La Regione dà l’ok alla discarica di amianto. Ma i cittadini non ci stanno.
Treviglio – Il Comitato Tutela Ambiente di Treviglio lancia la sfida ai poteri forti regionali. A pochi giorni dal parere positivo della Regione sulla discarica di amianto all’ex-cava Vailata, il Comitato ha organizzato una riuscitissima assemblea cittadina. Tra gli ospiti erano presenti due membri del Comitato Cittadini contro l’Amianto di Cappella Cantone, che hanno testimoniato che le lotte dei cittadini possono avere successo. Ora tocca ai trevigliesi e agli abitanti della Bassa bergamasca raccogliere e valorizzare l’esperienza di un percorso di lotta vincente contro le nocivita’.
Giovanna Galli, Presidente del Comitato trevigliese, ha ricordato le tappe che hanno portato al parere positivo della Regione sull’insediamento di una discarica di amianto a poca distanza dalle abitazioni nel maggiore centro abitato della Bassa bergamasca. Un repentino cambio di opinione da parte dell’organo regionale, che fino ad ora aveva espresso parere contrario alla discarica.
Mariella Megna del Comitato Cittadini contro l’Amianto di Cappella Cantone, ha riassunto il percorso di lotta che ha portato la magistratura a disporre il sequestro della discarica di amianto già autorizzata nella Bassa cremonese. Ha ricordato le vicende giudiziarie che hanno portato all’arresto dell’imprenditore Pierluca Locatelli, le intercettazioni che hanno inchiodato l’assessore Franco Nicoli Cristiani ed il Dirigente dell’Arpa Giuseppe Rotondaro. Un’inchiesta che ha reso evidente a tutti che le rilevazioni della cava erano state falsate per arrivare all’autorizzazione degli uffici regionali dell’Assessorato di Daniele Belotti. La sala ha ascoltato attenta le tappe di una lotta durata 5 anni e che, grazie alla caparbietà del Comitato ed al sostegno attivo dei cittadini, non si e’ fermata neanche dopo il rilascio dell’autorizzazione definitiva.
Mariella Megna si e’ poi soffermata sulla disinformazione che il Comitato ha dovuto contrastare: i sostenitori del progetto di discarica sostenevano che l’amianto è piu’ dannoso sui tetti che in discarica, che gli imprenditori che si occupano dello stoccaggio si fanno carico di un interesse pubblico, che non esistono altri motodi per trattare l’amianto. Fino all’inevitabile gioco al discredito: gli oppositori sono soggetti alla sindrome di Nimby (dall’inglese “Not In My Back Yard” – Non nel mio cortile).
Il problema dell’amianto va invece considerato per quello che è. Si tratta di un problema nazionale, provocato dalla volontà della Eternit di produrre veleni nonostante la consapevolezza sulla pericolosità della materia. Un problema che ora si tenta di scaricare sui cittadini. E che per alcuni è soprattutto un grosso affare. Gli stessi che hanno lucrato estraendo materiali dalle cave, ora cercano di convertirli in siti di stoccaggio di rifiuti tossici e pericolosi per trarne ulteriori profitti. Nel caso di Treviglio a beneficiarne sarebbe la Te.am, una società controllata al 51% dall’imprenditore Rota Nodari (co-fondatore con l’amico Bombassei del Kilometro Rosso). Il rimanente 49% è in mano a 36 comuni della Bassa, attraverso la società Sabb che si occupa di raccolta rifiuti. Ed è qui che si evidenzia la forte contraddizione delle Giunte comunali della zona. Le amministrazioni locali ad oggi non hanno preso la decisione di sfilarsi dalla società. Sicuramente la scelta è condizionata dai 20 milioni di utili previsti per lo stoccaggio dei 450 mila metri cubi di amiannto nella cava Vailata.
