Seriate – La sorpresa è immediata di fronte alle affissioni che ricoprono le mura del cortile dell’istituto comprensivo Aldo Moro di Seriate. Le immagini sono dedicate alla Giornata del ricordo e a quella della memoria, frutto di un laboratorio a cui hanno partecipato studenti, supervisionati da Gianmauro Valente, nome d’arte Valenberg, da una docente di storia e con la collaborazione della preside Lucia Perri.
Peccato che a rappresentare l’esodo di istriani e dalmati italiani dalle terre jugoslave c’è un’immagine precisa: un carretto spinto da quattro bambini, carico di tutti gli averi di chi sta fuggendo dalle truppe di Hitler che hanno invaso la Francia. La data è quella del giugno del 1940.
Insomma con gli italiani che scappano dalla Jugoslavia quella foto non ha nulla a che fare: una manipolazione dell’immagine in piena regola. Ma non è finita qui. Sulla parte laterale delle mura del cortile c’è una mappa dell’Istria colorata di nero, in mezzo a cui svetta una bandiera italiana. Nella parte inferiore si legge “IO NON SCORDO”, quasi a richiamare velleità irredentiste.
La dirigente scolastica Pezzi ha ammesso “una certa superficialità nell’utilizzo delle fonti” aggiungendo che la foto scattata in Francia “è stata consapevolmente utilizzata perché in grado di catturare l’attenzione dei ragazzi e funzionale a rappresentare gli esodi più in generale”.
Così gli studenti che hanno preso parte al laboratorio non hanno compreso l’importanza della selezione e verifica delle fonti ma sono stati vittime di quelle che sul web vengono chiamate “bufale”: invece di insegnare a riconoscerle e criticarle, sembra che docenti e dirigente scolastica abbiano indossato le vesti dei peggiori social network manager, in barba alla propria responsabilità formativa.
Così abbiamo telefonato alla preside per chiederle spiegazioni: “Interpretare le fonti e selezionarle spettava al docente, che doveva vagliare le immagini. Ma quella era la foto che rimaneva più impressa”. Una piccola ammissione di colpa che però ha portato a un risultato: i manifesti murali sono stati rimossi.
Ci auguriamo che una scelta del genere sia stata fatta perché ci si è resi conto del grave errore commesso. Inoltre ci piace pensare che agli studenti che hanno partecipato al laboratorio sia stato spiegato cosa è successo, in modo da poterne trarre la dovuta lezione. In caso contrario rimarrebbero vittime dell’ignoranza e dell’ipocrisia degli adulti, più preoccupati di salvaguardare la propria immagine più che di “insegnare qualcosa”.