già chiare o quanto meno sono chiari gli attori della gestione di questa emergenza: Regione, Governo e Confindustria. Quello che non si vuole è che la storia venga cancellata con un colpo di spugna dimenticando le scelte fatte e le conseguenze che ne sono scaturite. Perché, nel malaugurato caso dovesse avvenire una seconda ondata, pretendiamo che quello che è successo a tanti bergamaschi e lombardi non ricapiti più, mai più.

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