Refugees Welcome: l’albo delle famiglie accoglienti arriva anche in Comune

Bergamo – Si sono organizzati come una decina di volontari nel dicembre del 2019, con l’entusiasmo di aprirsi alla cittadinanza e raccontare la loro mission di un modello alternativo di accoglienza di rifugiati.
Poi il covid, impietoso, li ha costretti a rallentare la marcia. Le famiglie del territorio, ingranaggio indispensabile per realizzare i progetti di ospitalità di Refugees Welcome, si erano chiuse in un silenzio fatto di paura e profondo lutto, condito dalla tragedia dell’isolamento e delle incertezze dell’immediato futuro. Il gruppo locale di Refugees Welcome Bergamo tuttavia non ha mai smesso di funzionare, lanciando la sfida di un cambiamento concreto nel concepire e trattare la figura del rifugiato sul territorio bergamasco.

Grazie a interventi singoli e mirati, con molta pazienza e soprattutto tanta dedizione. Come se fosse naturale, gli sforzi di tanti incontri di conoscenza tra rifugiati, famiglie, attivisti e mentori, ogni Natale sin dalla nascita del gruppo sono stati ripagati con il regalo più bello: un’ospitalità in famiglia che comincia, la prima a Seriate (2021) a favore di un ragazzo di vent’anni del Gambia, la seconda (2022) per un ragazzo ventisettenne della Costa d’Avorio. Nel frattempo, gli incontri con altre famiglie del nostro territorio, incuriosite dalla prospettiva di poter contribuire in prima persona all’accoglienza degli immigrati. Un tema spesso presentato come un problema divisivo, dalla difficile soluzione e delegato agli ‘esperti’ del settore. Il primo passo per il cambiamento – spiega Massimo Venturini, coordinatore del gruppo- parte dal superare questo pregiudizio. << Se c’è un problema, attivati per risolverlo>>. Questo il suo richiamo alla cittadinanza attiva, che in particolare nel nostro territorio ha dato una prova tanto brillante al tempo del COVID-19, grazie alla rete di SuperBergamo. Il 2020 avrà pure visto un brusco tracollo delle richieste di famiglie accoglienti, ma non ha fermato l’entusiasmo degli operatori volontari della ONG nata in Italia nel 2015.

Infatti, grazie a questa sosta obbligata e dolorosa, Refugees Welcome Italia ha attivato la proposta di una nuova figura – quella del mentore – in grado di diversificare l’offerta per gli italiani che si avvicinano alla mission nell’ottica di aumentare la rete sociale di supporto alla persona ospitata. Una rete, neanche a ripeterlo, tutta volontaria.

Ora, la sfida viene lanciata dall’ennesimo evento destabilizzante: l’invasione dell’Ucraina. Per la prima volta in 23 anni la guerra ritorna a presentare all’Europa occidentale uno scenario interno di immigrazione di massa per sfuggire alle bombe. Come si è organizzato il gruppo di Refugees Welcome Bergamo?
<< Abbiamo ricevuto un aumento notevole delle richieste di iscrizione da parte delle famiglie bergamasche, e in accordo con le linee guida nazionali, abbiamo deciso di semplificare le procedure per la conoscenza e la profilazione di tutti. Per accogliere in tempo tutte le richieste ci siamo strutturati in un centralino. Siamo in cinque e riusciamo a rispettare tempi brevi, memori dell’esperienza d’assalto ai tempi del Covid. Nessuno deve essere lasciato indietro>>.

Consapevoli che le polemiche sulle guerre di serie A e di serie B debbano essere sostenute, e anche a gran voce, a favore dell’opinione pubblica. Da qui si ricomincia, aprire le porte di casa propria per chi la casa l’ha persa, questa volta all’improvviso. << Per la prima volta nella nostra storia l’incontro con i rifugiati si traduce in un lavoro di emergenza. Dobbiamo fare in modo da favorire anche nell’emergenza il nostro consueto lavoro di cura e relazione>>.

La convenzione con il comune di Bergamo per la creazione di un Albo di famiglie accoglienti (questo il link al sito del Comune per iscriversi https://www.comune.bergamo.it/procedure:c_a794:iscrizione.albo.famiglie.accoglienti%3Bdo manda ; oppure il link alla piattaforma nazionale https://refugees-welcome.it/cosa-puoi-fare-tu/ ), in fase di avviamento, andrà a rafforzare l’estensione e la visibilità del progetto cercando di arrivare a sempre più persone. Con l’obiettivo di creare una buona pratica da estendere, un domani, anche alle altre categorie fragili in cerca di un’occasione abitativa integrata e inclusiva da cui ricominciare.

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