Presidio al Tribunale di Bergamo in sostegno alla famiglia P.

Bergamo – Ne avevamo già parlato in questo articolo : la storia della famiglia P. è emblematica di un’emergenza abitativa che da anni ormai viene taciuta dalle istituzioni, o quanto meno ignorata nella sua complessità e urgenza. Riassumendo brevemente: la famiglia P, composta dai genitori e da due gemelli, entrambi affetti da una forma di autismo che richiede assistenza e supporto sanitario costanti, assistenza trovata tramite un centro privato, con i relativi (e importanti) costi del caso. Dovendo assicurare le adeguate cure mediche ai figli, e consistendo queste in ingenti spese a carico della famiglia, non si sono potute garantire invece tutte le rate dell’affitto al proprietario di casa, cosa che ha atteso la fine del contratto per richiedere lo sfratto della famiglia. Questo particolare fa sì che la famiglia venga sfrattata per fine locazione, e non per morosità, e che non rientri nel blocco delle esecuzioni di rilascio alloggio previste almeno fino al 30 giugno, o nel contributo regionale predisposto in questi casi. Nel frattempo, i servizi sociali che in situazioni simili dovrebbero impersonare un concreto supporto, propongono alternative degradanti, come lo smembramento del nucleo famigliare o la sospensione delle cure mediche previste per i figli. Eil drammatico quadro non è ancora, purtroppo, concluso.

Il 18 marzo, infatti, la famiglia P. riceve un’ulteriore sferzata, ovvero il pignoramento del conto corrente. Questo intervento va ad appesantire enormemente una già di per sé fragilissima situazione economica famigliare. Il sindacato AsIA (Associazione Inquilini e Abitanti) di Bergamo ha sempre tentato di aiutare e sostenere la famiglia P in questo tortuoso percorso, raccontando apertamente la sua singolare condizione. Ma il Comune di Bergamo, probabilmente percependosi in scacco, ha cercato di correre ai ripari agli occhi dell’opinione pubblica con delle dichiarazioni riportate da un articolo pubblicato dalla testata Bergamonews in data 29 marzo. In questo articolo il Comune dichiara, tra le altre cose, di aver sempre seguito la famiglia P, sottolineando come non sia avvenuto alcuno sfratto, ma semplicemente non sia stato rinnovato un contratto di locazione a causa della persistente morosità. Dichiara, inoltre, con tanto di cifre, il sostegno economico sempre garantito per le cure dei minori coinvolti, nonostante il sindacato AsIA e la famiglia non abbiano mai realmente richiesto liquidità, ma semplicemente una risoluzione abitativa degna in una situazione tanto grave. Proprio il sindacato ha voluto rispondere a queste dichiarazioni tramite un post sulla loro pagina pubblica di Facebook, che riportiamo qui per intero:

IN RISPOSTA ALLE PAROLE DEL COMUNE DI BERGAMO SULLA VICENDA DELLA FAMIGLIA P.

PER QUANTO RIGUARDA LE ENTRATE DELLA FAMIGLIA

La famiglia percepisce, oltre al reddito del padre 500 euro di pensione di invalidità per ogni figlio, soldi che accantona per il futuro dei propri figli e soldi che, anche volendo, potrebbe utilizzare per pagare l’affitto o le cure, solamente dopo l’approvazione di un giudice. Oltre alla pensione di invalidità percepisce euro 600 euro a figlio di contributo regionale (B1) a fronte di una spesa per la terapia ABA che supera i 2000 euro mensili; questi soldi al momento sono bloccati dal tribunale a causa del pignoramento. Il contributo della morosità incolpevole è un contributo regionale erogato al proprietario di casa, soldi buttati dal momento che non sono serviti a fermare la procedura di rilascio alloggio.

In tutto questo i soldi sborsati dal Comune sono quelli per i pacchi alimentari, come dicono loro da febbraio 2021 e quelli che spenderanno per la mensa dei bambini appena riaprirà il servizio.