La Regione gioca in questa partita un ruolo tutt’altro che indipendente. L’assessore Belotti sosteneva, fino all’affaire Locatelli, che le discariche sono il sistema piu’ veloce per smaltire l’amianto e che i controlli sarebbero stati rigorosi. L’Arpa si e’ trasformato da ente autonomo in una struttura i cui dirigenti sono nominati dalla Giunta Formigoni. Dopo Rotondaro, non si e’ assistito ad alcun cambio nell’organigramma dell’istituto. I controlli per gli impianti delle future discariche saranno fatti proprio dale stesse persone che si sono occupate di Cappella Cantone. Il Consiglio regionale ha approvato recentemente una legge sull’amianto assolutamente inefficace: non dice nulla sulla pianificazione dei siti, né fornisce indicazioni per la localizzazione di siti idonei. I soli ad astenersi sono stati i consiglieri IDV, senza peraltro mettere in discussione l’impianto generale del provvedimento.
Federica Giussani, membro del Comitato residente nei pressi della futura discarica, ha elencato tutti i punti oscuri della vicenda dell’ex cava Vailata: nel progetto si prevede la formazione di una collina di 7 metri, a ridosso della linea della TAV, non distante dalla Bre.Be.Mi. e a circa 300 metri dal centro città. L’attuale progetto, che risale al 2007, è rimasto sopito un po’ e ora è riapparso. Si tratta del terzo progetto, ma e’ il primo a non essere stato assolutamente pubblicizzato.
La legge parla chiaro: le discariche devono essere lontane dalla falde affioranti, dalle zone abitate, dalle zone agricole, dalle zone ambientali protette. Serve un’analisi dei venti che rischiano di favorire la dipersione delle mortali fibre di amianto. Il sito individuato in provincia di Cremona, così come quello di Treviglio, non ha le caratteristiche idonee per ospitare una discarica della sostanza letale.
Le rilevazioni sul livello della falda acquifera sottostante la cava giocano un ruolo fondamentale per la concessione delle autorizzazioni. Lo sanno bene i membri del Comitato di Cappella Cantone, che avevano denunciato alla magistratura i tentativi di Locatelli di corrempere i contadini della zona perchè non irrigassero i campi durante il periodo delle rilevazioni, per far registrare un livello basso della falda. A Treviglio, proprio la vicinanza della cava ai cantieri delle grandi opere in via di costruzione, Bre.Be.Mi. e TAV, sta contribuendo a tenere bassa la falda. Questo fatto contribuisce evidentemente a falsare le rilevazioni.
Giorgio Riboldi, del Comitato di Cappella Cantone, ha precisato che la salute dei cittadini non puo’ essere una questione di costi. Per questo vanno rifiutate le tesi di chi sostiene che interrare l’amianto e’ un male necessario perchè comunque piu’ economico che investire in un impianto di inertizzazione. La conclusione di Riboldi e’ un appello: i cittadini devono condurre la lotta autonomamente, senza delegare nulla alla politica e ai politici. Il supporto delle istituzioni locali e’ un fattore in piu’, ma va subordinato al controllo dei cittadini. Non bisogna farsi ingannare da quei partiti che sostengono posizioni diverse a seconda del livello (comunale, provinciale o regionale) su cui si trovano ad operare. Il pubblico ha colto l’evidente riferimento al vice-sindaco Juri Imeri che, presente in sala, aveva appena ribadito la contrarietà all’opera da parte della Giunta comunale Pezzoni (centrodestra) confermando l’intenzione di presentare un ricorso al TAR. E’ stata accolta dunque la richiesta di Patrizio Dolcini di Legambiente trevigliese che ora chiede alla Giunta di rendere pubblica la contropartita che starebbe offrendo il sindaco a Rota Nodari per fare dietrofront sul progetto della discarica.
Articoli correlati:
Università: amianto? Lavoratori e studenti non c’entrano!
“Rifiutopoli” e lo scandalo tangenti sull’amianto. Da che parte sta Belotti?