Bergamo – Il progetto si chiama Orti Storti e le persone che vi hanno dato vita potrebbero essere definite sem terra di città. Come annunciato nei giorni scorsi dai volantini affissi sui pali della luce di Colognola, circa una ventina di persone si sono date appuntamento di prima mattina presso le case popolari di via dell’Azzanella per restituire al quartiere gli orti comunali adiacenti al complesso. Per l’intera giornata gli attivisti e le attiviste del progetto, insieme ad alcune persone residenti nel quartiere, hanno zappato e seminato il terreno agricolo, mai assegnato dall’amministrazione e consegnato all’abbandono fin dalla messa in opera, con il proposito di dare vita ad un percorso di riappropriazione e condivisione radicate nel tessuto sociale del territorio.
Secondo i dati ISTAT del 2009, su circa 120 capoluoghi di provincia, Bergamo è tra i 15 comuni fanalino di coda per disponibilità di verde pro capite. Le sopravvivenze agricole nel contesto urbano rappresentano perciò macchie resistenti nel cuore della città e l’occupazione di orti urbani e terreni agricoli incolti una pratica silenziosa ma diffusa spesso in rotta di collisione con i progetti urbanistici di sfruttamento del suolo. Una dinamica già portata alla luce nella vertenza del Comitato per la difesa degli Orti Storici di via San Tomaso, contro le ipotesi di edificazione residenziale sollevate in fase di stesura del Piano di Governo del Territorio, dove la battaglia per la difesa degli orti non solo ha salvato porzioni sopravviventi di verde ma anche ostacolato un intervento speculativo.
Attraverso la riappropriazione di appezzamenti agricoli urbani passa anche la difesa del territorio, della sua vivibilità, non solo come antidoto alla cementificazione ma anche come strumento di resistenza a processi di espulsione delle fasce sociali più deboli dal centro cittadino. L’occupazione (e più in generale la gestione) degli orti urbani è spesso una risorsa che risponde in maniera immediata alla questione della riproduzione sociale e del reddito, e non a caso appare particolarmente diffusa nei quartieri popolari della periferia come Colognola, appannaggio per lo più di persone anziane e famiglie a bassa reddito. L’invito lanciato dagli attivisti e dalle attiviste di Orti Storti è che tale pratica generi condivisione e reti solidali. Speriamo perciò di tornare a parlare di nuovo di iniziative come questa.