Bergamo – Riceviamo e pubblichiamo una lettera redatta da un gruppo di lavoratori di Italcementi, in cui viene narrata la vertenza da un altro punto di vista, diverso da quello delle dichiarazioni dei politici, di Pesenti o del vescovo, bensì di chi lavora. La pubblichiamo interamente. Sembrerebbe una scelta scontata, ma in realtà non lo è. L’Eco di Bergamo ha scelto di non pubblicarla per intero per motivi di spazio, estraendone però delle frasi con le quali ha costruito un articolo che ha distorto il messaggio dei lavoratori; in più il giornalista ha commentato alcuni degli stralci riportati. Insomma, una sorta di parafrasi!
Noi invece, di seguito, lasciamo la parola ai lavoratori e alle lavoratrici di Italcementi.
“Siamo un gruppo di lavoratori Italcementi, azienda che, come molti sanno, è stata acquisita dalla tedesca Heidelberg Cement. Tra due o tre mesi dovrebbe essere chiusa l’operazione finanziaria che sancisce il definitivo passaggio di proprietà. Con queste poche righe vorremmo dare alla cittadinanza una informazione oggettiva circa la situazione dei lavoratori, visto che a nostro parere ciò che è stato detto dai maggiori media locali non rispecchia assolutamente la realtà dei fatti. Siamo di fatto soli. La proprietà ci ha abbandonato da tempo, non includendo nella vendita alcuna tutela a nostra salvaguardia, e trincerandosi dietro un silenzio imbarazzante e vergognoso. Da quando è uscita la notizia della vendita sui giornali (28 luglio 2015), la famiglia Pesenti non ha mai avuto il buon gusto e il coraggio di parlarci direttamente. Non una lettera aperta, non una comunicazione in cui fosse spiegato il motivo di un’operazione che metterà in ginocchio tante, troppe famiglie. Lo Stato? Ha concesso la cassa integrazione con scadenza settembre 2017 (utilizzando quindi anche i soldi dei contribuenti) a fronte della presentazione di un piano industriale che ha ovviamente, visto l’imminente cambio di mano, la valenza di carta straccia. Il Ministero dello Sviluppo Economico aveva promesso che si sarebbe seduto a un tavolo con Heidelberg per cercare di mitigare l’impatto sui lavoratori. Dopo il primo abbocco, niente. La Regione? Silenzio assoluto. La Provincia? Timida vicinanza ai lavoratori. Il Vescovo? Solo su suggerimento di alcuni lavoratori, rigorosamente cattolici, ha chiesto spiegazioni, ma la risposta del nostro Amministratore Delegato, piena di buone intenzioni e belle parole, è bastata a tranquillizzarlo e a mettergli il cuore in pace. Il Sindaco? In una intervista dichiara che ci saranno tagli dolorosi, ma confida nella (comoda) vicinanza della Fondazione Pesenti. L’atteggiamento remissivo del sindacato, per concludere il quadro, non alimenta di sicuro la speranza e la fiducia dei lavoratori.
Non basta il portafoglio pieno per essere dei grandi imprenditori ed una bella immagine per essere ricordati come benefattori.
L’operazione imprenditoriale, definita brillante dai maggiori media schierati ad imbarazzata difesa della famiglia Pesenti, è tale solo per le tasche della proprietà, e costituisce di fatto una vendita e una sconfitta. Strozza un indotto già in sofferenza e non crea valore aggiunto al territorio, visto che Heidelberg Cement porterà all’estero gran parte delle attività della sede di via Camozzi. Le opere pubbliche sovvenzionate in parte o in toto da Italcementi e pubblicizzate ad arte gettano fumo negli occhi dei cittadini, e fanno dimenticare il sacrificio delle persone (diverse centinaia) che, bene o male, hanno consentito al Gruppo di diventare quello che è, e che tra poco non sarà più. Rifletteteci, quando passerete nel nuovo Piazzale della Stazione, realizzato con il contributo di Italcementi, o andrete a fare pattinare i vostri figli nel nuovo Palaghiaccio, da poco generosamente donato alla città.
Non vogliamo atteggiarci a vittime, ma rimane l’amara considerazione che in questo mondo per molti aspetti garantista (la tutela della Borsa per i tempi dell’annuncio della vendita, la tutela dei Mercati con l’intervento dell’Antitrust) non ci sia stato nessuno, ma proprio nessuno, nella vicenda del passaggio di proprietà, a tutelare veramente il lavoro e le famiglie.
Tocca a noi e ai nostri cari pagare questo scotto.”