Una storia già scritta

Bergamo – E’ ormai passato qualche giorno dall’aggressione avvenuta a Campagnola ai danni di una poliziotta e dallo sparo che ha colpito ad un polpaccio l’aggressore. A volte riflettere a caldo non aiuta, ma dopo qualche giorno una riflessione è d’obbligo: K.S. lo conoscono in tanti, perché da anni vive a Bergamo, perché spesso si aggira nella zona della Malpensata, chiedendo qualche moneta. K. non può che rimanerti impresso: a volte è gentile, ti sorride, altre volte sembra infuriato, nervoso, i suoi modi sono bruschi.

K. è in evidente stato di malessere, da anni. Quando qualcuno non sta bene normalmente dovrebbe curarsi, se ne è consapevole, altrimenti solitamente lo si aiuta a rendersene conto e ci si occupa di lui. Ma K. probabilmente è troppo solo e non ha aiuti. A dargli sostegno dovrebbero essere i Servizi Sociali che, in quanto persona ben nota a chi fa servizio di ordine pubblico, viste le precedenti denunce e i provvedimenti amministrativi come i fogli di via a cui è stato sottoposto, è difficile pensare ignorino la sua presenza sul territorio.

Ma K. continua a mantenere la residenza a Cesena, perché non l’ha mai chiesta o perché gli è stata negata dall’anagrafe di Bergamo: un problema diffuso per tanti senza fissa dimora che pur avendone diritto si vedono rigettare l’istanza di iscrizione anagrafica. Si tratta di un gioco allo scarica barile tra Comuni, per cui si tende a creare ostacoli in modo che a occuparsi dei soggetti marginali sia sempre qualcun altro, in questo caso il Comune di Cesena. Senza residenza diventa complicato quindi attivare la serie di interventi di cui K. aveva effettivamente bisogno, assistenza sanitaria in primis.

E allora K. continua ad aggirarsi per la nostra città mettendo a repentaglio se stesso e gli altri, senza che nessuno intervenga se non con qualche denuncia e provvedimento amministrativo di cui l’interessato evidentemente non si preoccupa.

K. per il comune di Bergamo non è un cittadino da sostenere nelle evidenti difficoltà, ma diventa soltanto un problema di ordine pubblico; inoltre, le decine di interventi che le forze dell’ordine devono mettere in campo non sono certo in grado di risolvere nulla. Tutto questo fino a venerdì scorso, quando la situazione degenera.

Non ci interessa ricostruire esattamente come siano andate le cose; ciò che ci ha sorpreso sono stati i commenti di un vigile urbano del comune di Bergamo, che in un dibattito su Facebook con altri utenti parla del Foresta come di un “anello mancante tra scimmia e uomo” o uno “spostato di merda”, invocando misure punitive più restrittive e imputando la colpa dell’accaduto a “questa democrazia e buonismo ipocrita”.

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E’ utile allora chiedersi che formazione abbiano certi agenti che pattugliano le nostre strade. Sono preparati ad affrontare situazioni a volte complicate e a saperle gestire? Qualcuno insegna loro come rapportarsi con le persone, come trattare casi non sempre semplici o ci limitiamo alla mera improvvisazione e ognuno fa come meglio crede? Non si tratta di insegnare delle pure formalità, ma come trattare con esseri umani che evidentemente l’agente in questione non ritiene tali.

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