ATTENZIONE NON ABBIAMO RICHIESTO AL COMUNE SOSTEGNI ECONOMICI, MA LA POSSIBILITA’ DI AVERE UNA CASA IN CUI STARE PAGANDO L’AFFITTO A PREZZI PIU’ BASSI DI QUELLI DEL LIBERO MERCATO.

Molte delle persone che hanno letto l’articolo di ieri si erano offerte di aprire una raccolta fondi per la famiglia, non abbiamo fatto questa operazione perchè la famiglia non ha bisogno di liquidità, ma di una casa in affitto ad un prezzo sostenibile per le sue entrate.

PER QUANTO RIGUARDA LO SFRATTO, non possiamo che invitare il Comune di Bergamo, la sua amministrazione e suoi servizi sociali a riguardare le carte dell’udienza per intimazione di sfratto e contestuale citazione per la convalida a cui, come sindacato, abbiamo accompagnato la famiglia. E’ molto grave che un organo che dovrebbe occuparsi di tutelare le famiglie più fragili non capisca che lo sfratto per fine locazione, in questo caso, è utilizzato come pretesto per diminuire i tempi dell’esecuzione di rilascio alloggio da parte del proprietario di casa.

PER QUANTO RIGUARDA LA CASA POPOLARE come sindacato ci occupiamo di sostenere la famiglia anche per quanto riguarda la compilazione della domanda per il bando agli alloggi SAP, stupisce molto che il Comune non sappia, o meglio faccia finta di non sapere, che anche qualora avvenisse l’assegnazione di un alloggio, i tempi sono molto lunghi (per fare un esempio concreto l’ultimo bando aperto alla fine dell’anno 2019 non ha ancora concluso il processo di assegnazione degli alloggi) e non potrebbe MAI garantire un passaggio da casa in casa alla famiglia.

Vogliamo inoltre ricordare che nel luglio scorso, su nostra richiesta l’assessore Gandi si era impegnato ad istituire un “tavolo sfratti” con Prefettura e parti sociali al fine di gestire l’emergenza sfratti e trovare soluzioni per le situazioni più difficili.

La città di Brescia ha adottato da tre anni questo soluzione e la collaborazione tra istituzioni ha dettato nuove linee guida nel procedimento di esecuzione degli sfratti che, come dimostrano i dati sulle esecuzioni, hanno dato i risultati sperati.

Ad oggi il Comune non è stato in grado di rispettare gli accordi presi e questo progetto è rimasto inattuato.

P.S. Troviamo veramente vergognoso, per non dire squallido, la sottolineatura sulle origini della famiglia. Giulian è residente a Bergamo da 13 anni, ha sempre rispettato le regole, ha sempre lavorato, ha sempre pagato quello che doveva. Adesso però non riesce più a sostenere le spese di un affitto sul libero mercato. Lui ha la coscienza pulita. Sa di aver fatto tutto il possibile per tutelare la sua famiglia. Comune di Bergamo, voi potete dire lo stesso?

Per chi avesse bisogno di altre spiegazioni, o volesse vedere le prove di quello che diciamo ci troverete mercoledì 31 marzo alle ore 9.00 fuori dal tribunale di Bergamo”

Le parole del sindacato ben rispondono, punto per punto, alle dichiarazioni del Comune di Bergamo, che sembra volersi giustificare, più che collaborare realisticamente per trovare una soluzione dignitosa e concreta per questa particolare situazione. La famiglia P ha deciso, in ogni caso, di continuare a lottare e, con il supporto del sindacato AsIA, si è riusciti ad ottenere lo sblocco del conto corrente, e il pignoramento di un ottavo dello stipendio del padre, a fronte di quello che avrebbe dovuto essere, invece, un quinto. Il sindacato ha indetto per questa mattina un presidio per sostenere la famiglia, davanti al Tribunale di Bergamo, al quale hanno partecipato i cittadini e le realtà solidali in città. Per far sì che le istituzioni preposte trovino soluzioni adeguate per questa famiglia e per tutte quelle che si trovano a dover affrontare la quanto mai reale, e drammatica, emergenza abitativa, problema sistemico di questo tempo.

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