Cosa significa lavorare come educatori a scuola

Riceviamo e pubblichiamo un’altra lettera ricevuta da un’assistente educatrice dipendente di una cooperativa sociale della bergamasca, che espone le condizioni di chi lavora, con estreme difficoltà, in questo settore.

Ricordiamo che chiunque voglia condividere con noi, rimanendo nell’anonimato, le proprie esperienze e le proprie problematiche sul posto di lavoro può mandare un messaggio privato alla nostra pagina Facebook, o una mail a bgreport@autistici.org.

 

“Sono un’assistente educatrice e lavoro a scuola. Prima di imbattermi nel vostro portale mi sentivo sola e incazzata: infatti lavoro per una cooperativa sociale della provincia da poco più di un anno e finora non ho incrociato molti colleghi o colleghe con cui confrontarmi o a cui chiedere consigli quindi vi ringrazio per il prezioso lavoro che fate di raccogliere testimonianze simili alla mia e denunciare tutte le nostre condizioni lavorative.

Quando ho accettato il contratto che mi veniva offerto dalla cooperativa era molto entusiasta: adoro il mio lavoro e non vedevo l’ora di iniziare una nuova esperienza in un nuovo contesto.
L’entusiasmo è però scemato in principio quando, firmando il contratto, ho capito cosa significasse lavorare per una cooperativa sociale: contratto a tempo determinato, stipendio imbarazzante, assenza totale di ferie, di retribuzione nei mesi senza scuola e straordinari non retribuiti (gli straordinari sono infatti per noi semplicemente ore che accumuliamo nella banca ore e che vengono usati quando ci sono per esempio dei ponti a scuola e le scuole sono chiuse e noi perderemmo quindi un giorno di lavoro).

Ora posso dire che, forse, questo mio entusiasmo iniziale mi abbia fatto pensare che tutto sarebbe cambiato con il tempo e pensavo forse che qualcuno avrebbe iniziato a valorizzare il mio operato cosa che, non solo, non è avvenuta, ma, anzi, mi si sono presentati ulteriori ostacoli che non mi erano nemmeno stati anticipati. Per esempio, il fatto che se il ragazzo/a che seguiamo non viene a scuola (giustamente) noi non solo la maggior parte delle volte non lo sappiamo finché non vediamo che non arriva, ma non siamo nemmeno retribuiti per quella giornata lavorativa! Semplicemente prendiamo un “rimborso spese” di un’ora e perdiamo le ore che avremmo dovuto accumulare quel giorno. La conseguenza è che il nostro monte ore diminuisce e la nostra banca ore va in negativo. Dobbiamo recuperare queste ore in momenti che non abbiamo (avendo già delle ore da fare quotidiane) e, se non riusciamo a recuperarle, ci verranno decurtate dallo stipendio già misero che abbiamo!!

Spero che, anche grazie a voi, si possa informare le persone che non sanno in che condizioni versa il lavoro nel sociale e spero che anche tra noi educatori e educatrici ci si possa incontrare in futuro per confrontarci e magari pretendere più diritti (visto che siamo in tantissimi e tantissime a lavorare per le cooperative). Grazie ancora”

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